Un giovane palestinese avrebbe fatto fuoco contro i presenti nel luogo di culto prima di essere ucciso dagli agenti.
Attentato in una sinagoga a Gerusalemme est. Un giovane palestinese armato di pistola, originario del campo profughi di Shufat, avrebbe fatto fuoco contro i presenti nel luogo di culto, uccidendo almeno sette persone. Tra le vittime, stando alle informazioni disponibili, anche un ragazzo di 15 anni. L’attentato è avvenuto nell’area di Neve Yaakov, un quartiere ebraico nella Gerusalemme est occupata da Israele dal 1967. Secondo la polizia, l’attentatore, è stato colpito a morte dagli agenti durante una sparatoria.
IL MINISTRO DELLA SICUREZZA ISRAELIANO: “DOBBIAMO REAGIRE”
L’attentato non è stato finora rivendicato, né da Hamas, né da Jihad islamica né da altre organizzazioni. Sul luogo si è recato il ministro della Sicurezza nazionale di Israele, Itamar Ben-Gvir. “Dobbiamo reagire . sono le sue prime parole – Le cose non possono continuare così”.
LA RITORSIONE DOPO IL RAID ISRAELIANO A JENIN
L’attentato sarebbe una risposta a “crimini” commessi da Israele nei Territori occupati palestinesi, in particolare dopo il raid della polizia con vittime a Jenin di questa settimana: è la prospettiva sostenuta da Hazem Qassem, un portavoce del partito palestinese Hamas.
“Quest’operazione è la risposta al crimine compiuto dall’occupazione a Jenin e una risposta naturale alle azioni criminali degli occupanti”, ha detto Qassem. Nel raid a Jenin, definito dal governo di Tel Aviv un’operazione “anti-terrorismo”, erano rimaste uccise almeno nove persone, tra le quali una donna anziana.
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