Il ministro della Transizione ecologica: “SI stanno fermando alcune centrali idroelettriche e quelle termiche rallentano perché non è possibile raffreddarle. Serve un tetto sul prezzo del gas o le bollette saranno insostenibili”.
“L’acqua non c’è ma il gas c’è, sono due crisi diverse” perché “in questo momento la crisi del gas non è fisica, non manca il gas, è una crisi di mercato“. Però “la politica dell’acqua non è scollegata da quella dell’energia”. Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, lo dice intervenendo all’assemblea pubblica 2022 di ‘Elettricità futura’ in corso a Roma.
Infatti a causa della siccità, spiega Cingolani, “si stanno fermando alcune centrali idroelettriche” mentre “alcune termiche rallentano perché non è possibile raffreddarle”. Con la siccità anche sul fronte energetico “abbiamo decisamente un problema, perché il flusso di acqua nell’idroelettrico è cruciale e anche il raffreddamento delle centrali termoelettriche. Ora speriamo che sia una cosa contingente, dipende dalla meteorologia. Stiamo valutando tutte le azioni da fare”, ma “sono abbastanza preoccupato, speriamo che almeno questo migliori presto”. Il ministro sottolinea: “Non dimentichiamo che è un problema non solo energetico ma anche agricolo, è un periodo in cui non ci facciamo mancare nulla”.
Nella crisi energetica attuale, puntualizza Cingolani, l’Italia farà “eventualmente” ricorso a “un po’ di produzione a carbone” e “nel periodo degli stoccaggi, in cui più si risparmia gas e meglio è”, comunque per “6-12 mesi, al massimo due anni” e “non si riaprono centrali a carbone chiuse, ma si va a carbone con quelle ancora in operazione”. Lo scopo è “risparmiare mentre sostituiamo il gas russo con quello nuovo, ma l’impatto ambientale è sostanzialmente piccolissimo e ampiamente compensato dalla crescita molto forte delle rinnovabili”, osserva il ministro.
In tutto ciò “a differenza degli altri Paesi europei noi siamo riusciti a mettere in pratica, per ora, la strategia che conserva la road map al 55% di decarbonizzazione e di adattarci ai nuovi livelli” di impegno, precisa il titolare del MiTE. “Noi vogliamo mantenere la road map al 55% della decarbonizzazione mentre facciamo la contingenza dell’emergenza russa, che purtroppo nessuno si poteva né immaginare né aspettare”.
Tornando alla questione gas, Cingolani spiega: “In piena guerra in Europa la cosa migliore che ha saputo fare il TTIF è stato alzare il prezzo. Chiudono imprese, le famiglie non ce la fanno e qualcuno da una tastiera ha deciso di alzare i prezzi. Dicono di non alterare il mercato ma allora cosa deve fare un mercato perché si intervenga? – chiede il ministro – Noi abbiamo proposto un price cap, prima abbiano trovato l’opposizione da tutti, ora sta uscendo come una soluzione possibile. Ci stiamo lavorando e forse otterremo qualcosa”.
“Io conto che verrà fatto qualcosa, è in discussione, ci si sta lavorando ora. La discussione è stata complessa – ricorda Cingolani -, adesso se ne sta parlando in Commissione europea, e molti Paesi cominciano a guardarlo con attenzione. Se pensate che ieri il gas era a 130 euro a MegaWattora, e l’elettricità va moltiplicata per due volte e mezzo, è ovvio che con questi prezzi del gas diventa insostenibile la bolletta sia per i cittadini europei che per le imprese“.
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