Dialogo con la dr.ssa Isabella D’Aiuto, che combatte per portare avanti, in logopedia, il metodo oralista. l

 

 

 

 

 

ACCADEMIA DEI PARMENIDEI
UFFICIO STAMPA

Dialogo con la dr.ssa Isabella D’Aiuto, che combatte per portare avanti, in logopedia, il metodo oralista. Allieva della compianta dottoressa Adriana De Filippis autrice del famoso “Manuale di logopedia”, che è stata una delle principali fautrici del cosiddetto metodo di “oralismo puro”.

Il 23 gennaio 2018 venne a mancare la dottoressa Adriana De Filippis, autrice del famoso “Manuale di logopedia”, la quale è stata una delle principali fautrici del cosiddetto metodo di “oralismo puro” e logopedista storica dei bambini sordi. Già professore Universitario a contratto del Corso di Laurea in Logopedia presso l’Università Statale di Milano. Autrice di numerosi volumi, manuali e pubblicazioni.

La logopedista Isabella D’Aiuto (Salerno) è stata tra le sue allieve e conduce avanti il metodo oralista cognitivo applicato alla sordità.

La logopedista campana ci spiega:-

Devo ringraziare l’esperienza vissuta con la collega Prof.ssa Elvira Liguori per il corso cominciato presso di lei nel 1998. L’anno successivo ho potuto conoscere la Prof.ssa Adriana De Filippis presso il Centro CTLA (Centro terapia logopedia ed audiometria) di Milano, dove operava assieme ai figli.

La ricordo come una figura di donna molto bella, forte, determinata e preparata, che ha lottato per condurre avanti il suo centro ed il suo metodo. Di lei si raccontava un aneddoto: “Tu sasso, parlerai…”, pare dicesse.

Era quindi fortemente contraria a quanti volessero lasciare ai bambini, anche sordi profondi, la necessità di esprimersi soltanto con i segni. Anche io la penso così.”

Infatti, per colei che veniva chiamata affettuosamente”la dottoressa Defi” era un imperativo categorico condurre al più presto i suoi allievi verso la possibilità di sentire, attraverso l’impianto cocleare e i passi precedenti e successivi a questo.

Isabella D’Aiuto ricorda, in merito all’operato della sua insegnante, che di bambini sordi ne ha fatti parlare 5mila anche soltanto dal 1958 al 1994.

Parliamo dell’impianto cocleare, indicato nei soggetti affetti da sordità profonda bilaterale, congenita o acquisita e per i quali le classiche protesi acustiche non danno un’adeguata percezione sonora, è posto con un intervento chirurgico eseguito in anestesia generale. Tuttavia, ci spiega la D’Aiuto, la parte chirurgica rappresenta solo il primo step. Dopo l’impianto, infatti, il paziente deve necessariamente essere seguito in un percorso riabilitativo multidisciplinare in cui sono implicate più specialità. Tra queste l’audiologia e la foniatria. In tal senso chiarisce la logopedista D’Aiuto: -“Quando si dice parlare, s’intende con la voce, come tutti, non comunicare attraverso la lingua dei segni. E parlare bene, anche contrastando la buona pace di genitori che facilmente si accontentano di comprendere i loro figli. Parlare chiaramente. Il meglio che si può.”-

Il metodo di elezione è quello elaborato da Adriana De Filippis, nato in Italia grazie a lei, che ha consacrato la sua vita alla riabilitazione dei sordi e, in seguito, ha esteso le tecniche del metodo anche per la rieducazione di tutti i bambini con disturbi del linguaggio in produzione e/o comprensione. Che fossero bambini con disprassia, con patologie genetiche, cerebro lesioni infantili o con disturbi pervasivi dello sviluppo, disturbi specifici dell’apprendimento o altro.

