e la pista delle bicilette si snoda funzionale, pur senza biciclette. Lo spettacolo della incredibile quantità di
bidoni della spazzatura, quasi tutti sporchi
luridi o sgangherati, è semplicemente desolante, terzo mondo!
Sono stato alla Univ.Sapienza dove si leva il Monumento di Amleto Cataldi agli studenti caduti nella I G.M,
inaugurato solennemente il 1920 e da allora mai curato o manutenuto. Ora grazie al nuovo Rettore, una
donna, la professoressa Polimeni di concerto con l’arch Marino, una donna, direttrice dell’Istituto Centrale
per il Restauro ne hanno affidato i lavori di ripristino che saranno terminati il 30 ottobre: una folta schiera
di tecnici ne sorveglierà lo svolgimento.
Passando sul Lungotevere davanti alla Sinagoga ho notato molto movimento; essendo ottobre si pensa alla
festività del Kippur. Ho lasciato mia moglie in macchina in un parcheggio libero un pò distante e mi sono
avviato verso l’antico Ghetto, passando, ricordo, per Via del Pellegrino: uno scorcio di Roma antica unico,
irripetibile, splendidi palazzi e chiese e piazzette: quante sensazioni! Tanti turisti in giro. Ma incredibile il
degrado e l’assenza totale di manutenzione; in un angolo un mucchio di immondizia, cartacce un pò
dovunque, perfino erbacce in quantità lungo i muri: sotto un portico addirittura un letto con valige, cuscini,
ecc. A Roma antica, oggi! bisognerebbe introdurre di nuovo almeno la berlina ed esporre al pubblico
ludibrio i colpevoli di tale disastro, altrimenti le cose non cambieranno mai! Vengono a mente le parole di
Goethe scritte nel lontano 1786: “questo popolo pur vivendo in mezzo alle magnificenze e alla maestà della
religione e dell’arte, non è dissimile di un capello da quel che sarebbe se vivesse nelle caverne e nelle
foreste”. Nulla è mutato. Quale emozione e quale atmosfera: se solo fossero gli svizzeri o i francesi o i
tedeschi a gestire tale incomparabile unico contesto architettonico e storico! Arrivo al Ghetto, è un luogo in
cui sostare e guardarsi attorno è una emozione. Quanta gente. Mi avvicino a qualcuno e chiedo: mi spiegano
che il Kippur è passato da pochi giorni, oggi è la giornata del quarantennale dell’attentato alla Sinagoga, una
commemorazione solenne di quel fatto terribile in cui vi fu anche la morte di un bimbo. Mi commuove
vedere bimbi con la kippah: fortunati, mi dicevo. Scoperto il motivo dell’assembramento, rifaccio un
percorso che amo fare e cioè imbocco Via della Reginella: un vicoletto la cui sola vista suscita pensieri e
ricordi e ti avvolge in un‘atmosfera particolare. Davanti agli usci delle abitazioni ogni tanto vedi le
cosiddette pietre di inciampo e cioè quelle piastre di ottone quadrangolari di circa 10×10 cm conficcate nel
terreno dove è scritto un nome, delle date e delle località; sono le vittime di quell’immondo e ladro
kappler nazista:16.X.1943 Auschwitz.
Al termine di via della Reginella si apre una piazzetta e al centro lo spettacolo che veramente trasporta in
un mondo differente di bellezza e di perfezione: la cinquecentesca Fontana delle Tartarughe: quale gioia
degli occhi e quale godimento, quale fortuna poterla ammirare, integra, ancora oggi: è qui che si dovrebbero
collocare i carriarmati a protezione di tali tesori unici al mondo! Torno indietro e vado all’incontro di un mio
figlio. Stiamo un pò assieme ad una delle tante trattorie dei vicoli della Roma di Via Monserrato. Anche qui
quale atmosfera impagabile ma anche qui, guardandoti attorno, si rimpiangono gli svizzeri o i francesi o i
tedeschi a gestire tale incomparabile eccezionale patrimonio! Poi andiamo alla residenza dei miei in Via Po.
Mentre ci intratteniamo, noto un palazzone in vetro di quattro o cinque piani dove in caratteri cubitali sulla
facciata è scritto:
ISTITUTO NAZIONALE PER L’ANALISI DELLE POLITICHE PUBBLICHE:
mai sentito nominare, che cosa sarà mai?
