Intervista a Bianca Fasano: autrice self made woman. Non “Figlia di un dio minore”.
- R) Una scelta inconscia per sfuggire al bisogno di ricercare “il grande editore” che ci prenda a bordo e diriga i nostri lavori letterari verso gli importanti premi come il “Pulitzer”, o il “Cervantes”, lo “Strega”, il “Campiello” o il “Bancarella”.
- D) Non più “figlia di un dio minore”, come amava definirsi fino a qualche tempo fa?
- R) No: tutto sommato mi sono detta che con quel titolo rendevo me stessa sempre e soltanto degna di piccoli traguardi. Invece ho compreso che, da anni oramai, navigo ben protetta dalle capacità che mi sono guadagnata negli anni con l’esperienza e non ho più bisogno di una divinità. Alla Nietzsche: “dio”, come grande editore, è morto.
- D) Da “piccolo” editore le chiedo: cosa le abbiamo fatto o di cosa ci accusa, in quanto editori, così dall’avere scelto dopo le esperienze editoriali del passato, di divenire “un navigatore solitario?”
- R) Assolutamente di nulla. Guardando a me, semplicemente, ho subito un’evoluzione. Vengo dall’editoria, dal seguito di manifestazioni in cui s’invitano amici e pubblico alla presentazione del proprio lavoro letterario. Vengo, addirittura, dagli inviti stampati imbustati e spediti via posta, dalla ricerca del “nome adatto alla presentazione”, dai libri venduti durante la serata, firmati e dedicati. Qualche soddisfazione e una gran fatica.
- D) Per poi lasciarsi queste cose alle spalle?
- R) Senza nessun rimpianto. Mi sono tuffata nel cyberspazio, nelworld wide web («ragnatela intorno al mondo»), utilizzando il self-publishing e l’insieme di contenuti testuali, visuali e audio/video, attraverso cui presento me e i miei lavori sfruttando l’infrastruttura di Internet e mettendoci la faccia. Come su Youtube: iscrivetevi al mio canale! @biancafasano, 225 iscritti, 96 video.
- D) Quanti lavori suoi sono pubblicati sul web, di che tipo?
- R) Ecco uno dei problemi che mi allontanano dall’editoria: al momento ho sul web (ho scelto StreetLib dal 2014), 64 ebook (di cui quindici sono però gratuiti, racconti o storie che hanno lo scopo di promuovermi e promuovere ideologie o fatti) e quindici cartacei print on demand. Alcuni libri, tra cui “Il tempo degli eroi” che ho felicemente pubblicato con lei, o anche “Scripta manent” (Società gruppo editoriale), non ho sentito la necessità di riproporli in cartaceo, perché ne avevo una quantità tale da offrirli in giro, come fossero un biglietto da visita un po’ costoso. Altri sì. Li ho anche migliorati. Nel tempo sono diventata molto attenta ai particolari e ho migliorato la cura editoriale.
- D) Effettivamente chiedere ad un editore un tale numero di pubblicazioni, non sembra possibile. Ma era indispensabile?
- R) Per me sì: mi occupo di grafologia, comunicazione non verbale, criminologia, storia, sociologia, parapsicologia, romanzi, racconti, poesie ed altro. Sono una giornalista- scrittrice e mi lancio verso tutto ciò che mi attira e m’incuriosisce.
- D) Quindi niente “nicchie”. Chi vuole leggere di lei deve avere la capacità di sentirsi coinvolto dal “suo” scrivere, non da un settore dello scibile.
- R) Purtroppo sì: ultimamente mi son fatta regalare da mio fratello Alessandro (matematico e scacchista), un libro di Massimo Teodorani, che parla di meccanica quantistica. La mia ricerca del paranormale non trova spazi nella fisica positivistica. La quantistica che parla del potere essere “onda” e “particella” assieme…
- D) Nel mondo dell’infinitamente piccolo…
- R) Già. Però è coinvolgente.
- D) Quali ritiene siano le impossibilità dell’editoria, rispetto a ciò che vorrebbe per sé?
- R) In primis: la quantità delle mie esperienze letterarie. Quindi la diffusione. Attraverso il self-publishing sono ovunque e mi chiamo Amazon, ma anche Feltrinelli, Mondadori… Devo ammettere che la piccola e media editoria ha tenuto testa alla crisi economica scatenata dal coronavirus nei mesi peggiori della pandemia, quelli del lockdowne delle librerie chiuse, e nei mesi immediatamente successivi che portano a oggi. Faccio loro i complimenti. Mi risulta che Il 53,4% degli editori attivi nel 2021(1.534 in tutto) è classificato come “micro-editore” (con una tiratura annua non superiore a 5mila copie), il 37,4% come piccolo editore (tiratura massima di 100mila copie), il 6,7% come medio editore (tiratura non superiore a un milione di copie) e solo il 2,5% è classificato grande editore (tiratura superiore a un milione di copie). Sono il sogno di ogni scrittore. Quei 2,5%.
- D) Precisando le carenze di questi piccoli e medi editori?
- propria, capita che non diffondano le loro opere tramite canali di distribuzione adeguati; e anche nei casi in cui si appoggino a distributori importanti, di fatto, distribuiscono in maniera limitata e parziale perché non investono sulla parte promozionale e perché spesso hanno scarso interesse a promuovere e pubblicizzare i loro libri, dato che i loro guadagni derivano soprattutto dal contributo iniziale dato dall’autore.
- D) Un tantinello cattiva con noi?
- R) No: tuttavia resto dell’idea che “il denaro si ottiene con i sogni degli altri”. Sono soltanto realistica.
- D) Grazie della sincerità. Però deve ammettere che molti editori “minori” o “medi” s’impongono sul mercato per la qualità dei lavori pubblicati, l’accuratezza e la scelta delle copertine, l’attenzione alla pubblicazione di lavori “di qualità”.
R) Certamente. Di editori medi rispettabili sono a conoscenza anche io. Resta il fatto che, dopo le esperienze conosciute e l’età raggiunta, presentarsi al pubblico su Youtube e altri canali del web mi sembra una bella
- novità che sta dando qualche felice risultato e spero che essere una “Self made woman” sia più positivo che essere “figlia di un dio minore”.
Grazie! Interessante dialogo sulla editoria. Chiaramente io parteggio per gli editori.
Ciro Riemma editore.