Acab/Bibliopop APS 6 dicembre 2023
La ventina di partecipanti alla mattinata di domenica tre dicembre dedicata alla Palestina, per il cessate il fuoco, ci ha messo cuore e testa per ragionare e confrontarsi su diversi aspetti di questa tragedia che il popolo palestinese sta subendo. La prima cosa che viene in mente, in queste ore, a chi ha partecipato a quell’incontro è quanto strida, ad esempio, una dichiarazione attribuita ai comandanti dell’esercito israeliano, con un comportamento straziante raccontato da Bassam Saleh, giornalista palestinese ospite a Bibliopop. Dice la dichiarazione dei militari: “sembra che l’azione militare che stiamo conducendo a Gaza, dia come risultato che per ogni due civili che restano uccisi, un militare di Hamas è soppresso. E’ un incoraggiante rapporto numerico”. Oltre la barbarie del pensiero espresso, a chi ha partecipato domenica a Bibliopop è un vero e proprio pugno allo stomaco e al cuore se ripensa ad un comportamento riferito da Bassam: “E’ noto che le famiglie palestinesi sono numerose. In questo frangente tragico, della fuga dalle case, del caos più totale, e della impossibilità a vedere garantite le mosse e gli spostamenti continui da un posto all’altro secondo le indicazioni (ordini) dell’esercito israeliano nei confronti di civili, spesso – sottolinea il giornalista – si assiste allo scambio di bambini. Madri di famiglia che affidano due dei propri figli ad una famiglia che ha medesima condizione, prendendo con se due dei figli dell’altra famiglia. Perchè in caso di morte sotto le bombe, se uno dei nuclei così organizzati viene soppresso, gli altri sopravvissuti saranno comunque delle due famiglie!”. Questo è il livello della tragedia e della disumanità che si subisce. Ma, insieme a questo tratto, della vicenda settantennale della Palestina, che non nasce il 7 ottobre come dicono tutti gli interventi, ci si occupa nell’incontro per vari aspetti. All’inizio c’è proprio in apertura il parallelo tra le parole di Papa Francesco (costituire un Fondo internazionale per sostenere chi ha fame. Prendendo i soldi dagli investimenti per le armi che gli stati dovrebbero dismettere), cone l’analogo concetto ribadito spesso dal grande Presidente della Repubblica, partigiano, Sandro Pertini che indicava: svuotare gli arsenali, riempire i granai. Nello svolgimento a seguire subito dopo i saluti “per la cultura di pace, e per l’azione culturale in ogni dove che di per sè dovrebbe essere garanzia di confronto e non di belligernanza” pronunciati dal Presidente di Bibliopop Sergio Santinelli, si è passati ad una dettagliata esposizione di Bassam Saleh. Il perno importante – poi ribadito anche dall’altro contributo palestinese portato da Ahmad Dawud dell’Unione Democratica Arabo-Palestinese – è che è fuorivante ed errata la lettura che si sta facendo nel nostro Paese così come nel resto del mondo, che le azioni attuali siano opera di Hamas. “Certo c’è Hamas, – dicono i due palestinesi – ma all’interno di una coalizione di forze, le più disparate, che non ce la fanno più a sopportare l’oppressione a cui è sottoposta la popolazione e per questo sta cercando di organizzare una sorta di Cln diremmo in Italia. Insomma le azioni, dette terroristiche, in realtà sono azioni militari, al pari di qualsiasi altra resistenza armata verso l’oppressore di turno.”. Un altro punto che è emerso e che probabilmente può contribuire a rendere più adeguato e rispondente alla attualità che si vive oggi sia a Gaza che in Cisgiordania, è che la politica internazionale non dovrebbe più indicare la vera soluzione in due popoli, due stati, ma unico stato democratico e laico, non confessionale, per i popoli che li possono convivere. Argomento che ha avuto l’attenzione sia da parte dell’esponente di Rifondazione comunista, Mauro Codazzo, sia per quello del PCI, coorganizzatore dell’incontro, Nicola Casubolo. Sulla stessa sensibilità, da un punto di vista analitico e dell’approfondimento è venuto anche da Massimo De Magistris, dell’Ufficio Ecumenico dialogo interreligioso Diocesi di Albano, quando ha mostrato, citando fonti autorevoli (testi sacri, Papa Francesco, documenti pubblici di confronti interreligiosi) che gli hanno fatto esprimere “meraviglia e disappunto forte per le prese di posizioni dell’assemblea dei rabbini che invece di invocare pace e cessare il fuoco, sembra indichino il peggio”. Il confronto è scivolato via per oltre due ore, a cui hanno partecipato anche interventi dal pubblico. Gli accenti sono stati non univoci nell’analisi di alcuni aspetti, ma l’accordo è stato totale sulla necessità di promuovere ancora attenzione nei confrotni della tragedia in corso, “perchè – è l’avviso dei più – è più facile che continui un lento genocidio giorno dopo giorno, in assenza di attenzione, denuncia e soprattutto pressione internazionale. Cosa che, per vari motivi, a cominciare da quelli economici (I giacimenti di gas di fronte le coste di Gaza, così come i progetti infrastrutturali di Israele che deve passare da Gaza per realizzare un canale alternativo a Suez) e altri geopolitici mettono sul piatto sacrificale la popolazione palestinese.”. Un impegno quindi è stato preso da molti: si continuerà, da parte dei soggetti partecipanti, a Bibliopop o in piazza, a tenere alta l’attenzione sulla necessità di dare risposta positiva ai diritti dei palestinesi, passando per il dialogo. Questo appuntamento era stato indetto con una parola d’ordine che non è cambiata: “Gaza è diventata un cimitero per migliaia di bambini. Per tutti gli altri è un inferno. Cessare il fuoco. Qualche giorno di tregua è una buona notizia, la soluzione è libertà per la Palestina.”. Per la riuscita di questo appuntamento, pur nella tragicità dei temi, vanno ringraziati per il contributo di studio, ricerca e messa in proiezione durante la mattinata, Luca Bizzoni e Valerio Canu, attivisti e dirigenti di Bibliopop.