(DIRE) Roma, 9 feb. – “Il termovalorizzatore costituisce un’opera imprescindibile per lo sviluppo della città nei prossimi anni, per migliorare la qualità della vita dei cittadini e l’immagine della Capitale a livello internazionale, contribuendo all’aumento del PIL locale”. Sono questi alcuni dei contenuti emersi nel corso del nuovo incontro promosso dal “Comitato Termovalorizzatore Roma” e da Base Italia per approfondire le ragioni per cui oggi Roma necessita di dotarsi anche di un termovalorizzatore per chiudere il ciclo dei rifiuti. Un tema, hanno evidenziato i promotori, che dovrebbe essere affrontato dati alla mano, ma che soprattutto in questa fase è diventato oggetto di sciacallaggio. Roma smaltisce sul proprio territorio solo il 4% dei propri rifiuti differenziati. Avere un termovalorizzatore non significa ridurre i tassi di differenziata, anzi l’esperienza quotidiana dice l’esatto contrario. La realizzazione di un impianto di valorizzazione energetica non costituisce la soluzione del problema, ma un elemento imprescindibile per un adeguato e moderno ciclo dei rifiuti nella Capitale. All’evento hanno preso parte, tra gli altri, i fondatori del Comitato, che oggi conta oltre 600 sostenitori. L’iniziativa è stata organizzata anche con l’obiettivo di confutare, dati alla mano, affermazioni false o antiscientifiche appartenenti all’armamentario, ormai più volte demistificato, del partito anti-termovalorizzatore a Roma. Tecnici, medici, albergatori, manager, attivisti si sono confrontati per offrire una prospettiva diversificata del perché è oggi necessario realizzare questo impianto. Susanna Spafford, avvocato esperta di questioni ambientali e rappresentante di “Tutti per Roma” ha aperto il dibattito evidenziando come: “La realizzazione di un termovalorizzatore a Roma è un elemento imprescindibile per un piano integrato di gestione dei rifiuti. Un’opera che va accompagnata da azioni concrete per ridurre la produzione di scarti, aumentare i tassi di raccolta differenziata e realizzare anche altri impianti di riciclo. Su questo l’attuale amministrazione ha compiuto un significativo passo in avanti. Quel che oggi manca è la capacità di dialogare in modo diretto ed efficace con la cittadinanza, spiegando gli obiettivi del Piano rifiuti”. La parola è poi passata Luca Barrera – Responsabile del coordinamento sindacale della Cna Roma in rappresentanza del mondo delle imprese: “Roma è oggi una città sporca e ciò rappresenta un disvalore per le imprese che insistono sul territorio, per gli alberghi così come per le attività commerciali. Siamo convinti che la realizzazione di un termovalorizzatore possa contribuire in modo significativo alla soluzione di questo problema e contemporaneamente a dare valore ai nostri rifiuti in un momento delicato sul fronte dell’approvvigionamento energetico. Servono strumenti nuovi in grado di informare efficacemente l’opinione pubblica e, al contempo, riuscire ad ascoltare il territorio”. Sulla percezione del problema rifiuti da parte dei turisti in visita nella Capitale e sull’impatto negativo sul business si è soffermato Gianluca De Gaetano, direttore Federalberghi Roma: “Roma ha davanti a sé un decennio di grandi sfide, eventi e di sviluppo del turismo che già oggi vale il 12% del PIL cittadino. Per noi che viviamo di accoglienza, un’inadeguata gestione dei rifiuti costituisce un problema. La scelta fatta da questa amministrazione ci vede decisamente favorevoli e auspichiamo che l’Amministrazione porti a termine il proprio piano. Il termovalorizzatore può rendere la città più vivibile per i cittadini, così come per i turisti e soprattutto promuovere lo sviluppo della città nel medio periodo, soprattutto dopo una pandemia che ha causato la chiusura di 800 alberghi su 1.000”. A chiarire alcuni aspetti in ambito medico-scientifico ci ha pensato Luca Laurenti, biologo e dirigente Policlinico Umberto I: “Per farsi un’idea concreta sul tema termovalorizzatore a Roma non si può prescindere dalla capacità di selezionare adeguatamente le fonti scientifiche aggiornate sul tema, evitando di dare credito agli ‘urlatori’ che, senza un adeguato curriculum in materia, diffondono certezze prive di riferimenti scientifici e fonti affidabili. Per la cittadinanza non è sempre facile riuscire a decriptare correttamente queste informazioni e ciò richiede una grande capacità divulgativa da parte dell’Amministrazione. Le più accreditate fonti scientifiche internazionali non registrano tassi di mortalità più elevata nei pressi degli impianti, né particolare incidenza sulle patologie nella popolazione che vive intorno a questi impianti. La corretta informazione di questi dati potrebbe servire a tranquillizzare il territorio, superando le obiezioni dei detrattori”. In chiusura di dibattito è intervenuto Chicco Testa, Presidente Assoambiente: “Nella valutazione di ogni impianto andrebbe utilizzato un criterio di valutazione di costi/benefici e di buon senso. Solo in Italia esistono le ‘crisi dei rifiuti’, come abbiamo visto nel passato più o meno recente. Nulla del genere accade nel resto dell’Europa. Gli obiettivi europei individuano la quota del 65% per il riciclo, il 10% per il conferimento in discarica, resta un 10% che non può non andare alla valorizzazione energetica. Il Sindaco Gualtieri sta conducendo una battaglia coraggiosa in uno scenario politico in cui ormai anche le alleanze politiche si costruiscono attorno al SI o al NO a un termovalorizzatore. Un’assurdità! Oggi i cassonetti romani vengono parzialmente utilizzati come stoccaggio provvisorio di rifiuti e ciò crea problemi di decoro per la città, vittima anche di una raccolta poco efficiente. Risolto il problema del conferimento dell’indifferenziato con il termovalorizzatore, toccherà trovare una soluzione alle inefficienze dell’Ama”.
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