La manifestazione della bellezza è il risultato dell’esercizio della libertà, è quando sei nel mondo senza essere del mondo, cioè quando non sei condizionato dalle credenze comuni e, pur abitando le immagini collettive, le riconosci come immagini e non come realtà, quindi rimani sostanzialmente libero. Perciò le esperienze narrate in questo libro si svolgono sul monte Kóya o Kóya-san, un luogo nel mondo che non è del mondo, un posto molto lontano che puoi portare nel giardino di casa se decidi tu, per primo, di aprirti al coraggio.
Abbiamo bisogno di wabi, di semplicità, umiltà, capacità di incarnare la vulnerabilità, l’imperfezione, l’incompiutezza, nonché emozioni come la dolce tristezza, e abbiamo bisogno di essenzialità. Il wabi, infatti, è la semplicità massima, l’estrema sintesi di ogni forma.
Abbiamo bisogno di sabi, la consapevolezza del trascorrere del tempo, perché abbiamo necessità di farci più resilienti di fronte ai cambiamenti e alle difficoltà della vita. Ne abbiamo bisogno per ritrovarci nell’armonia con un pianeta che è il nostro cuore e a cui dobbiamo ridare vita e gioia. Il concetto di salvezza individuale, infatti, oltre a essere disgustoso, non è proprio possibile. Non possiamo risvegliarci se non per mezzo della rigenerazione di ogni fiore e ogni filo d’erba, e non possiamo illuminarci se non riaccendendo la luce nelle grotte della nostra natura universale.