DENATALITÀ: LA METÀ DEI ROMANI NON HA FIGLI E SOLO IL 34% PROGETTA DI AVERNE.

Per 1 capitolino su 2 sono insufficienti le attuali politiche a supporto della famiglia

  • Il 56% dei romani ha un figlio unico anche se per il 48% di loro il numero ideale è due figli.

  • A pesare nella scelta di non avere figli l’inconciliabilità con il lavoro (28%) e lo scarto tra reddito e costo della vita (26%).

  • Tra le soluzioni per contrastare la denatalità spiccano l’estensione dei congedi parentali (57%) e il rafforzamento delle politiche di sostegno per spese educative scolastiche (56%).

  • Le principali preoccupazioni derivanti dalla denatalità sono l’impatto negativo sul sistema pensionistico (32%) e lo spopolamento delle aree non urbane (24%).

Roma, 8 novembre 2023

Un romano su due ritiene insufficienti le attuali politiche a supporto della famiglia e per il 64% di loro queste sono inferiori rispetto alla media europea. È quanto emerge da “Gli italiani e la denatalità”, la ricerca[1] realizzata da Changes Unipol ed elaborata da Ipsos, finalizzata ad analizzare la situazione familiare nelle principali città italiane e i motivi, le conseguenze e le misure a supporto della natalità.

Se attualmente è il 50% dei romani ad avere figli, nel futuro prossimo la situazione potrebbe peggiorare, con meno famiglie e meno numerose rispetto a quelle attuali. A oggi, il 56% dei romani dichiara di avere un solo figlio (la media italiana è del 50%). Il 34% ha due figli, mentre appena 1 romano su 10 ne ha tre o più.

Ma quali sono i progetti dell’altra metà dei capitolini che non hanno figli? Tra loro, il 34% vorrebbe diventare genitore, alcuni entro 5 anni (17%) altri non prima di questo termine (17%): è la seconda percentuale più bassa registrata in Italia. Il 26% dichiara, invece, di non vedersi genitore nel futuro.

Il numero di figli ideale? Per il 48% dei romani è due ma ha un peso specifico importante il 32% che non andrebbe oltre il primo, trattandosi della terza percentuale più alta rilevata in Italia dopo Bologna e Milano. È il 20% ad indicare infine tre o più figli come numero ideale.

Le principali cause della denatalità: motivi economici e inconciliabilità con il lavoro

Secondo i romani, a pesare maggiormente tra coloro che rimandano o non progettano di avere figli è una motivazione economico-personale (46%), con il costo della vita troppo elevato rispetto al reddito percepito indicato dal 26% dei cittadini (valore che si discosta molto dalla media italiana dell’11%). Preoccupano poi il 28% dei romani le motivazioni lavorative – con l’inconciliabilità tra carriera e desiderio genitoriale, indicata dal 15%, e l’instabilità lavorativa dal 12% – mentre il 19% mette in evidenza la mancanza di supporto alle famiglie.

Quali sono invece le cause, secondo i romani, dell’aumento dell’età media in cui si diventa genitori? Il 65% dei capitolini converge su motivazioni economico-personali e in particolare il 36% indica le spese troppo elevate che non consentono di creare una famiglia. Il 54% imputa poi motivazioni socioculturali con un 23%, terza percentuale più alta rilevata, che reputa che fare figli non sia un’imposizione sociale e che oggi ci sia più libertà di scelta rispetto al passato. C’è poi un 15% di romani che indica come causa la mancanza di una casa di proprietà: anche in questo caso è il terzo valore più alto tra le principali città italiane.

In un confronto invece con la precedente generazione, quasi 7 romani su 10 (il 68%) ritengono che le coppie di oggi abbiamo meno interesse ad avere figli rispetto a 30 anni fa. Del parere opposto è invece appena l’8% dei rispondenti.

Le misure a supporto della natalità: estensione dei congedi parentali e smart working

In tale contesto, quali sono le politiche di welfare che i romani metterebbero in atto per contrastare la denatalità? Il 57% delle preferenze converge verso la necessità di estendere i congedi parentali. Il 56% indica poi il rafforzamento delle politiche di sostegno per spese educative e scolastiche, seguito dall’introduzione di incentivi al lavoro femminile, dalla necessità dell’assegno universale per i figli a carico fino al raggiungimento dell’età adulta e dalla promozione dell’autonomia finanziaria degli under-35, tutte al 54%.

Interessante notare, inoltre, come le aziende abbiano un ruolo nel favorire la natalità: per il 57% dei romani una maggiore flessibilità lavorativa potrebbe favorire la genitorialità in Italia. In particolare, viene indicata dal 31% dei rispondenti, seconda percentuale più alta in Italia, la possibilità di lavorare da remoto integralmente o in parte. Gli aiuti economici rappresentano poi un importante elemento per contrastare la denatalità (45%), in particolare il 24% indica il rimborso delle spese scolastiche e di baby-sitting e il 16%, valore più alto rilevato, la disponibilità di voucher per l’acquisto di prodotti per l’infanzia. Altro tema importante per i capitolini è quello del ritorno al lavoro delle neomamme: il 12%, percentuale più alta tra le principali città italiane, vorrebbe servizi di coaching di supporto.

Gli impatti della denatalità: penalizzati il sistema pensionistico e le aree non urbane

Secondo il 32% dei romani la denatalità influirà negativamente soprattutto sul sistema pensionistico, seguito da un 24% che indica lo spopolamento delle aree non urbane e dal 22% preoccupato da rallentamento del PIL. Ai piedi del podio, con il 21%, la messa in crisi della gratuità e universalità del Servizio Sanitario Nazionale.

Unipol Gruppo

Unipol è uno dei principali gruppi assicurativi in Europa e leader in Italia nel Ramo Danni (in particolare nei settori Auto e Salute), con una raccolta complessiva pari a 13,6 miliardi di euro, di cui 8,3 miliardi nei Rami Danni e 5,3 miliardi nei Rami Vita (dati 2022). Unipol adotta una strategia di offerta integrata e copre l’intera gamma dei prodotti assicurativi e finanziari, operando principalmente attraverso la controllata UnipolSai Assicurazioni. Il Gruppo è attivo, inoltre, nell’assicurazione auto diretta (Linear Assicurazioni), nell’assicurazione trasporti ed aviazione (Siat), nella tutela della salute (UniSalute), nella previdenza integrativa e presidia il canale della bancassicurazione (Arca Vita e Arca Assicurazioni). Gestisce inoltre significative attività diversificate nei settori immobiliare, alberghiero (Gruppo UNA), medico-sanitario e agricolo (Tenute del Cerro). Unipol Gruppo S.p.A. è quotata alla Borsa Italiana.

Emilio Farina

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