La concupiscenza, il public speaking e l’arte dello story telling.
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Per la Meditation Family |
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Cari Immaginalisti, vi ricordo che il 24 aprile inizieranno le masterclass del corso “PUBLIC SPEAKING”, una grande esperienza di potenziamento e scoperta dei propri talenti. Di seguito trovate tutte le informazioni. Gli iscritti alla Scuola di Life Coaching possono acquistare il corso a condizioni agevolate. Per voi il riassunto della diretta del 13 aprile, dedicata ai Nat e in particolare al Signore della Tigre, l’Arcano della Concupiscenza. |
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Public Speaking Corso intensivo registrato e masterclass in diretta 24 Aprile @ 08:00 – 29 Maggio @ 10:00 Qualunque sia la tua attività è importante saper comunicare con efficacia un messaggio. Public Speaking è un corso pratico e divertente. Ti porterò in una caccia all’anima, in un viaggio sciamanico, dal quale tornerai con il tesoro più prezioso: una maggiore conoscenza di te e delle tue vere possibilità. Acquistando il videocorso registrato avrai diritto a partecipare a 6 masterclass in diretta Le masterclass si svolgeranno ogni lunedì dalle 8 alle 10 dal 24 aprile al 29 maggio. Se non potrai essere in diretta, avrai a tua disposizione la registrazione di ciascuna masterclass. RICEVERAI 12 lezioni registrate di 3 ore ciascuna e 6 Masterclass di due ore l’una. COSA APPRENDERAI
Sarai stimolato ad esercitarti ogni giorno,chiamando al telefono amici, cercando di parlare con estranei, o anche con i tuoi compagni di corso. OTTERRAI QUATTRO STRUMENTI FONDAMENTALI
COSA SIGNIFICA PARLARE IN PUBBLICO L’arte del parlare in pubblico è l’arte dell’imparare e non dell’insegnare, è l’arte del ricevere e non del trasmettere. Imparare a parlare in pubblico è un atto di crescita personale, una ribellione contro tutti gli schemi. Significa fare l’amore con il pubblico per accendere la magia e la meraviglia. Significa essere completamente vuoto, di fronte ad una platea di migliaia persone e non sapere nulla e lasciarti ispirare dai volti, dagli sguardi, dai respiri del tuo pubblico. Significa fonderti con chi hai davanti e tirare fuori dalla tua platea ciò che ancora non sai e ciò che neppure loro sanno. Significa evocare un dio, un’idea, un’immagine potente, che ti ricompenserà con il potere del carisma, del fascino, della meraviglia. |
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Anawrahta decide di eleggere il buddhismo a religione ufficiale del suo impero per riunificare tante tribù sotto i medesimi valori e proibisce il culto dei Nat, ma l’operazione non gli riesce perché i birmani portano i Nat nell’intimità delle proprie case, costruendo il loro altare vicino al focolare domestico e quindi Anawrahta, vedendosi sconfitto, ammette il culto di soli 37 Nat, rinchiudendo tutti gli altri nella “Prigione dei Nat”, una pagoda visibile ancora oggi nella pianura di Pagan. Inoltre mette a capo dei Nat riconosciuti l’angelo buddhista, il Nat numero 1, a significare che il culto dei Nat è assoggettato al buddhismo. Il Nat 26 rappresenta il fuoco della concupiscenza, il fuoco del desiderio. Shiva con il fuoco del Tapas distrugge i mondi e li ricostruisce. Shiva è chiamato anche l’asceta erotico perché vive in ascetismo nella foresta ma concupisce Parvati, la sua Sposa. Quindi Shiva è erotico ed ascetico nello stesso tempo e questo gli permette di operare grandi magie, come distruggere i mondi con il suo fuoco interiore, il fuoco del Tapas, il fuoco dell’astensione, e poi ricostruirli. La magia e il cambiamento sono manifestati proprio dal fuoco della concupiscenza. Che cos’è la concupiscenza? È un desiderio profondissimo che non è agito ma è coltivato internamente: è chiamato Tapas in India e Dumo in Tibet. Tapas è il principio della magia, perché ogni arte magica ha alla base l’energia erotica, sessuale, che viene utilizzata per compiere il cambiamento in conformità con la volontà, come direbbe Aleister Crowley. Bisogna volere ed avere energia; noi non abbiamo che un’unica energia, la Kundalini, l’energia nervosa a carattere sessuale che dorme avvolta in due spire e mezzo intorno al coccige e che il mago e il mistico risvegliano. A quel punto l’energia sale attraverso i chakra risvegliando tutti i poteri. Se viene agita nell’attività sessuale questa energia viene dispersa; ecco perché il mistico e il mago non agiscono l’attività sessuale ma utilizzano l’energia ai fini della loro opera magica, per raggiungere la libertà e l’unione cosmica, l’unione con il Divino. Kundalini parla il linguaggio dell’anima che alla mente, dominata dai valori morali, fa sempre paura. Quindi la mente giudica negativamente il profondissimo desiderio che chiamiamo concupiscenza e lo etichetta come inaccettabile. Quando Kundalini si risveglia l’essere umano sente un fortissimo desiderio, un fuoco che è aspirazione a ritrovare Amore, è l’aspirazione alla libertà, ma la mente che ha paura immediatamente dà al fuoco della concupiscenza forme oscure e quindi siamo portati a reprimerlo, a tenerlo dormiente alla base della colonna vertebrale. Il