“Il sole ci inonda e non ce ne accorgiamo”
Armaroli (Cnr): “Metano non ci salverà, cambiare comportamenti dei singoli”
Bologna – Rinnovabili, rinnovabili e ancora rinnovabili. Prediligendo il fotovoltaico, alimentato dall’energia inesauribile (almeno per qualche miliardo di anni) del sole. È l’imperativo categorico che dovrà guidare gli interventi per una transizione energetica che scongiuri la catastrofe climatica. A fare il punto Federmanager e gli ordini degli ingegneri di Bologna, Ferrara e Ravenna, che ieri hanno messo attorno allo stesso tavolo virtuale aziende, scienziati e istituzioni per uno webinar dedicato a “Energie rinnovabili tra fabbisogno, transizione energetica e competitività industriale”, un tema diventato di strettissima attualità con lo scoppio della guerra in Ucraina. Del resto, la situazione è sotto gli occhi di tutti.
“Lo scenario obbligato è contenere il riscaldamento globale entro i due gradi“, consapevoli che, pur cogliendo l’obiettivo, “la situazione sarà molto peggiore dell’attuale” dal punto vista climatico, avverte il dirigente del Cnr, Nicola Armaroli. “La terra è inondata dai flussi energetici. La maggiore fonte di energia sul pianeta è la radiazione solare. Questo messaggio non passa e per me è una disperazione. Dobbiamo cambiare mentalità, tecnologia e visione politica“, avverte lo scienziato, che invita a spingere innanzitutto sul risparmio energetico e sui comportamenti individuali (“è la cosa più veloce da fare”) e sull’installazione di impianti alimentati da energie rinnovabili. “L’Italia è una paese fortemente basato sul gas, che rappresenta il 40% del fabbisogno. È l’unico paese europeo e del G7 in cui il gas è prima fonte di energia rispetto media del 25% dell’Europa, dove ogni paese fa razza per conto suo e per questo è difficile implementare un piano comune. Solo la Russia ci batte come dipendenza dal gas“, osserva Armaroli, per il quale la produzione italiana di metano è un’illusione. “Il metano in Italia non c’è più, smettiamo di raccontarci che troveremo un eldorado del metano“, sostiene Armaroli. In Europa “abbiamo la migliore qualità della vita” sul pianeta, ma è basata su energie che arrivano da altri continenti: per questo il nostro interesse è evitare tensioni e guerre”, ricorda.
Dunque, liberarsi dalla dipendenza delle fonti energetiche fossili e diversificare è l’obiettivo a cui guardano le istituzioni pubbliche nei loro piani di sviluppo e le aziende. Questo è l’orizzonte disegnato dai progetti della Regione Emilia-Romagna, impegnata su vari fronti, dalla legge per le istituzioni delle comunità energetiche (una delle prime dovrebbe nascere a Bologna nel quartiere Pilastro) alla sperimentazione sulla produzione di idrogeno.“Per noi è un obiettivo importante”, assicura Morena Diazzi, direttore generale Economia della conoscenza, del lavoro e dell’impresa della Regione, ricordando i principali investimenti promossi dall’Emilia-Romagna in questo settore, a cominciare dall’Hydrogen valley che sorgerà tra Modena e Reggio e dovrà sostenere, tra le altre cose, i consumi del distretto ceramico.
Un progetto che coinvolge anche Hera, che sta puntando sull’idrogeno con piano mirati (uno coinvolge il depuratore di Bologna), “per essere pronti tra dieci anni quando la diffusione delle rinnovabili richiederà lo stoccaggio di grandi quantità di idrogeno”, spiega Christian Fabbri, amministratore delegato di Hera Com. La multiutility, peraltro, si sta muovendo su vari fronti, anche quello dei consumi delle famiglie. Presto avremo il “primo condominio in autoconsumo a Bologna: c’è voluto di più a mettere d’accordo i condomini che a realizzarlo”, ammette.
Tra gli attori sul territorio anche Enel. “Ci stiamo concentrando sulla produzione di energie da fonti rinnovabili, per arrivare al 100% entro 2040, quando cesseremo di utilizzare anche il gas”, spiega Claudio Fiorentini, responsabile Affari istituzionali area Nord Enel Italia. “Anche in Emilia-Romagna abbiamo definito un piano di investimento focalizzato su efficientamento delle reti e negli altri ambiti di attività”, assicura, parlando di un investimento di 161 milioni di euro nei prossimi anni.
Tra gli interventi i due impianti fotovoltaici di Poggio Renatico, il potenziamento di Isola Serafini e di altri impianti idroelettrici, senza dimenticare gli investimenti sulla mobilità elettrica. Progetti che richiederanno la disponibilità di profili professionali e competenze.
“È più facile trovare tartufi che giovani laureati in questo ambito”, osserva Fabio Zanellini, responsabile Affari normativi Falck Next, che ha illustrato come in Italia è cambiata negli anni l’utilizzo delle fonti energetiche.