La guerra è arrivata anche a Leopoli.

Lo riporta all’agenzia Dire Elena Fusar Poli, capo missione di Mediterranea Saving Humans: “Angoscia e agitazione visibile tra la gente”.

A Leopoli è arrivata la guerra e la gente è sotto shock“. Lo riporta all’agenzia Dire Elena Fusar Poli, capo missione di Mediterranea Saving Humans, organizzazione che è tornata a L’Viv per portare beni di prima necessità e sostegno alla città che dall’inizio del conflitto in Ucraina continua ad essere rifugio sicuro per centinaia di migliaia di persone in fuga dai combattimenti.

“Appena arrivati- prosegue Fusar Poli- ci ha subito colpito il fatto che a Leopoli il clima generale è cambiato. Nelle missioni precedenti ci colpiva la normalità vissuta dalla popolazione nonostante altrove infuriasse la guerra. Ora, dopo gli attacchi di lunedì scorso, la guerra si è materializzata anche qui e le persone hanno realizzato gli effetti del conflitto, che prima avevano conosciuto solo attraverso i racconti dei profughi”. L’operatrice dell’ong riferisce di “angoscia e agitazione visibile” tra la gente “che ci racconta che lunedì scorso ha trascorso ore nei rifugi, dove fa molto freddo, e si preoccupa per le prossime settimane, quando saremo alle porte dell’inverno”.

Tanti i segnali della “quotidianità spezzata”: “Le scuole sono state chiuse e non si sa quando riapriranno. Dal momento che le bombe hanno colpito le centrali elettriche, per un giorno e mezzo la popolazione non ha avuto luce, gas e acqua corrente”. Una situazione che, prosegue la capomissione, ricade soprattutto “sull’altra Leopoli”, quella delle migliaia di sfollati che se nei primi giorni dell’emergenza venivano accolti in campi profughi organizzati, ora si ammassano anche in “campi informali, dove si vive nelle tende e mancano scorte di beni di prima necessità e servizi minimi”. Da evidenziare che “la maggior parte degli sfollati non va più all’estero, resta in Ucraina”.

Per questo, riferisce Fusar Poli, Mediterranea a Leopoli ha portato cibo, medicine, coperte e piumoni ma anche “grandi fornelli da campo, stufe autoalimentate, generatori elettrici. L’erogazione di luce, acqua e gas è stata ripristinata ma in questi campi non si è mai abbastanza previdenti”. Altro bisogno immediato a cui rispondere “è il denaro, perché anche la popolazione locale sta avendo problemi di reddito, dal momento che molti non possono lavorare o sono al fronte”. Infine, “serve supporto medico e psicologico. I profughi soffrono di stress post traumatico o depressione”, per questo Mediterranea ha attivato ‘Med Care for Ukraine’, un ambulatorio mobile con medici, infermieri e psicologi volontari.

Agenzia DiRE  www.dire.it

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