Dice in merito la D’Aiuto: “Con la logopedista Elvira Liguori ho appreso che questo metodo, che prevede l’oralismo, non deve significare soltanto produrre parole ma anche comunicare, pensare, ragionare, apprendere ogni concetto, fissarlo attraverso un imprinting cerebrale incancellabile, rivestirlo di parola ed inserirlo nel proprio universo cognitivo.”-

Educare alla parola” è difatti uno dei lavori caratteristici del logopedista; e in terapia logopedica, comprende: 1) sviluppo della capacità percettiva; 2) educazione all’ascolto; 3) maturazione della comprensione; 4) motivazione alla produzione verbale; 5) espressione; 6) capacità di interazione comunicando consapevolmente con l’ambiente circostante; 7) pragmatica.

La terapia logopedica oralista cognitiva del soggetto sordo, protesizzato o impiantato, si fonda sui principi della neurofunzionalità e della neuroplasticità (De Filippis et al., 2004). In relazione a ciò si apprende che per acquisire una capacità funzionale, la zona preformata della corteccia cerebrale deve ricevere adeguate stimolazioni durante il periodo di normale maturazione. La privazione della stimolazione acustica, insorta in epoca pre o peri-verbale, ad esempio, provoca un’atrofia dei nuclei uditivi centrali con conseguente involuzione morfologica delle aree uditive (Rubel et al., 1984; Clopton, 1986). Ciò ha difatti un ascendente sull’organizzazione del sistema nervoso centrale, per cui compromette lo sviluppo delle abilità linguistico-comunicative.

In tal senso la logopedista D’aiuto precisa:-

L’evento alla radice delle difficoltà è la morte (o l’atrofia),delle cellule ciliate, cioè quelle cellule sensoriali che sono situate nell’orecchio interno e captano le onde sonore trasformando lo stimolo in un impulso nervoso diretto al cervello. Queste cellule nell’essere umano, anche se non nato sordo, non si rigenerano, perciò se il loro numero diminuisce nel tempo, cala anche la nostra capacità di percepire i suoni.”-

Tornando alla protesizzazione, chiaramente ci si augura che avvengano corrette e precoci diagnosi e un altrettanto anticipata presa in carico logopedica, proporzionata al quadro clinico del bambino, in quanto il trattamento diventa maggiormente efficace se l’approccio è di tipo ecosistemico e se, nel percorso riabilitativo, sono implicati familiari e insegnanti.

Precisa la D’Aiuto;

– “A parte il chirurgo, occorre tenere conto del tecnico di audiometria, che crea il mappaggio dei suoni in questo che possiamo definire come un “orecchio bionico”, senza dimenticare il lavoro dei logopedisti, che è praticamente quotidiano ed infiltrato anche nell’ambito familiare e scolastico. Tanto per condurre i pazienti, specie i sordi profondi, a comunicare.”-

Il metodo chiamato “oralista cognitivo De Filippis”è strutturato con una doppia utilità, ossia per il bambino più grande e l’adulto e per il bambino più piccolo che deve apprendere giocando.

Conclude la D’Aiuto: “Io, come tutti i logopedisti che condividono il metodo oralista, quando lavoro, ho l’obiettivo di condurre i miei allievi il più vicino possibile alla normalità». Ossia, che godano dei suoni naturali come il canto degli uccelli, la voce delle persone che amano, l’ascolto degli insegnati a scuola, della musica e dei suoni e possano esprimersi con la parola”.

Purtroppo un innovativo approccio di medicina rigenerativa che avrebbe dovuto essere in grado di svegliare le cellule ciliate dormienti dell’orecchio umano, ossia la terapia, chiamata FX-322, in Fase II di sperimentazione clinica per verificarne efficacia e sicurezza non ha portato i risultati sperati. Difatti, il Frequency Therapeutics, spinout del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston (Stati Uniti) che stava lavorando al progetto, ha dovuto rinunciare al proseguimento degli studi clinici in questo ambito, a causa dei risultati poco soddisfacenti ottenuti dalla sperimentazione. Questo perché lo studio su FX-322 non ha raggiunto gli obiettivi primari, non mostrando un miglioramento significativo nella percezione del parlato tra chi si era sottoposto al trattamento e chi aveva ricevuto il placebo. Tuttavia si continua a sperare nella ricerca.

Bianca Fasano

(lettori 190 in totale)

Potrebbero interessarti anche...