ANAGNI: Catalent ritira 100 milioni di investimenti ad Anagni a causa del SIN. Il Sindaco Natalia: “Convochiamo un tavolo tecnico per deperimetrare e sburocratizzare il SIN”.
Da tanto tempo diciamo che il SIN, così come concepito, è una iattura e non una risorsa/tutela per il territorio. Non salvaguarda l’ambiente e neanche i posti di lavoro.
La multinazionale Catalent ha ufficialmente ritirato l’investimento da 100 milioni di euro per il suo stabilimento di Anagni poiché al Ministero dell’Ambiente è rimasta bloccata la pratica autorizzativa.
Le multinazionali ed il mercato del lavoro non aspettano i tempi biblici dell’Italia per concedere una semplice autorizzazione ambientale.
Quando il SIN della Valle del Sacco venne istituito nel 2017, si adottò per la sua perimetrazione un criterio estremamente, anzi direi follemente, prudenziale che incluse vastissime parti del territorio comunale di Anagni, anche lontane chilometri dal famigerato fiume Sacco, decretandone la paralisi economica e l’impossibilità di attirare investimenti.
Quando si tratta di avviare le opere di bonifica necessarie, nelle zone cui veramente serve, il Ministero dell’Ambiente e gli altri Enti competenti competenti latitano, i fondi restano bloccati, si aspettano i soliti “tempi biblici” ed il territorio non ha alcun beneficio, anzi.
Come Amministrazione Comunale, in particolare con l’assessore all’ambiente D’Ercole, assieme anche alle associazioni di categoria, abbiamo portato avanti la battaglia per la sburocratizzazione della trafila – oggi lunghissima – che serve per ottenere autorizzazioni in zona SIN e abbiamo chiesto a gran voce la “deperimetrazione” di questo insensato SIN. Il Comune di Anagni è stato il primo e l’unico del territorio a snellire le pratiche in tal senso. Ma non possiamo fermarci, i 100 milioni dirottati dalla Catalent altrove ci dicono una cosa molto semplice: basta burocrazia, basta lungaggini assurde, basta sconsiderate misure di protezione.
Domani, chiederò di istituire un tavolo tecnico assieme alle aziende, alle associazioni di categoria, al Ministero dell’Ambiente, alla Regione Lazio, alla Provincia di Frosinone ed a tutti gli altri organi ed enti responsabili, per studiare l’immediata “deperimetrazione”dell’attuale SIN e per la effettiva sburocratizzazione della attuale farraginosa procedura che priva il territorio di risorse e posti di lavoro.
Abbiamo lottato per il territorio, pochi ci hanno affiancato, pochissimi ci hanno ascoltato. E questi sono i risultati.
È una vergogna che deve finire.
Basta, il territorio non può soffrire ancora per le follie e le lentezze altrui!
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