ANALISI DELLE POLITICHE PUBBLICHE!
Sicuramente il solito centro di pubblica assistenza dei figli e figlie, nipoti, amici, mogli, ecc. dei soliti noti, a spese degli Italiani.
Alla fine verso Campo dé Fiori, una visita al caro
Giordano Bruno
: quel mercato che si svolge tutti i giorni dalle 6 di mattina alle cinque-sei di sera in quella piazza miracolosa nel cuore della Roma secentesca è un semplice abbominio, a parte la triviale oggettistica che pure vi si offre in vendita: ma come si può accettare oggi ancora che un tale inverecondo, perfino impudico, spettacolo si possa offrire agli occhi della Storia e delle migliaia di visitatori in quel luogo magico e pieno di malia? Non si immagina quello che avviene alle 6 di sera quando i camion e i furgoni della nettezza urbana e il personale addetto intervengono per la pulizia della piazza: rumori, emissioni di fumi, grida, i bancarellieri che ricaricano nei furgoni le loro mercanzie, una
baraonda indescrivibile, indegna, immeritata per tutti, e i turisti che assistono stupiti, ogni sera
! Voglio
ricordare la storiella a chi non la conosce. Piazza Campo dé Fiori da sempre, come testimoniano i quadri dei
pittori dell’epoca, era luogo dove quasi ogni mattina le contadine in numero di tre-quattro-cinque andavano
a vendere i propri prodotti verdure, frutta, ecc. Alla fine del 1800 una quantità di uomini di lettere e di
cultura decise di erigere una statua in onore del martire del libero pensiero
Giordano Bruno
, bruciato vivo
dalla Chiesa proprio in questa piazza nel 1600 perché eretico’
cioè dissidente! Fu dato incarico allo scultore Ettore Ferrari di realizzare l’opera. Il Vaticano, che aveva già subito l’
usurpazione del 20 settembre 1870, considerò l’iniziativa un ulteriore torto alla propria storia e si oppose con tutti i mezzi. La cultura ebbe il sopravvento e il monumento fu eretto dove oggi si trova. Allorché una trentina di anni dopo,
in epoca mussoliniana, in lunghe trattative nel 1929 si addivenne alla firma del famoso Concordato Chiesa-
Italia, la questione di Giordano Bruno tornò in auge: la statua va rimossa, imponeva il papato, è un’offesa.
Mussolini, forse erano gli originari sentimenti socialisti e di libertà ancora presenti in lui, si oppose alle
mire pretesche; allo stesso tempo, non voleva né poteva opporsi eccessivamente. E si addivenne ad un
compromesso che accontentò le due parti: Mussolini impose che Piazza Campo dé Fiori dalle 6 di mattina
fino alle sei di sera, ogni giorno dell’anno, fosse data in concessione ai commercianti romani muniti di
regolare licenza per la vendita dei loro prodotti e il Papa definì Mussolini, ‘uomo della Provvidenza’ e
rispose alla iniziativa mussoliniana santificando due anni dopo Roberto Bellarmino, l’inquisitore assassino
di Giordano Bruno. Effettivamente è avvenuto che la figura di Giordano Bruno a seguito delle tende e delle
bancarelle e dei rifiuti che quotidianamente si accumulano ai suoi piedi, è diventata invisibile: si può
ammirare solo a partire dal tramonto. Si attende che qualche politico attento, possibilmente il sindaco del
Municipio o di Roma Capitale, si faccia promotore finalmente del ripristino dei luoghi originari e della
cancellazione dell’abbominio attuale e degrado.
Ci congediamo da nostro figlio e famiglia e nella via che da Campo dé Fiori immette a Piazza Farnese
assistiamo ad un altro spettacolo fuori del comune: avevo già notato la grande quantità di turisti e tutte le
trattorie e locali quasi tutti pieni di avventori. Ora qui davanti al ristorante ‘da Fortunata’ dove tutti i tavoli
dentro e fuori erano impegnati, vi erano almeno cinquanta persone in piedi, in attesa di qualcosa. Chiedo
come mai tutti in fila là fuori: confermarono che si liberi qualche posto al ristorante!
Michele Santulli
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