ODESSA, NAPOLI, ZELENSKY.
Guerra Russia-Ucraina, in verità la vecchia storia della rana rupta et bos, della rana che vuol imitare il bue, che ben altre aspettative e risultanze avrebbe lasciato immaginare e prevedere e invece danni terribili alle città e alle vite umane, sofferenze e distruzioni immense. La maggioranza dei cittadini europei non approva i fondamentalismi degli Ucraini locali e del beneamato Zelensky, tanto meno concordano con gli armamenti che inviano specie gli Americani che avranno i loro interessi a incoraggiare la guerra e poi la Unione Europea che striscia ai piedi di Biden, apertamente ignara anche del Trattato di Roma e gli altri stati succubi passivi che pure inviano armi, appezzentendo le proprie popolazioni; la medesima maggioranza trova difficoltà a comprendere tanto afflato lirico generalizzato per l’Ucraina e tanto odio per la Russia, come pure ad accettare che invece non si operi fattivamente per la ricerca della pace. Così le parole anche del Papa.
Odessa questa sempre splendida città sul Mar Nero o Ponto Eusino, a guardia dei traffici Asia-Europa, pochi sanno che ha avuto stretti legami con Napoli, anzi la Odessa moderna, è stata addirittura fondata nel luogo attuale, alla fine del 1700, da un soldato napoletano di origine spagnola al servizio di un generale della imperatrice Caterina la Grande. Infatti per molti anni la lingua italiana nel corso del 1800 è stata una tra le prime più parlate della città e la presenza di napoletani nei vari esercizi commerciali e nelle altre attività, parecchio estesa. E tra di essi si distingueva una pur se piccola nicchia di posteggiatori, artisti musicanti di strada, cantanti, violinisti e mandolinisti che si esibivano dovunque possibile guadagnare il loro pane, nei locali, nelle sale, per la strada. In effetti il contributo degli artisti girovaghi alla diffusione della canzone napoletana in Europa, in Russia, in America è stato impagabile: molte città europee erano la meta dei posteggiatori napoletani e non pochi divennero celebrati artisti di teatro, uno, noto come lo Zingariello, perfino elemento permanente nell’orchestra del sommo Wagner, un altro così abile e rispettato da venir onorato col titolo di Sir dal sovrano inglese. Innumerevoli le vicende e storie legate agli artisti girovaghi messaggeri della canzone napoletana, letteralmente per le vie del mondo. Con riferimento ad Odessa e alla canzone napoletana, la storia tramanda che Eduardo Di Capua (1865-1907), uno di questi artisti girovaghi, mandolinista e compositore di canzoni, alla fine del 1800 ad Odessa col padre violinista e qualche altro artista per le strade cittadine o nei locali pubblici, un giorno in un momento di sosta si ricordò dei versi che un suo amico Giovanni Capurro (1859-1920) gli aveva affidato qualche mese prima a Napoli per musicarli. Infatti Eduardo Di Capua era valente mandolinista, apprezzato anche per la qualità delle sue composizioni musicali: si ricordano di lui, cito a memoria, almeno due perle: I’ te vurria vasà e Torna maggio. Rintracciò dunque l’appunto che gli aveva affidato l’amico Capurro e restò colpito dalla originalità e scorrevolezza e limpidezza delle parole sotto i suoi occhi: erano le parole di O Sole mio! Tanta la ispirazione e la forza di quei versi magici che in breve, già quella sera, la veramente immortale melodia sgorgò felicemente dal suo cuore! Tornato a Napoli, col suo amico, che pure era conosciuto per le sue composizioni poetiche, presentarono la canzone alla famosa gara annuale di Piedigrotta del 1898, contando molto sulle cinquecento Lire in palio per il primo premio; invece O sole mio ebbe il secondo premio -250 Lire in due- e il sogno delle cinquecento Lire svanì! E dire che grande era la miseria di questi artisti! Le loro creazioni facevano godere il pubblico e arricchivano gli editori ma non i creatori. E fino alla fine, la vita in particolare di Eduardo Di Capua, geniale compositore di musiche indimenticabili, si consumò all’insegna della indigenza, tanto che, si racconta, la moglie Concettina, per far fronte a certe spese del marito malato, dovette vendere il suo amato pianoforte ad an rigattiere. La esistenza di Giovanni Capurro fu meno crudele di quella dell’amico e anche lui dalle sue altre canzoni tra le quali Totonno ‘e Quagliariello, Fili d’oro, Lo scugnizzo… musicate da altri compositori ricavò modestissimi riconoscimenti economici: pertanto le loro creazioni, e non solo O sole mio, patrimonio autentico della umanità, sono oggi ancora più vive di ieri. E anche l’arte pittorica napoletana registra un sensibile legame con Odessa in quanto luogo di nascita di un suo celebrato esponente novecentesco: Nicolas dé Corsi, probabilmente figlio di uno di questi artisti girovaghi, altro motivo dunque per ricordare la famosa città sul Ponto Eusino. Se qualche lettore ha curiosità di conoscere più da vicino il mondo della canzone napoletana consiglio la lettura di: C.Pittari: La canzone napoletana, Napoli 2000.
La impronta urbana di Odessa caratterizzata da architettura neoclassica e rinascimentale, fu creata e realizzata da architetti italiani che la dotarono di splendidi palazzi e costruzioni in gran parte ancora sul posto e, in aggiunta, quell’atmosfera di cultura e di arte che vi si respirava a quell’epoca come a Vienna, a Salisburgo, a Monaco, a Berlino si doveva fondamentalmente alla presenza della comunità ebraica, la più numerosa e ricca della popolazione multietnica della città.
In merito agli Ebrei va ricordato che in Odessa, oggi in Ucraina, già russa, nel secolo passato soprattutto, 1900, ne risiedevano circa trecentomila: sensibile il loro apporto di civiltà tanto che a Odessa, come abbiamo detto più sopra, aleggiava la medesima atmosfera mitteleuropea di certe famose città dell’epoca. In totale, senza citare quelli nella contigua Polonia, nella Ucraina dell’epoca risiedevano circa un milione di Ebrei: alla fine della guerra, stiamo parlando del periodo nazista ma anche nazionalista e fondamentalista locale, quando le truppe russe di liberazione nel 1944 entrarono in città vi trovarono poche centinaia di sopravvissuti! quasi un milione annientati in tutto il paese, e non solo a Odessa dunque, nel corso della seconda guerra mondiale per mano di Nazisti, di Rumeni nazionalisti, di Ucraini nazionalisti e nazisti: numero ancora più elevato di inermi popolazioni ebraiche e anche di altre minoranze, annientate dai nazisti e dai polacchi nazisti nella confinante Polonia.
Michele Santulli