Il presidente del Senato Ignazio La Russa è in visita ufficiale in Israele.
“Ogni volta che mi sono simbolicamente inginocchiato in questo luogo di dolore e di ricordo, ho rinnovato il sentimento di vicinanza al popolo ebraico e il proposito di contribuire a far sì che mai più ci sia un odio così bestiale”. Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa in visita allo Yad Vashem di Gerusalemme, il Museo della Shoah.
Dopo la visita al memoriale si è recato al muro del pianto, il luogo più sacro della religione ebraica, dopo la sua visita al Parlamento israeliano, La Knesset. “In questo luogo si incontrano religioni, sentimenti, storia e credo che chi viene qui debba fare sempre un bagno di umiltà e un bagno di riflessione su quanto l’uomo può fare per migliorare se stesso e la società. Ecco, questo è il luogo adatto per provarci”.
La seconda carica dello Stato, con il capo coperto dalla kippah, ha infilato un bigliettino tra le fessure delle pietre come da tradizione. Con il viso rivolto verso il muro, oscillando il corpo come insegna l’ebraismo, ha concluso il momento di raccoglimento battendo i il palmo della mano alla parete. Al termine della preghiera ha aggiunto: “Unire la vicinanza ad Israele all’affetto per la comunità ebraica è quello che mi è piaciuto di più. E la risposta che ho dai miei amici italiani e non italiani della comunità ebraica è quello che mi inorgoglisce. Poi devo dire che oggi non mi aspettavo un affetto per l’Italia, non per me, così manifesto nel Parlamento quando si sono tutti alzati ad applaudire sia da un lato che dall’altro dell’emiciclo, testimonianza che il nostro Paese qui non solo è amato ma ha un ruolo da svolgere per difendere tutti i diritti, i buoni diritti di Israele, a partire dalla sua esistenza, dalla sua indipendenza, dalla sua libertà di esistere”.
La Russa conclude: “Il modo con cui si sta in questo luogo testimonia la volontà di rivolgerci verso chi può darci un momento di pace, di serenità e credo che il fatto che Israele sia il centro di tutte le religioni monoteistiche o quasi non sia un caso. Credo che quando si viene qui bisogna inginocchiarsi e pregare Dio che sicuramente ci deve illuminare.
Il modo con cui si prega al muro del pianto – ci ha pregato il Papa e ci possono pregare ebrei, cattolici e tutti quanti – è un modo che unisce e credo che dia il senso alla presenza qui”.
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