
Il colpo micidiale al depauperamento in tutta Italia avvenne con la presenza di Napoleone sulla scena
europea che saccheggiò la crema dell’arte italiana. Giganteschi i danni arrecati e i furti nell’Italia dell’epoca
divisa in stati e staterelli! Le cronache parlano di 506 quadri di grandi maestri trafugati e restituiti in 249!!
senza contare gli oggetti e l’oreficeria e i dipinti e le sculture saccheggiati a Firenze, a Venezia…questi,
parrebbe,
mai reclamati:
la Spagna, la Prussia, e gli altri stati derubati andarono a Parigi addirittura con gli
eserciti a riprendersi le opere d’arte, gli Stati Italiani zero! Perdite inaudite.
Quanto è avvenuto nel corso del 1800 particolarmente a Roma con riferimento ai furti e alle esportazioni in
massima parte clandestine in tutto il mondo, è inimmaginabile: uno sguardo attento ai soli maggiori musei e
gallerie del pianeta illumina su una situazione tragica che, atroce e imperdonabile, non si conosce e nulla
viene fatto per far conoscere, anche oggi, ad ammonimento e avvertimento; è certo che se questi grandi
musei venissero privati delle presenze italiane di cui stiamo parlando, potrebbero chiudere o altrimenti vivere
una vita stentata! Di entità ancora più impressionante è quanto non si conosce disperso tra gli altri musei, tra
i privati collezionisti o chiuso nei depositi dei musei o altrove!
Nel corso del 1800 si iniziarono a scoprire le necropoli di Cerveteri, Vulci, Tarquinia, il favoloso mondo
etrusco, senza menzionare quanto veniva fuori da Pompei, Ercolano ecc., quanto dalla Puglia e dalla Sicilia.
Dapprima da parte dei contadini nel corso dei loro lavori e poi da autentici ladri e delinquenti, i cosiddetti
tombaroli
, si iniziò sistematicamente il disseppellimento e la spoliazione forsennata delle antiche tombe: una
operazione indisturbata e fuori di ogni controllo e vigilanza che dura, ampliata e perfezionata ormai in tutta
Italia,
anche oggi,
quasi normalmente: milioni di oggetti di ogni tipo che si possono immaginare sotto terra e
nel mare, ma anche nelle chiese, ecc. veicolati, allora ed oggi, furtivamente in ogni angolo del pianeta, nel
commercio privato e in quello istituzionale: la quantità precisa derubata e il valore colossale non si
conosceranno mai! Ma se commercializzata secondo le regole, almeno la quantità conosciuta di opere d’arte
nei musei, di sicuro avrebbe azzerato il debito pubblico e dato anche un extra!!! Non di rado sono oggetti ed
opere del massimo valore e significato, avidamente ricercati ed appetiti, che lo Stato Italiano, oggi, quando
ormai le vacche sono scappate,
talvolta
inizia le trafile di indagine prima e giudiziarie internazionali dopo,
per rientrarne, dopo anni e anni, qualche volta, in possesso di qualcuna.
Le antiche famiglie romane non hanno mancato di essere attive nell’accaparramento,
famosa per esempio la
collezione Torlonia.
Opere eccelse, solo capolavori, furono recuperate dal Vaticano; una delle tombe
etrusche integre e tra le più sfarzose e ricche per la quantità, ma non solo, di oreficeria fu immediatamente e
per fortuna, incamerata dal Papato, tanto che Gregorio XVI, l’anno dopo, 1837, fondò il Museo Gregoriano
Etrusco, uno dei primi musei al mondo: quanto è qui visibile di archeologia antica nelle 22 sale espositive è
semplicemente sbalorditivo: solo opere di qualità eccelsa, di
gran lunga
sovrastante senza dubbio alcuno,
quanto nei pubblici musei italiani, per qualità e quantità.
La Chiesa cercò di mettere un freno e un controllo alla enorme spoliazione e il Card. Pacca è celebre per il
suo editto del 1817 che doveva disciplinare la smisurata e diffusa attività di contrabbando. In effetti a Roma
si era consolidata una rete illegale totalmente all’insegna dell’interesse privato: si registrano nomi di
collezionisti e di antiquari passati letteralmente alla storia per la quantità e pregio di incettazioni sulla piazza
non solo di Roma: reperti affiorati indescrivibili per qualità e valore. Archeologi noti gestivano il
commercio internazionale degli oggetti: Wolfgang Helbig, che fornì circa mille pezzi alla Ny Carlsberg
Glyptotek di Copenhagen
e grandi quantità ai musei archeologici di Berlino e di Monaco, di Londra,
dell’America in società con Francesco Marinetti, altro noto mercante ed esperto archeologo; il grande
Ludwig Pollak che trattava con le case reali europee e i grandi musei, conosciuto il rapporto avuto con il
collezionista russo Gregorio S.Stroganoff che aveva accumulato una gigantesca raccolta di opere d’arte
antica di ogni genere andata dispersa in tutto il mondo e poi due personaggi veramente fuori del comune sia
per la colossale attività svolta e sia anche per certi rapporti personali e cioè John Marshall e Perry Warren, il
primo inglese e l’altro americano, nati nello stesso anno 1860 e morti nel medesimo anno 1928 a distanza di
pochi giorni,
omosessuali fedeli tutta la vita, quasi tutta la esistenza trascorsa a Roma, hanno intrattenuto
assieme, in particolare il primo col Museo di Boston e l’altro col Metropolitan di New York un rapporto che
ha reso questi due musei i più ricchi e i più forniti di archeologia etrusca e greco-romana: quantità incredibili,
qualità eccezionali e valori impensabili. Grazie a Perry Warren il Museo di Boston ha messo assieme anche
la collezione di vasi ed oggetti antichi di soggetto erotico, unica, la più ricca al mondo!
In merito una nota amena: trenta-quaranta anni più tardi, verso il 1925, questo stesso Museo quasi cacciò il direttore perché aveva acquistato la famosa ‘Carmelina’ di Matisse, un nudo di donna che i responsabili del Museo dell’epoca
relegarono nel deposito perché ritenuta contraria alla moralità protestante: oggi il quadro è forse il più noto
del Museo!
Nella rete, altri dettagli sulle attività dei due personaggi. Qui ancora solo una particolarità
attinente al nostro tema del saccheggio di opere d’arte: i due rinvennero a Roma una coppa d’argento romana