Il caso de “L’Arte non ha Sbarre” nella La funzione rieducativa della pena e il ruolo delle istituzioni e del terzo settore.
La funzione rieducativa della pena e il ruolo delle istituzioni e del terzo settore:
il caso de “L’Arte non ha Sbarre”
Si è tenuto sabato 11 giugno l’incontro dal titolo “La funzione rieducativa della pena e il ruolo delle istituzioni e del terzo settore: il caso de L’Arte non ha Sbarre”.
La tavola rotonda ha visto coinvolte diverse associazioni del settore, istituzioni in interazione con il pubblico nella quale si è parlato di terzo settore nell’ambito degli istituti penitenziari e soprattutto del caso “Disegna le tue idee: L’arte non ha sbarre”.
Durante un pomeriggio afoso di giugno ma intenso si è parlato del nostro sistema penitenziario e della funzione rieducativa della pena.
Il progetto “Disegna le tue idee: L’arte non ha sbarre è stato vincitore del bando Vitamina G della Regione Lazio e del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale – Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un progetto che coinvolge artisti, volontari, professionisti e le donne della casa circondariale di Rebibbia.
Il progetto nella prima fase ha coinvolto artisti, come Barbara Oizmud e Marco Tarascio, e anche criminologi, psicologi e volontari insieme alle donne di Rebibbia nei laboratori artistici; nella seconda fase, grazie a questa interazione e da questi laboratori, verranno realizzati, ispirandosi alle opere delle donne che hanno perduto la libertà personale, dei murales sia nel quartiere
del Quarticciolo che dentro il carcere.
I relatori, provenienti dalle Istituzioni, magistratura, mondo accademico e dall’associazionismo, hanno illustrato da punti di vista diversi, il complesso sistema penitenziario su cui c’è bisogno di riflettere e di fare rete tra tutte le realtà, come ha sottolineato anche il Presidente dell’ass. Liberamente Leonardo Maria Ruggeri Masini, che rappresenta lo strumento più idoneo per affrontare sfide complesse come quelle riguardanti il sistema penitenziario italiano.
L’incontro è stato moderato da Oriana Rizzuto, curatrice di progetti artistici e sociali per MArteSocial e del progetto Street art for rights nel quale programma ”L’arte non ha sbarre” sarà inglobato, in occasione della Biennale MArteLive.
Tra le istituzioni, ha partecipato il Delegato del Presidente per le politiche giovanili della Regione Lazio Lorenzo Sciarretta, e la Consigliera Regionale Marta Bonafoni, entrambi ribadendo il ruolo delle istituzioni nel dare sostegno e continuità a progetti giovanili come questo.
Apporti fondamentali al dibattito sono stati gli interventi della Garante dei Detenuti di Roma Gabriella Stramaccioni, quella del Magistrato di sorveglianza del tribunale di Roma Angela Salvio, e dell’ Avvocata Luana Sciamanna.
E importanti anche le testimonianze dirette che vengono dall’interno su come sta procedendo il progetto grazie alla criminologa e sociologa Wilma Ciocci e alla psicologa e grafologa Emanuela Boille, che stanno seguendo le donne a Rebibbia, insieme agli artisti e ai giovani dell’ass. Liberamente.
Inoltre, hanno preso parte e raccontato la loro esperienza il fondatore di Made in Jail, Silvio Palermo e il volontario di LiberaMente e Rappresentante Delegazione Lazio – Servizio Civile Tamir El Bendary.
“Un momento di confronto importante tra istituzioni, magistratura, tecnici e associazioni. Una riforma del sistema penitenziario italiano deve passare attraverso la co-progettazione tra tutte le parti” – dichiara il Presidente di LiberaMente Leonardo Maria Ruggeri Masini – “Emerge, tra i temi affrontati, la necessità di avvicinare i giovani, come stiamo facendo a Rebibbia con il progetto L’arte non ha sbarre, alla realtà delle carceri come una delle azioni preventive di contrasto alla criminalità” – continua Ruggeri Masini. “Entrare, attraverso il volontariato o le visite accompagnate, in questi luoghi, decisamente lontani dalle versioni raccontate da film e serie tv, spinge i ragazzi a vivere la società più consapevolmente, evitando azioni irresponsabili” conclude il Presidente.
Un modello virtuoso di coprogettazione, dunque, tra istituzioni, magistratura della pena e terzo settore al fine di programmare politiche rieducative dei detenuti basate sull’espressività culturale.
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MArtePress – ufficio stampa e comunicazione
Francesco Lo Brutto
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