Alle stampe il libro di Emilio La Greca Romano: “Shegge – poesie e frammenti”. Introduzione.
ACCADEMIA DEI PARMENIDEI
UFFICIO STAMPA
Alle stampe il libro di Emilio La Greca Romano: “Shegge – poesie e frammenti”. Introduzione.
Cerco di afferrare in: “Schegge. Poesie e frammenti” di Emilio La Greca Romano, alcuni temi ricorrenti che più volte ha evocato e che ora trasmette con pensieri che paiono fuggire.
Le parole ricorrenti sono: sorrisi, vista, occhi, alba, natura, vita, lettura, conoscenza, pensieri, sogni, l’amore come materia, sessualità e sensibilità che trasporta in un’atmosfera gradevole.
L’amore giunge e declina, con assenza di certezze e speranze in un domani sconosciuto, com’è l’amore mai dato ma continuamente ricercato, e si affida ai pensieri di ciò che resta e di ciò che sarà.
Novalis, il poeta dai contenuti filosofici e mistici, sosteneva: “la poesia sana le ferite inferte dall’intelletto. Essa è appunto formata da elementi contrastanti, da una verità sublime e da un piacevole inganno”. In tal senso, la poesia è la sola educazione sentimentale possibile, la sola porta d’ingresso al mistero inaccessibile di Eros, perché si svela come elemento inaudito, sorprendente, inatteso, nuovo. L’amore è la certezza di un mondo che perde la sua esistenza senza di esso; è imprevedibile perché non è fatto di automatismi, ma è sempre un incontro e un ritrovamento. È anche e soprattutto un amore tra i corpi: per questo i poeti indugiano sui dettagli dei corpi che poi trasportano verso l’armonia dello spirito.
Se questi concetti sono espressi in maniera chiara nel volume: “Non a te nudo amore”, curato da Nicola Crocetti e Massimo Recalcati, che ripercorre l’incontro in poesia di Eros e Psiche, ecco che in questa raccolta La Greca Romano vede in quest’incontro una sorta di interruzione della nostra esistenza, che sospende il destino di essere gettati nel mondo, e trova un rifugio, un angolo separato dalle atrocità della vita. Tutta questa costruzione complessa porta ad uno stato d’animo che conduce alla pace, al rasserenamento, quando ci si accorge della fugacità della vita.
Eppure tra i mille pensieri che affiorano, alcuni sono più ricorrenti, altri sfuggono e cercano di lasciare il poeta in balia degli eventi. Ma, considerando anche il tempo che scorre, non ci si può che affidare al senso di quiete che libera per un attimo prima di ricondurre ad altre e più sfuggenti sensazioni. Si placa la rabbia, si abbandonano le lacrime in un sonno che pare mai giungere, anche se produce nel buio della notte una certa calma, prima di compiere altre divagazioni che vanno al di là del reale.
Nella poesia di La Greca Romano ricorre la natura, il mare (“una festa d’onde si muove”), la bellezza del senso di esistere che giunge a determinare uno stato meno avverso del rinchiudersi in sé e soffrire. Il turbamento non è persistente, ma diventa superabile se ci si rivolge al bello del mondo. Dunque, si realizza una sorta di superamento del buio e del recondito, di tutto ciò che è sconosciuto e può turbare, proiettando l’uomo nell’ignoto della coscienza.
C’è il vento che conduce a “pensieri solitari e parole di piazza”; c’è il senso di una “lenta quiete” nel paese che lascia spazi e ricordi di bellezza, nonostante la morte che pure è vita ed evoca il silenzio. Ci si affida al “senso della vita”, ricercata negli occhi, nelle labbra, nel petto di un amore venuto e che verrà in attesa del domani.
In La Greca Romano c’è l’amore che tocca i pensieri. Se “sbianca l’idea, impallidisce il cuore, s’attenua la speranza”, non significa abbandonarsi ad un silenzio come elogio di una solitudine di rabbia, ma ad una condizione che porta a rinvigorire i pensieri che risorgono “nel cielo nuovo di speranza d’alba”. È espressa proprio quella speranza che un amore o un domani possano portare nuove emozioni e nuova bellezza, partendo da una pace “che scaverà il futuro”. Siamo luce che nasce e muore, siamo incerti in attesa di un rinnovamento, siamo “presenza vana nel tempo diffidente evanescente”.
Ma siamo sempre presenza. L’amore passionale ritorna, fa abbandonare pensieri di tristezza che diventano al contrario felici, ricordi di vita colorati, gioia e danza: il fuoco delle labbra, la passione della carne, la bellezza dei sensi trasportano in una dimensione positiva, così come l’animo aperto a cogliere la bellezza della natura, “l’alba viva” accostata al “vero amore”. È una commistione di sensazioni ed emozioni, perché occorre aggiustare la bellezza al nostro pensiero, un pensiero che quando va verso abissi e oscurità si ridesta affidandosi al bello. È vero che portiamo “cicatrici sul cuore” e “ferite nel tempo”, ma occorre esorcizzare e trovare dentro di noi il senso dell’esistenza.
Il poeta riporta in alcuni versi: “Siamo mondo scritto negli occhi … ove volano libertà di pensiero e conoscenza”, rilevando come il cuore può sgombrare dal buio perché “nei vagiti mattinali” le sensazioni saranno accolte da un amore nuovo. Si realizza appieno la ricomposizione dell’intero che rischia da un lato di spezzarsi ma anche di ri-solidificarsi grazie alla potenza di Eros, che permette di ritrovare l’origine comune, di connettere anima e cuore ed avere quella sensazione di benessere che ci fa affrontare dubbi e incertezze, ri-vivere pienamente.
Questo è possibile individuare nella raccolta di Emilio La Greca Romano, che scrive questi frammenti, schegge, anche se poi li ricongiunge attraverso l’esaltazione dell’amore che resta l’ancora di salvezza non solo per il poeta ma per tutti i comuni mortali.
Pasquale Martucci