Berrettini re del Queen’s, battuto Krajinovic 7-5 6-4.

Berrettini, al ritorno dopo lo stop di 84 giorni per l’infortunio e l’operazione al polso, ha vinto tutti i 9 match disputati finora.

Matteo Berrettini ha vinto l’Atp 500 al Queen’s, per il secondo anno di fila. Il tennista romano, numero 10 del ranking mondiale (ma da domani uscirà dalla top 10) e numero due del seeding londinese, ha battuto in finale il serbo Filip Krajinovic, numero 48 al mondo, 7-5 6-4.

Berrettini, al ritorno dopo lo stop di 84 giorni per l’infortunio e l’operazione al polso, ha vinto tutti i 9 match disputati finora, trionfando a Stoccarda e al Queen’s, e 20 delle ultime 21 partite giocate sull’erba.

L’ERBA DI BERRETTINI È SEMPRE PIÙ VERDE, ORA TOCCA A WIMBLEDON

The king of the Queen’s. Lo chiamano “Erbettini” non per facilità di calembour, non più. Matteo Berrettini s’è operato al polso, è stato fermo 84 giorni, poi è sceso su un prato e non ha più smesso di vincere. Dopo Stoccarda, ecco appunto il Queen’s. Per il secondo anno di fila. Dalla finale persa a Wimbledon nel 2021 la sua erba è sempre più verde, i vicini se ne facciano una ragione come ha fatto il povero Filip Krajinovic, il trentenne serbo che prima di ritrovarsi in finale con lui mai aveva vinto una partita sulla superficie vegetale. Una resa incondizionata, dal secondo break all’undicesimo game in poi: 7-5, 6-3, le cifre d’un dominio fatto di ace e vincenti. Quella di Berrettini è una green economy, con numeri da record: ha vinto la 33esima partita su 39 giocate in carriera sull’erba, la decima su dieci in assoluto al Queen’s nella quarta finale consecutiva raggiunta negli ultimi quattro tornei giocati sul grass. Di più: è il primo tennista dell’era Open a vincere due titoli di fila nelle prime due apparizioni a un torneo, l’ottavo a fare il bis. Gli altri sette sono Andy Murray, Andy Roddick, Lleyton Hewitt, Ivan Lendl, Boris Becker, Jimmy Connors e John McEnroe. Gente così. Ecco con chi ha preso ad accostarsi il tennis italiano, grazie a Berrettini.

Gli italiani magari non ne hanno ancora piena coscienza, ma lui è un top ten bello e fatto. Non solo per classifica e continuità, ma anche per modi, atteggiamenti, comunicazione. E, soprattutto, per solidità tecnica e mentale. Sta lì mai per caso, vince tutte o quasi le partite che “deve” vincere. Proprio come è richiesto ai grandi giocatori per dirsi campioni. Le etichette si conquistano: il made in Italy di qualità. Si migliora sempre, ed è per questo che ora sull’erba produce il suo miglior gioco: non solo più servizio devastante e drittone. Ora si muove meglio in avanzamento, ha mano educata a rete, un back di rovescio profondo e affettato, e l’esperienza per variare tattica e ritmi quando la battuta non gira. Berrettini, dice il Queen’s, è adesso. A Londra, in questo momento. Non una promessa per il futuro, né un ricordo del passato prossimo. Berrettini è il presente. Lì dove tra poco ci sarà Wimbledon. Ai Championships senza ranking non potrà difendere i 1200 punti conquistati l’anno scorso. Ma i conti non contano. Ha un sospeso da saldare con la storia.

Agenzia DiRE  www.dire.it

(lettori 202 in totale)

Potrebbero interessarti anche...