L’intervista con l’attivista arriva dal Donbass: “Grazie all’Italia salvi 648 rifugiati.
“Sono originario di Lugansk e per me la guerra è cominciata dal 2014, anche se adesso le priorità sono cambiate ancora, con tante persone in rifugi antiaerei o scantinati da oltre cento giorni, spesso senza acqua né luce”: a parlare con l’agenzia Dire è Mikola Nadulichnij, presidente dell’Associazione delle organizzazioni di persone con disabilità. L’intervista si tiene al telefono, via WhatsApp. La voce di Nadulichnyi arriva dal Donbass, la sua regione di origine nell’est dell’Ucraina, epicentro del conflitto precipitato con l’offensiva di Mosca al via il 24 febbraio.
“Se funzionano i corridoi umanitari?” risponde l’attivista. “All’indomani dell’annuncio dello stop ai bombardamenti per 12 ore, nella città di Lysychansk i russi hanno colpito edifici dove si erano rifugiati civili: secondo il governatore locale, i morti sono stati almeno quattro”. Lysychansk si trova circa cinque chilometri a ovest di Severodonetsk, sull’altra sponda del fiume Severnyj Donets. Proprio Severodonetsk, dove i russi stanno avanzando da giorni, è stata negli ultimi mesi il punto d’arrivo dei viaggi di Nadulichnij.
“Ogni settimana faccio la spola tra questa città e Leopoli, all’estremità occidentale dell’Ucraina” spiega l’attivista. “L’impegno è consegnare beni umanitari come cibo e altri generi di prima necessità, anche in collaborazione con i governi di Polonia, Italia, Repubblica Ceca e Regno Unito, e trasferire poi in sicurezza persone in difficoltà”. Spostamenti di civili sono stati segnalati anche nelle zone sotto il controllo russo. Secondo Nadulichnij, comunità di sfollati sono state portate in particolare nelle città di Sverdlovsk e di Starobilsk, nel settore della regione di Lugansk dove nel 2014 sono state proclamate repubbliche separatiste, di recente riconosciute da Mosca come indipendenti. L’Associazione delle organizzazioni di persone con disabilità è nata come rete di sostegno sociale. Il dilagare del conflitto ha cambiato riferimenti, senza però mutare la natura del servizio, per i più vulnerabili. “Nei primi giorni dell’offensiva ci siamo concentrati sul trasferimento delle persone con disabilità” ricorda Nadulichnij. “Poi grazie al sostegno dell’Italia siamo riusciti a trasferire 648 rifugiati dell’area di Lugansk, perlopiù famiglie numerose, anziani e soggetti con vulnerabilità: ora si trovano nel vostro bellissimo Paese, per un percorso di riabilitazione e per ritrovare se stessi”.
Tra gli impegni dell’Associazione c’è la consegna di aiuti di emergenza, portata avanti nella regione di Lugansk insieme con l’ong norvegese Norwegian Refugee Council (Nrc). “In tre mesi siamo riusciti a raggiungere 5mila famiglie” calcola Nadulichnij: “Credo che abbiano potuto resistere solo grazie a questo servizio”. L’intervista si tiene dopo la visita a Kiev del presidente francese Emmanuel Macron, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del primo ministro italiano Mario Draghi e del capo di Stato romeno Klaus Ioannis. “Spero che questa missione”, dice al riguardo Nadulichnij, “sia il segno che l’Ue si rende conto che è qui, nelle regioni di Lugansk e di Donetsk, che vanno sostenuti i valori democratici e la pace per tutta l’Europa”.
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