Roma. PCI aderisce a Presidio su cento anni fondazione URSS.
“I comunisti ci saranno, il Partito Comunista Italiano, ci sarà a Roma venerdì 30 dicembre ore 18:00 in Piazza G. G. Belli (Trastevere) al Presidio per il Centenario dell’URSS. – rende noto Giacomo De Angelis a nome della Federazione comunista di Roma e provincia – Come viene ricordato dai promotori, il 2022 segna il Centenario della formazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), il primo Stato socialista nella storia dell’umanità, la cui Costituzione proclamava che il potere nel Paese appartiene ai lavoratori. La creazione e lo sviluppo dell’URSS divennero l’apice nella storia millenaria della statualità russa. Dalla fondazione e dal consolidamento dell’URSS trasse forza e vigore la prima ondata delle rivoluzioni proletarie che ha fatto la storia del ‘900, con la creazione del campo dei Paesi socialisti che raggruppò fino ad un terzo dell’umanità, con lo sviluppo vittorioso dei movimenti di liberazione nazionale nelle colonie e nelle semi-colonie dell’imperialismo ed infine con l’epoca delle conquiste di civiltà e benessere realizzate tra il 1945 e il 1975 nei Paesi imperialisti come l’Italia. Noi comunisti -continua il dirigente comunista – pensiamo che ad oltre trenta anni dallo scioglimento dell’Urss, ultimo atto della dissoluzione del “blocco sovietico” iniziata nel 1989. Gli effetti di quel crollo, salutato anche dalla sinistra di orientamento libertario o radical-democratico come un evento liberatorio, che avrebbe aperto una fase di nuova espansione per le idee del socialismo e posto le basi di un mondo pacificato, sono oggi visibili a tutti, come l’estrema fallacia e superficialità di quei giudizi. La riflessione, il dibattito e la ricerca sulle cause del crollo rappresentano al contrario un lavoro ancora in gran parte da fare, che interessa e riguarda i comunisti più di chiunque altro. Il movimento comunista, le sue idee, i processi concreti che ha innescato costituiscono una parte fondamentale della storia del XX secolo. Né quella storia, iniziata quasi un secolo prima col Manifesto di Marx ed Engels e che ha avuto nella Rivoluzione d’Ottobre una svolta e un salto di qualità decisivo, può dirsi conclusa; al contrario riteniamo che essa contenga i germi del possibile mondo di domani. Come comunisti riteniamo molto più sensato considerare la storia del comunismo del novecento – nella sua ricchezza, pluralità ed estrema articolazione interna – un capitolo fondamentale di quel “processo di apprendimento” (Losurdo) di portata storica che le classi e i popoli oppressi sperimentano, tra mille difficoltà e contraddizioni, nel corso della lotta secolare per l’emancipazione; così come riteniamo indispensabile collocare questa vicenda nella storia complessiva del XX secolo, nella quale, oltre alla rivoluzione, al movimento operaio, ai movimenti di liberazione, al movimento delle donne hanno giocato il proprio ruolo anche le classi dominanti, l’imperialismo, i fascismi, le forze conservatrici e quelle reazionarie. Insomma, – prosegue De Angelis – poiché, come marxisti, siamo convinti che la storia sia in primo luogo storia di lotta di classi, riteniamo sbagliato abbandonare questo criterio nell’analizzare la vicenda del comunismo del novecento, quasi che essa si fosse svolta in laboratorio e non nel fuoco di un conflitto tra forze sociali, politiche, militari e anche statuali, che ha riguardato l’intero pianeta. È in questo senso che la categoria di “sconfitta”, che presuppone l’esistenza dell’avversario, ci pare più convincente di quella, liquidatoria, di “fallimento”. Il PCI, forte di questi orientamenti, è impegnato sempre più a spendersi per la pace che sia coniugata con l’accettazione da parte dei grandi protagonisti mondiali (a cominciare da USA, UE e NATO) che un nuovo mondo multipolare sia possibile. La Cina è Stato simbolo imprescindibile in questa visione ed è figlio diretto e indiretto della potenza sprigionata nella storia dall’esistenza dell’Unione Sovietica. La guerra tra Russia ed Ucraina, che dal 24 Febbraio scorso si è imposta all’attenzione generale, è da tempo entrata in una nuova fase. La scelta occidentale di inviare all’Ucraina grandi quantità di armi, sempre più sofisticate, addestrandone contemporaneamente i suoi militari all’uso, inizialmente motivata con la necessità di sostenere la resistenza a fronte dell’invasione russa, è oggi dichiaratamente volta a sconfiggere la Russia. Siamo di fronte alla temuta escalation del conflitto, ad una guerra per procura, condotta dagli ucraini per conto degli USA, della NATO: una guerra destinata a durare nel tempo, che porta con sé il rischio della terza guerra mondiale, nucleare, con i prevedibili devastanti esiti. La scelta della pace è stata abbandonata, non è all’ordine del giorno. Come conferma il viaggio di Zelensky da Biden.La posta in gioco del conflitto – conclude l’esponente della Federazione PCI – è sempre più evidente: l’ordine internazionale unipolare a trazione USA, l’assetto geopolitico affermatosi dopo la “guerra fredda”, progressivamente messo in discussione oltre che dalla Russia, dalla Cina e da altri paesi, che insieme rappresentano la stragrande maggioranza dell’umanità e che, pur assai diversi tra loro, propugnano un assetto multipolare, necessario per consentire all’umanità di vincere le grandi sfide che ha davanti. Con tali consapevolezze, e con tali scelte chiare il Partito Comunista Italiano, con una propria delegazione ufficiale sarà presente al Presidio di venerdì 30 dicembre.”.