Francesco Murano illumina l’arte: i disegni
Francesco Murano ha illuminato le mostre Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo a Palazzo Ducale di Genova (fino al 2 aprile 2023), Escher al Museo degli Innocenti di Firenze e Van Gogh. Capolavori dal Kröller Müller Museum a Palazzo Bonaparte di Roma (entrambe fino al 26 marzo).
Tra le opere in mostra disegni e incisioni, materiali estremamente sensibili, hanno richiesto una quantità massima di luce che non superasse i 50 LUX e Francesco Murano, tra i più richiesti progettisti italiani d’illuminazione al servizio dell’arte, ha enfatizzato lo spazio che accoglie i visitatori rispettando i canoni per mantenere colore e caratteristiche originali delle opere.
“Lo scopo principale dell’illuminazione delle mostre è creare un’atmosfera, mentre la funzione secondaria è illuminare; questo perché attraverso la pupilla l’occhio riesce a regolare il flusso di chiarore che viene analizzato dal cervello e quindi, dopo un periodo di adattamento all’ambiente, le opere sono sempre ben visibili indipendentemente dalla quantità di luce che illumina l’ambiente; si racconta ad esempio di come Canova mostrasse di notte ai suoi ammiratori le sculture illuminate con una candela che teneva in mano, e che facesse ciò per cercare la luce migliore in grado di esaltare le sue opere” – racconta Francesco Murano – “e partendo da questi presupposti, ovvero che ciò che conta è la qualità della luce non la quantità, usare meno di 50 LUX – per via della sensibilità dei materiali – costituisce una situazione che si affronta normalmente durante l’allestimento luminoso di una mostra. Spesso poi sono proprio i prestatori a stabilire prescrizioni per motivi conservativi, come per la mostra di Van Gogh, per la quale il Kröller Müller richiedeva un’illuminazione a 75 LUX per gli olii, e non oltre i 45 per i disegni: nell’insieme una quantità di luce bassissima per una mostra. Da qui poi la corrispondenza con l’approccio già deciso per il carattere dell’esposizione, ovvero un racconto intimistico per narrare il tormento che accompagnò l’artista fino al suicidio.”
Sempre per principi conservativi (perché quasi tutte su carta) e perché solitamente vengono ammirate ed esaminate da molto vicino, anche l’illuminazione delle opere di Escher presenta notevoli difficoltà.
“La mostra ha un enorme valore didattico perché la ricerca del genio visionario Maurits Cornelis Escher investe tanti campi, dalla tecnica alla geografia, dalla zoologia alla mineralogia, dall’arte islamica al simbolismo massonico.” – riferisce Murano – “Tutte le sue opere necessitano l’uso di proiettori a luce tenue per non danneggiarle e luci circoscritte per perimetrare il fascio luminoso sfumandolo poco oltre il margine dei quadri. La più problematica delle opere è Metamorfosi II (1939), una xilografia lunga quattro metri che, proprio come cita il titolo, è un percorso consequenziale che dalla tassellatura del Duomo di Trani diventa scacchiera per tornare ad essere i quadrati da cui tutto ha inizio: va colpita da più fasci luminosi in tutta la sua lunghezza” – prosegue Murano – “che vanno ‘accavallati’ dopo un calcolo preciso del posizionamento delle fonti, perché l’intensità luminosa deve apparire perfettamente uniforme, senza risultare troppo forte né creare punti in ombra sulla carta.”
La mostra Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo – promossa e prodotta da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, a cura della Walt Disney Animation Research Library, con la collaborazione di Federico Fiecconi, storico e critico del fumetto e del cinema di animazione – narra la storia di Walt Disney, pioniere nell’arte dell’animazione, e dei personaggi più cari ai bambini e agli adulti: essa presenta preziose opere originali provenienti dagli Archivi Disney di immortali lungometraggi e celebri film dei Walt Disney Animation Studios.
“La varietà delle opere da illuminare in questa mostra – riporta Murano – è costituita dal ‘dietro le quinte’ dei più grandi film d’animazione, entrando nel vivo dello studio e del processo artistico: non solo i personaggi ma anche le ambientazioni, il tutto eseguito con le più svariate tecniche, dal disegno a grafite alle matite colorate e pastelli, dai carboncini alle tempere e acquerelli, dagli acrilici ai collages e tutti necessitano di una luce delicata per non rovinare questi capolavori contemporanei. Ma allo stesso tempo occorre creare un ambiente espositivo ampio, con la possibilità di intervenire anche su tutto lo spazio in modo da conferire ariosità al progetto luminoso senza tralasciare l’illuminazione puntuale di ogni disegno.”
ECOSOSTENIBILITÀ
Un progetto di luce per le opere d’arte per Francesco Murano è ecosostenibile e all’insegna del risparmio energetico: “Oggi è d’obbligo l’uso degli apparecchi LED dimmerabili per quadri e sculture, all’interno di esposizioni e musei, che consumano dieci volte di meno rispetto ai normali dispositivi e che durano oltre 50.000 ore. Grazie a queste innovazioni tecnologiche non si utilizzano più filtri meccanici per dosare il flusso luminoso e non occorre sostituire le sorgenti durante le mostre, il tutto con un notevole risparmio di costi e di energia” – spiega il lighting designer.
BIOGRAFIA
Francesco Murano è docente della Scuola di Design, nonché membro del laboratorio “Luce e colore” del Politecnico di Milano. Architetto, ha conseguito un master presso la Domus Academy. Poi un dottorato di ricerca in disegno industriale con una tesi di laurea dal titolo “Le figure della Luce”. Ha svolto ricerche accademiche, scientifiche, programmi e attività di progettazione per importanti industrie italiane ed estere. Concentrandosi sulla progettazione illuminotecnica e illuminando molte delle più importanti mostre d’arte in Italia e all’estero.