COINA COORDINAMENTO INFERMIERISTICO AUTONOMO.

Giornata Internazionale Infermieri 2024, Ceccarelli (Segretario Nazionale Coina, Coordinamento Infermieristico Autonomo). «Professionisti Sanitari sempre più autonomi e sempre più carichi di elevate responsabilità nella presa in carico dei pazienti, ma nel contempo sempre più infelici e insoddisfatti. 

«La politica risponda finalmente in modo adeguato alle esigenze di una professione da cui dipende in gran parte il futuro della nostra salute e quello dei nostri cari».

ROMA 11 MAG 2024 – «Siamo chiamati a doverose e indispensabili riflessioni, nelle ore che precedono questo 12 maggio, Giornata Internazionale degli Infermieri 2024, per porre inevitabilmente l’attenzione della collettività sul delicato momento storico che, come professionisti sanitari, stiamo più che mai vivendo.

Esperienza e formazione, sono di certo queste le parole chiave che stanno accompagnando una professione, da sempre punto di riferimento del paziente, come quella dell’infermiere nel 2024. 

Una professione prevalentemente al femminile se si considera che da Nord a Sud le donne rappresentano il 78% del personale assunto, con una presenza maschile che negli ultimi anni mostra un lieve aumento. 

I ruoli che si stanno profilando in riferimento alla crescita professionale dell’infermiere sono sempre di maggiore responsabilità e sempre più incentrati sulla presa in carico dei pazienti. 

I modelli assistenziali stanno cambiando: dalla cura specifica della patologia si è passati a modelli che prevedono una presa in carico totale del paziente con tutte le sue esigenze di salute. Si profilano per tanto percorsi di “long care” dove l’infermiere è chiamato a un ruolo di sempre maggiore responsabilità nei confronti del malato. Questo comporta che la persona venga indirizzata ed assistita, nei percorsi sanitari appropriati, in continuità dal domicilio al ricovero ospedaliero e al rientro nella sua abitazione e nel suo contesto familiare”. In parole povere, l’infermiere diventa sempre più protagonista della cura della salute del paziente a 360 gradi.

In una gestione integrata e multiprofessionale dell’assistenza, gli infermieri rappresentano lo snodo intorno al quale si definiscono e si risolvono i bisogni dei pazienti, grazie a competenze specifiche che si integrano con quelle degli altri professionisti coinvolti nella presa in carico delle persone assistite.

Negli ultimi anni nelle Aziende sanitarie sono stati attivati incarichi professionali sempre più qualificati, frutto dell’esperienza maturata sul campo e della formazione specifica nell’ambito di competenza. E per fare un esempio ecco arrivare l’infermiere Case manager, che rappresenta il collegamento tra percorsi ospedalieri e territorio.

L’aumento dei lavoratori in termini numerici, però, che ci viene segnalato dai più autorevoli report nazionali, non viaggia affatto di pari passo con un aumento degli stipendi medi dei professionisti sanitari italiani, anzi. Secondo un recente studio dell’Ocse, i salari reali nel nostro Paese sono addirittura scesi (del 2,9%) dal 1990 al 2020, un caso più unico che raro tra i Paesi di antica industrializzazione.

Quanto accaduto dopo il 2020, cioè la fiammata inflazionistica generata dalla rapida ripresa post-Covid e dall’invasione russa dell’Ucraina, non ha fatto altro che aggravare la perdita di potere d’acquisto di milioni di lavoratori. 

I salari reali nel 2022 in Italia sono calati addirittura del 7,3% rispetto a un anno prima, sempre secondo l’Ocse, complice soprattutto il caro energia.

All’inizio di quest’anno, l’Istat ha rilevato qualche segnale positivo: la retribuzione oraria media, tra gennaio e marzo, è cresciuta del 2,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un piccolo passo in avanti che però non basta a recuperare la strada persa, e soprattutto un avanzamento diseguale tra settori. L’aumento tendenziale degli stipendi è stato infatti del 4,7% per i dipendenti dell’industria e solo del 2,6% per quelli dei servizi privati. I salari d’altronde non salgono per decreto governativo. Per farli aumentare, senza sottrarre competitività alle imprese, dovrebbe aumentare di pari passo la produttività dei lavoratori e di tutto il sistema produttivo. Non è un caso che gli stipendi oggi salgano di più nell’industria, specialmente in quei comparti in cui la concorrenza internazionale è più forte e dove la contrattazione aziendale è maggiormente diffusa. 

Cosa può fare la politica a questo proposito? La soluzione può essere quella di legiferare per incentivare formazione (dei lavoratori) e concorrenza (tra gli imprenditori), e allo stesso tempo per rendere più conveniente la contrattazione sul posto di lavoro (tra imprenditori e rappresentanti dei lavoratori).

Quanto invece agli stipendi nel settore pubblico, questi possono essere fatti crescere liberando risorse da impieghi meno produttivi dei soldi dei contribuenti e facendo procedere gli eventuali aumenti di pari passo con meccanismi di valutazione e di premialità da cui la Pubblica Amministrazione non può rimanere più immune.

La sfida da vincere, oggi più che mai, deve essere quella di rendere maggiormente attrattiva la professione infermieristica, che tanto ha fatto e continuerà a fare, nel contribuire a migliorare la salute e la qualità di vita delle persone che accedono ai servizi sanitari.

Gli infermieri attendono però ancora una valorizzazione economica e contrattuale ferma al palo da troppo tempo, e soprattutto investimenti reali sulle proprie competenze, sul proprio talento. Investire sugli infermieri vuol dire creare a vantaggio per elevare la qualità di un sistema sanitario che senza gli infermieri rischia davvero di implodere.

Così Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale Coina, Coordinamento Infermieristico Autonomo.

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