Prevista per domani una riunione del Consiglio sicurezza Onu sulla situazione umanitaria.
Avanzamenti delle forze ucraine nella regione orientale di Kharkiv, epicentro del conflitto a nord-est, sotto il parziale controllo delle forze armate russe, sono stati annunciati dal presidente Volodymyr Zelensky. Il capo dello Stato, pur invitando alla cautela, ha confermato nel corso del suo discorso alla nazione le informazioni riportate dallo Stato maggiore delle Forze armate ucraine, secondo cui l’esercito avrebbe “liberato” almeno sei cittadine della regione in una zona distante poche decine di chilometri dal confine russo.
Le dichiarazione delle autorità ucraine arrivano mentre la Camera dei Rappresentanti del Congresso americano ha approvato un nuovo pacchetto di aiuti da 40 miliardi di dollari a Kiev. Il sostengo finanziario, che deve passare per il vaglio del Senato, comprende anche un aumento da 5 a 11 miliardi del sostegno erogabile nell’ambito della Presidential Drawdown Authority (Pda), una clausola che implica la possibilità che il presidente invii aiuti, anche militari, senza passare per l’approvazione del Congresso.
Il disegno di legge include anche 900 milioni di dollari per sostenere l’assistenza ai rifugiati che lasciano il Paese, che secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite sono quasi 6 milioni. La situazione umanitaria nel Paese sarà al centro di una riunione convocata per domani dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, secondo quanto riferito all’agenzia russa Tass da una fonte diplomatica dell’organismo.
Fra chi ha lasciato l’Ucraina ci sono anche 1,2 milioni di persone che la Russia ha trasferito dalle auto-proclamate repubbliche filo russe di Donetsk e Lugansk, quasi 9mila nella sola giornata di ieri, stando ai dati forniti dal capo del Centro di controllo della difesa nazionale di Mosca Mikhail Mizintsev e rilanciati dall’agenzia Tass.
Nell’ottica di Kiev queste persone vengono “deportate” in Russia, questo il termine impiegato dai media ucraini nel dare la notizia. Secondo il governatore dell’amministrazione ucraina del Donetsk, Pavel Kirilenko, almeno 30mila cittadini del porto di Mariupol, nel sud-est, teatro di un assedio che dura da oltre due mesi, sono stati appunto “deportati” in Russia.
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