Intervista all’attivista della costola italiana della ong vincitrice del Nobel per la Pace 2022, curatrice di un libro con 25 testimonianze di oppositori al sezione di Putin.
Parole-testimonianza di un’altra Russia, possibile e già reale, oltre il tempo della guerra e dei diritti violati. “Quando i giudici balbettano formule vuote” scandisce Giulia De Florio, attivista di Memorial Italia, “mentre gli imputati, i criminali presunti, sono i portatori ultimi di verità”. Si parla, in un’intervista con l’agenzia Dire, di un libro che raccoglie 25 testimonianze di attivisti e oppositori, entrati in rotta di collisione con il regime di Vladimir Putin e poi arrestati. “Sono prigionieri politici” denuncia De Florio, “accusati però formalmente e falsamente di pedo-pornografia, vandalismo o terrorismo da un regime criminale, che toglie qualsiasi diritto e libertà in modo capillare e meschino”.
Il libro, ‘Proteggi le mie parole’, edizioni E/O, è una storia a più voci curata da De Florio insieme con Sergej Bondarenko, esponente della casamadre russa dell’organizzazione, vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2022 e costretta a chiudere dal governo di Mosca con l’accusa di essere “un agente straniero” per via di fondi ricevuti anche dall’estero. “Il volume è nato dall’esigenza di fissare, di dare una traccia scritta e documentata di ciò che accade oggi e di ciò che è accaduto negli ultimi cinque anni, nel solco però di una tradizione più antica, anche sovietica” sottolinea l’attivista. “È importante far capire che in Russia ci sono una resistenza e un’opposizione ancora vive nonostante una censura sempre più oppressiva“.
Nelle testimonianze di Memorial, che per il suo impegno di documentazione in favore dei diritti umani riceverà il Nobel il prossimo 11 dicembre, c’è tutta la potenza delle parole. “Si caricano di una forza estetica ed etica, perché ribaltano i ruoli” riprende De Florio, parlando dei giudici moscoviti che “balbettano formule vuole” di fronte ai presunti criminali “portatori di verità”.
Sarebbero proprio loro, gli accusati, la speranza della Russia. “Confermano che la libertà individuale non si strappa nemmeno quando lo Stato vuole toglierti qualunque cosa” dice De Florio. Il suo sguardo è rivolto avanti, alle iniziative di Memorial Italia, già lunedì all’Università di Modena, con i seminari di Bondarenko e dello storico Nikita Lomakin, e poi a una mostra su Sakharov già in giro per l’Italia, dopo Siena ora ad Arezzo.
Ma c’è di più. Oltre la guerra, cominciata nel 2014 e dilagata con l’offensiva russa del 24 febbraio scorso, si può immaginare la pace che verrà. La si deve anzi preparare. “Quando a Mosca ci sarà una svolta politica” dice De Florio in riferimento ai 25 testimoni di Memorial, “saranno questi i figli migliori della Russia”.
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