SIERRA LEONE. A FREETOWN CON AISATA, MAMMA SINGLE E FELICE.

Beneficiaria progetto fondazione Avsi: come sarta ho vita nuova

Freetown (Sierra Leone) – “Se non avessi avuto la possibilità di lavorare in questa sartoria, sarei rimasta tutto il giorno a casa con una neonata senza fare niente tutto il giorno. Ora sogno di avere altri tre bambini e una mia boutique di abbigliamento”. Aisata Samu ha 24 anni e l’agenzia Dire la incontra in un vicolo di Freetown, in Sierra Leone, dove due volte alla settimana lavora come sarta in un minuscolo laboratorio in cui trovano spazio solo pochi tagli di tessuti colorati e un tavolo con una macchina da cucire.

Attorno a lei, altri negozietti, bancarelle e l’interminabile via vai di gente che si adopera per sbarcare il lunario. Questa capitale vociante e disordinata non è rimasta indenne da 11 anni di guerra civile e tre di epidemia di ebola, e in due decenni l’inurbazione ha visto la popolazione passare da 300mila a due milioni di abitanti.

Per Aisata Samu però, trovare lavoro sarebbe stato ancora più difficile. “A 15 anni sono rimasta incinta e ho dovuto lasciare la scuola” racconta. “Mio padre era già morto, la mia famiglia aveva enormi problemi ma per fortuna ho incontrato Avsi”. La Fondazione italiana, presente in Sierra Leone dai primi anni 2000, ha attivato una serie di corsi di formazione per le mamme single come Aisata per permettere loro di imparare una professione e guadagnare denaro con cui mantenere la famiglia.

Elga Contardi, assistente ai progetti di Avsi in Sierra Leone, ricorda alla Dire che “dopo l’epidemia di ebola, dichiarata conclusa nel 2016, in Sierra Leone si è determinata una nuova epidemia, quelle delle minori rimaste incinte. Il governo ha reagito varando una legge che obbligava le scuole a creare per loro classi speciali, non tanto per assisterle quanto per ‘nasconderle’ ai coetanei affinché non seguissero il loro ‘cattivo esempio’. Di fatto, sono state costrette a lasciare gli studi per sfuggire allo stigma sociale”.

Tra le cause che durante l’epidemia hanno determinato l’aumento delle minori incinte, la chiusura delle scuole e tante ragazze costrette a restare in casa, esposte ad abusi sessuali tra le mura domestiche o dei vicini. Anche la morte di oltre 3mila persone a causa del virus ha lasciato tanti orfani soli a rischio violenze. L’Onu ha stimato almeno 18mila gravidanze precoci con un aumento del 65%. Nel 2020, dopo la battaglia legale dei movimenti femministi sierraleonesi, la legge è stata abolita ma molte giovani si ritrovano oggi senza un diploma. “per loro trovare un lavoro è quasi impossibile” avverte Contardi.

Grazie a interventi come quello di Avsi, che ha sostenuto un’ottantina di mamme single, Samu oggi può permettersi di allevare sua figlia di nove anni e pure di sognare: “Mi piace confezionare vestiti, soprattutto per me, e spero un giorno di aprire una boutique come le mie creazioni.

Agenzia DiRE  www.dire.it

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