I ROMANI E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: PER 1 SU 4 È MOTIVO DI PREOCCUPAZIONE.
È quanto emerge da una ricerca di Changes Unipol, elaborata da Ipsos, sul percepito e il vissuto dei romani in merito all’Intelligenza Artificiale, dalla quale emerge inoltre che:
- IA e fake news: il 39% dei romani si dice in grado di riconoscerle. In pericolo sono la sicurezza con minacce o allarmi (45%), i singoli individui (31%) e la salute con diffusione di false informazioni su malattie/trattamenti (30%).
- Lavoro e occupazione, per il 93% dei romani almeno un risvolto negativo dall’IA: perdita di posti di lavoro (41%) e minori opportunità di lavoro per chi ha una scarsa alfabetizzazione digitale (40%) in cima alle preoccupazioni.
- Ma l’AI porta anche benefici sul lavoro: maggiore accesso a informazioni e dati (40%), riduzione degli errori umani (38%) e aumento della produttività (30%).
- Nei prossimi 5 anni per i romani l’IA migliorerà la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (61%), la gestione di propri spostamenti e della mobilità (52%) e la precisione e velocità delle diagnosi mediche (51%).
Roma, 19 aprile 2024
L’Europarlamento ha approvato lo scorso 13 marzo il cosiddetto AI Act, l’impianto di norme europee sull’Intelligenza Artificiale. Un provvedimento auspicato, come emerge dalla nuova ricerca[1] di Changes Unipol elaborata da Ipsos e mirata a indagare il rapporto tra gli italiani e l’IA.
Dalla ricerca emerge che nella Capitale il 97% dei cittadini ne ha almeno sentito parlare ma appena il 7% l’ha utilizzata ed il 5% ne ha una conoscenza approfondita. Il 61% dichiara di averne una conoscenza di base. Tra coloro che hanno utilizzato l’IA, il 40% ritiene che i risultati ottenuti siano molto utili, il 36% abbastanza utili e infine poco utili per il 24%.
Il sentiment dei romani e i possibili utilizzi dell’IA
Approfondendo il sentiment che aleggia attorno a questa tecnologia, emerge che se un 18% dei romani ne è attratto e incuriosito, per il 24% è invece motivo di diffidenza e preoccupazione. Il 46% invece non si sbilancia, reputando possa avere effetti sia positivi che negativi.
Ma per cosa utilizzerebbero l’IA i romani? La maggioranza delle loro indicazioni ricade sulla traduzione dei testi in una lingua straniera (85%), seguito dall’organizzazione di un viaggio o una vacanza (56%), quindi da una consulenza finanziaria per decidere come investire i risparmi (41%) e infine per elaborare una diagnosi medica (35%).
Nel medio termine, con un orizzonte di 5 anni, i romani vedono i miglioramenti più significativi grazie all’apporto dell’IA nella Pubblica Amministrazione: per il 61% di essi questa tecnologia ne faciliterà il processo di digitalizzazione. Segue al 52% una migliore gestione di propri spostamenti e della mobilità e al 51% una maggiore precisione e velocità delle diagnosi mediche. Entrambe al 50% le opzioni legate allo svago e divertimento e quella di un upgrade nel fare shopping.
AI e lavoro: luci ed ombre per i romani
Al centro del dibattito sono sicuramente le implicazioni che il diffondersi dell’IA può avere sul lavoro. Partendo dai possibili svantaggi che questa tecnologia può comportare, le ricadute negative sull’occupazione sono quelle più indicate, con il 41% che ha timori per la perdita dei posti di lavoro ed il 40% che vede minori opportunità lavorative per i lavoratori con una bassa alfabetizzazione digitale. Il 36% delle indicazioni si sofferma poi sul crearsi di una dipendenza da tecnologie che potrebbero non essere completamente affidabili e infine il 35% vede una minaccia per la creatività.
Nel complesso, ben il 93% dei romani vede almeno uno svantaggio che l’applicazione dell’AI porterà nel mondo del lavoro: si tratta della percentuale più alta registrata in Italia.
Tra gli aspetti positivi, svetta con il 40% la possibilità di accedere a informazioni, dati e pubblicazioni come mai in passato, seguito al 38% dalla riduzione degli errori umani nei processi lavorativi, quindi al 30% l’aumento della produttività.
Disinformazione e regolamentazione
Il tema della disinformazione è spesso legato a doppio filo con quello dell’affinamento e della diffusione dell’IA. 1 romano su 4 si dice molto preoccupato in tal senso e quasi la metà (il 46%) abbastanza preoccupato. A non vedere pericoli sono invece il 24% dei capitolini (con solo il 3% a definirsi per nulla preoccupato). Inoltre, secondo 4 romani su 10 (il 39%) è possibile riconoscere le informazioni reali rispetto a quelle generate dall’IA, per il 28% raramente e infine per il 12% è impossibile.
Gli ambiti che potrebbero risentire della disinformazione potenzialmente generata dall’IA sono la sicurezza, ad esempio diffondendo false minacce o allarmi (45%), seguita da eventuali danni che una singola persona potrebbe subire a causa di immagini o notizie fake (31%) e anche per la salute, ovvero la diffusione di false informazioni su malattie/trattamenti (30%). Preoccupa anche l’impatto sulla politica, influenzando il risultato delle elezioni (27%) e sull’economia, attraverso manipolazioni del mercato o delle tendenze economiche (22%) e per i diritti umani, con la pubblicazione di informazioni che potrebbero incitare all’odio o alla discriminazione (22%).
Ma quali sono per i romani le misure da adottare per contrastare la disinformazione? A livello generale ben l’86% dei romani indica come necessaria l’introduzione di almeno una misura di controllo sull’IA per contrastare il fenomeno della disinformazione. Con il 53% delle preferenze, l’opzione più indicata è quella relativa all’introduzione di regolamenti e leggi severe sull’uso dell’IA, seguita al 40% dall’educazione e formazione dei cittadini e al 29% dallo sviluppo di tecnologie per rilevare la disinformazione.
Emilio Farina Consultant Barabino & Partners S.p.A. Società Benefit E-Mail: e.farina@barabino.it Tel.: +39 06/679.29.29
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[1] L’indagine è stata realizzata presso un campione rappresentativo della popolazione nazionale di età 16-74 anni (oltre 44 milioni di individui) e dei residenti nelle principali Aree Metropolitane (oltre 13 milioni di individui), secondo genere, età, area geografica, ampiezza centro, titolo di studio, tenore di vita, professione e nucleo familiare. Sono state realizzate 1.720 interviste, condotte mediante metodo CAWI (Computer Assisted Web Interviewing: metodologia di raccolta dati che si basa sulla compilazione di un questionario via web).