Strage di Bologna, sentenza Cavallini a rischio perché il giudice è troppo vecchio.
di Andrea Mari
Se la Corte d’Assise d’appello bolognese dovesse dar ragione ai legali dell’ex Nar, bisognerebbe quindi rifare il processo di primo grado.
BOLOGNA – Il processo all’ex Nar Gilberto Cavallini, condannato in primo grado all’ergastolo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, rischia di dover ripartire da zero. A quanto si apprende, infatti, nell’udienza del processo di appello in programma oggi i difensori di Cavallini solleveranno un’eccezione che, muovendo dal fatto che uno dei giudici popolari nel processo di primo grado aveva già compiuto 65 anni al momento di entrare in camera di consiglio, potrebbe portare ad una dichiarazione di nullità della sentenza di primo grado. Se la Corte d’Assise d’appello bolognese dovesse dar ragione ai legali dell’ex Nar, bisognerebbe quindi rifare il processo di primo grado.
L’ETÀ DEI GIUDICI POPOLARI
I giudici popolari per le Corti d’Assise, infatti, devono avere un’età non inferiore ai 30 anni e non superiore ai 65, e lo scorso novembre la Corte d’Assise d’appello di Palermo (e lo stesso ha fatto, in un altro procedimento, la Corte d’Assise d’appello di Messina) ha dichiarato la nullità di una sentenza e dell’intero procedimento di primo grado proprio per la presenza, nel collegio, di un giudice popolare che, nel corso del dibattimento, aveva compiuto il 65esimo anno di età. Sul tema, proprio oggi il deputato del Pd, ed ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha presentato un’interrogazione al ministro Carlo Nordio. Nel documento, Orlando ricorda che Nordio, rispondendo in question time alla senatrice Dafne Musolino lo scorso 16 febbraio sulla vicenda di Palermo, sosteneva che la decisione dei giudici della Corte d’Assise d’appello palermitana “sarebbe del tutto coerente con quella della Corte di Cassazione, la quale, sempre secondo le parole del ministro, si sarebbe espressa nel tempo in modo costante, anche a Sezioni Unite”. In quell’occasione, rimarca poi Orlando, Nordio si era “dichiarato ‘propenso ad una rimodulazione totale della legge’”.
A detta di Orlando, però, “l’esame delle decisioni della Cassazione dimostra che la stessa non abbia mai espresso l’univoco e costante orientamento riferito dal ministro Nordio, oltre a non essersi mai pronunciata in materia a Sezioni Unite”. Da qui la richiesta del parlamentare dem di “immediate rassicurazioni, da parte del ministro, in merito ad un suo ravvedimento” rispetto ad un’interpretazione della legge in questione “basata su presupposti manifestamente infondati, nonché sulla preoccupante ricaduta su processi particolarmente importanti e delicati che avrebbe una revisione della norma, paventata dallo stesso ministro”.
Agenzia DiRE www.dire.it