COINA. COORDINAMENTO INFERMIERISTICO AUTONOMO.
Sarà fondamentale che le organizzazioni sindacali adottino finalmente una posizione più ferma e proattiva nelle prossime fasi delle negoziazioni per garantire un accordo equo e soddisfacente per tutti i dipendenti del settore.
ROMA 17 MAG 2024 – Le trattative contrattuali per il rinnovo del CCNL Sanità 2022-2024 proseguono. Siamo giunti, infatti, alla conclusione della terza giornata di discussioni che vedono protagonisti l’Aran e quei sindacati che sono legittimati a partecipare ad un percorso che è apparso sin dall’inizio assai complesso e tortuoso.
«Il momento storico per la sanità italiana è delicatissimo. E in particolar modo, i professionisti dell’area non medica vivono una realtà certamente poco felice, alle prese con una valorizzazione economico-contrattuale che appare sempre più lontana anni luce.
Siamo palesemente di fronte ad un profondo declino della dignità professionale che affonda le sue radici in un passato non certo recente. I contratti più recenti non riflettono adeguatamente il valore e la professionalità degli infermieri. I professionisti del comparto lamentano che le loro competenze non vengono riconosciute adeguatamente e che le loro condizioni lavorative sono peggiorate. Questo è evidente anche dalla mancanza di avanzamenti di carriera e dalla scarsa remunerazione. Mentre i medici non sembrano lamentarsi della sovrabbondanza di dirigenti tra di loro, gli infermieri vedono le loro posizioni di leadership non adeguatamente riconosciute.
E’ innegabile l’atteggiamento pressapochista di un Governo che continua ad agire in modo inefficace e paradossale, concentrando la sua attenzione molto spesso su questioni, come la carenza di medici, che non rappresenta certo la priorità. In Italia a mancare sono gli infermieri con una voragine da Nord a Sud di 150mila unità».
Esordisce così Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del Coina, Coordinamento Infermieristico Autonomo, nella sua schietta analisi della situazione attuale dei professionisti sanitari.
«Per recuperare la dignità e la professionalità da troppo tempo perduta dei nostri infermieri, è necessario ritornare ai principi stabiliti dal comma 566 e riconsiderare la classificazione delle professioni sanitarie. Dobbiamo riconoscere gli errori del passato e lavorare verso una soluzione che valorizzi adeguatamente le competenze e le responsabilità degli infermieri.
È essenziale che il sistema sanitario italiano riconosca la specificità del settore infermieristico, separandolo da altri ambiti ministeriali e valorizzando le competenze specifiche degli infermieri. Questo richiede un impegno concertato sia a livello politico che sindacale per garantire che le risorse siano allocate correttamente e che le normative riflettano le reali esigenze del personale infermieristico, continua Ceccarelli.
In relazione alle trattative in corso, è davanti agli occhi di tutti la difficile realtà di cifre davvero esigue, che non possono affatto ritenerci soddisfatti e che devono richiamare i sindacati ad un maggiore sforzo, per dare un reale senso ad un contratto che rischia di tradursi in un pericolo flop, in un nulla di fatto che non farebbe che aggravare la già pesante crisi dei professionisti sanitari, aggravando ulteriormente la precaria stabilità del nostro sistema sanitario.
Non possiamo non osservare, dice ancora Ceccarelli, che l’Aran, osservando la trattativa, abbia deciso di adottare una prospettiva positiva, sottolineando il progresso delle negoziazioni senza interruzioni o conflitti aperti. Le organizzazioni sindacali, sebbene consapevoli delle sfide economiche, hanno accettato di proseguire le discussioni, con la prossima riunione fissata per il 4 giugno.
Durante la riunione, l’Aran ha evidenziato che questo finanziamento comprende 140 milioni di euro destinati alle indennità di pronto soccorso. Tali risorse permetteranno un incremento retributivo medio mensile di circa 158 euro per ciascun lavoratore, distribuiti su tredici mensilità, corrispondente a un aumento percentuale del 6,32%. Questo rinnovo segue l’accordo siglato a fine 2022, che copriva il triennio 2019-2021, dimostrando un impegno continuo nel migliorare le condizioni lavorative e salariali degli operatori sanitari.
Un’analisi più critica rivela una situazione decisamente meno rosea. Secondo i dati Istat, l’aumento del costo della vita nel 2022 è stato pari all’8,7% (Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo, IPCA), causando un significativo impoverimento delle buste paga. In questo contesto, le risorse presentate dall’Aran risultano palesemente insoddisfacenti. Circa metà delle risorse disponibili sono già state erogate sotto forma di indennità di vacanza contrattuale, per un totale di circa 836 milioni di euro, che saranno riassorbiti dagli effetti contrattuali, riducendo gli aumenti effettivi a circa 80 euro medi pro-capite.
Alla luce di questa controversa situazione, non possiamo che rivolgere un accorato appello, come Coina, alle organizzazioni sindacali che hanno la responsabilità di partecipare al tavolo contrattuale, e che hanno di conseguenza il dovere di offrire agli infermieri e a tutti gli altri professionisti dell’area non medica risposte concrete su un futuro degno di tal nome per tutti i lavoratori della sanità.
Sarà fondamentale che le organizzazioni sindacali adottino finalmente una posizione più ferma e proattiva nelle prossime fasi delle negoziazioni per garantire un accordo equo e soddisfacente per tutti i dipendenti del settore.
Non possiamo correre il rischio di culminare in un contratto percepito come insoddisfacente o addirittura ingannevole dai lavoratori del settore sanitario.
Non lo meritano tutti i professionisti, il cui futuro è pericolosamente in bilico, ma soprattutto le conseguenze negative per la già profondamente minata qualità della tutela della salute della collettività, alla luce di un ulteriore aggravio delle condizioni lavorative degli uomini e delle donne della nostra sanità, potrebbero condurci davvero ad un punto di non ritorno».
Così Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale Coina, Coordinamento Infermieristico Autonomo.
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