SICCITÀ. ‘GUERRE PER ACQUA? FORSE NO, MA PO ESEMPIO DI CONFLITTI’.
Per fare un esempio, “se un Paese che gestisce un pezzo di un bacino a monte si rifiuta di cedere acqua per alimentare l’irrigazione a valle in un altro Paese, rischia di far fallire l’intero raccolto annuale di cerali con conseguenze devastanti. Non serve una guerra per immaginare scenari di questo tipo”, rimarca Parrinello. Intanto, una situazione di forte connessione tra acqua e guerra risale esattamente ad un secolo fa. Parlando delle siccità che nel tempo hanno coinvolto il Po, infatti, “un caso molto interessante- racconta Parrinello- si verificò all’indomani della prima Guerra mondiale, nel 1921-1922, quando la scarsità di precipitazioni portò a un quasi completo blocco del settore idroelettrico in un momento di già grave crisi perchè si usciva dalla guerra e addirittura alla creazione di un commissariato nazionale all’emergenza energetica”. Altre siccità del Po sono seguite, ma il problema dell’oggi è che “delle magre così importanti e prolungate, a mia conoscenza- spiega Parrinello- sono senza precedenti” e questo vale ancora di più per la loro frequenza: “Non è più un episodio occasionale, dal 2003 a oggi si sono verificati una serie di episodi che hanno le stesse caratteristiche, in cui regolarmente si oltrepassavano i record della siccità precedente, che vanno interpretati alla luce di cambiamenti strutturali nel clima della valle padana”. Anche alla luce di ciò, la questione dell’acqua “è uno degli elementi che più mi fanno paura del cambiamento climatico e rispetto al quale- conclude Parrinello- ho l’impressione si sia meno preparati. Si dà talmente per scontata la disponibilità d’acqua che si fa fatica ad entrare nell’ottica di doversi confrontare con un mondo in cui non sarà disponibile nella stessa maniera”.
Agenzia DiRE www.dire.it