mago e il mistico andando al di là della discriminazione mentale risvegliano il fuoco della concupiscenza che riprende a salire. L’arte del misticismo, della magia è l’arte del Brahmācarya, la via della castità. Non disperdere l’energia nell’attività sessuale non per reprimerla – la repressione porta sempre a delle aberrazioni – ma per liberarla e comprenderla totalmente. Questa energia totalmente liberata unisce l’umano al Divino e quando ci si trova in questa unione con il tutto non c’è più bisogno dell’unione con un individuo umano. L’arte di conoscere l’energia sessuale è l’arte del mistico, è l’arte del mago, è l’arte della persona profondamente spirituale, perché cosa sia veramente questa energia e come dobbiamo utilizzarla lo scopriamo solo quando siamo in un cammino di risveglio. Altrimenti non lo scopriamo mai perché utilizziamo l’energia sessuale sprecando il seme, il seme che crea la vita ma anche gli eventi; è anche il seme della creazione immaginale. Per riuscire a non disperdere l’energia sessuale bisogna essere in un cammino spirituale, bisogna fare uno yoga sciamanico e far parte di una comunità, un Sanga. Per non disperdere il seme bisogna sciogliere gli attaccamenti; l’attaccamento è un tutt’uno col senso dell’oggettività. Gli esseri umani disperdono il fuoco psichico perché vivono nella fossa dell’incoscienza e pensano di vivere in un mondo oggettivo; non riescono a comprendere la realtà di sogno, cioè che tutto è fatto della stessa materia dei sogni, il Buddha diceva che abbiamo 1500 attaccamenti, o Upadana. in lingua Pali: 500 del corpo, 500 della mente e 500 dell’emotività. Di vita in vita e di morte in morte l’obiettivo dell’anima è sciogliere questi attaccamenti per ritrovare l’unione con il Divino, la non dualità, Il Tao primordiale. Quindi devi sciogliere gli attaccamenti togliendo il velo di Maya, il velo dell’illusione che possa esistere una realtà oggettiva indipendente dalla facoltà di immaginare dell’anima. Bisogna riprendere l’energia ogni volta che viene deviata dalle apparizioni ingannevoli prodotte dal velo di Maya e impeccabilmente, irreversibilmente, infallibilmente canalizzarla verso l’unico obiettivo: il Divino l’Amore, la Libertà e ogni volta che Kundalini viene deviata riportarla sull’obiettivo, senza rabbia e senza paura. Questo è il Tantra dell’unico Punto, presente nel buddhismo e nella tradizione tantrica. Il tantrismo è esattamente l’opposto di quello che volgarmente si pensa; tantra è il percorso verso la libertà di riprendersi l’energia sciogliendo i veli delle illusioni e canalizzarla incessantemente, infallibilmente, impeccabilmente, irreversibilmente verso l’obiettivo finale: la libertà che è anche amore, immortalità, verità e risveglio. Mentre nel Buddismo Theravada lo strumento per sciogliere l’inganno della coscienza e focalizzare l’energia verso l’unico punto è la meditazione sullo scheletro e sul corpo, nel Buddismo Vajrayāna si utilizza uno yoga, lo Yoga del Calore Psichico, che è il fuoco della concupiscenza. La base dello Yoga del calore è la respirazione a vaso. Per fare la respirazione a vaso ci si riempie dal basso verso l’alto, quindi si riempie per primo l’addome, poi il torace e poi l’area clavicolare, e ci si svuota in senso inverso, dall’alto verso il basso.
Si inala dal naso producendo un suono nella gola, che è detto suono dell’Ujjayi, dato dalla contrazione parziale dei muscoli all’interno della gola. Se contraggo un po’ la gola l’aria crea attrito e produce un suono simile a quello del respiro pesante che si produce spontaneamente la notte, simile al russare ma più lieve. Per agevolare questo suono devo tenere il mento vicino al torace e la gola un po’ chiusa. Il respiro diventa più lungo e lento. Quindi respiriamo in questo modo: inalando dal naso col suono nella gola mi riempio dal basso verso l’alto, esalando dal naso col suono nella gola mi svuoto dall’alto verso il basso. Sul finire dell’esalazione cerco di tirare un po’ in dentro la pancia per espellere bene l’aria fino in fondo. Facciamo qualche respiro insieme per imparare come si respira a vaso. Ora al termine di ogni respiro stiamo in apnea qualche istante, contraendo il pavimento pelvico, contraggo lo sfintere anale e l’area genitale, e spingendo gli occhi verso l’alto sotto le palpebre chiuse. Poi rilassiamo le contrazioni e facciamo l’atto respiratorio successivo. Stiamo in apnea sia a polmoni pieni, alla fine dell’inalazione, che a polmoni vuoti, alla fine dell’esalazione. Mentre respirate a vaso come spiegato prendete ferma risoluzione di canalizzare la vostra energia verso il Divino, verso l’Amore e la Libertà, sottraendola a tutte le apparizioni illusorie che la mente proietta, gli inganni della coscienza. Questo esercizio con la presa di risoluzione è estremamente utile ed è la base del sentiero che conduce alla liberazione finale. Questa pratica è una preghiera che facciamo col nostro stesso corpo, con la nostra energia; preghiamo di poterci riconnettere al Divino. A questa preghiera il Divino risponde sempre: quando Kundalini sale l’energia Cosmica scende, la Madre dei Mondi risponde! Vi abbraccio! |
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