Draghi: “Russia e Ucraina vogliono Italia come garante. Alla pace si arriva se Kiev si difende”.
Il premier incontra la stampa estera: “Disponibilità di Zelensky totale, per Putin è ancora presto per un incontro. Bene l’accordo sulle spese militari”.
ROMA – “Tutti desideriamo vedere uno spiraglio di luce, ma dobbiamo stare con i piedi per terra. I fatti oggi sono che in un certo senso le sanzioni funzionano e che alla pace si arriva se l’Ucraina si difende, altrimenti non si arriva alla pace. È presto per superare lo scetticismo. Aiutare l’Ucraina e mostrarci uniti e compatti è anche difendere l’ordine multilaterale e le regole che ci hanno accompagnato dalla fine della Seconda guerra mondiale e che hanno dato a tante parti del mondo democrazia e benessere”. Così il presidente del Consiglio Mario Draghi, incontrando la stampa estera.
Per il premier, reduce dal colloquio telefonico con il presidente russo Putin, “la disponibilità di Zelensky è sempre stata totale ad arrivare alla pace, il problema è trovare le condizioni perché anche la Russia vuole la pace. Finora i fatti dicono che non c’è stato questo desiderio: finora è stata solo la difesa dell’Ucraina che ha rallentato l’invasione e che forse oggi porta a un processo di pace”.
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“CONFERMARE IMPEGNI NATO, 2% DEL PIL ALLA DIFESA ENTRO IL 2028”
Il presidente del Consiglio, che ha incassato la fiducia del Senato sul dl Ucraina, torna anche sulle polemiche per l’aumento delle spese militari e chiarisce che “sul Def non è previsto che ci sia alcuna indicazione sulle spese militari“.
“Io sono molto soddisfatto che si sia arrivati a questo accordo” sulle spese militari, puntualizza il premier a proposito delle tensioni interne alla maggioranza. “Noi ci siamo visti con il presidente Conte che chiedeva un allungamento al 2030 dell’impegno con la Nato, io ho detto ‘si fa quel che ha proposto e deciso il ministro Guerini’, che ha indicato il 2028. Poi è uscito un comunicato in cui si dice che quella era proprio la richiesta di coloro che volevano ridurre le spese militari, quindi non c’è disaccordo“.
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“L’impegno dell’Italia per arrivare al 2% di spese militari – ricorda Draghi – è stato preso con la Nato nel 2014 ed è stato ribadito da tutti i governi, dal 2018 al 2021 gli investimenti per le spese nel bilancio della difesa sono aumentate tra il 17 e il 26%. L’impegno dell’Italia è confermare quel che è stato fatto precedentemente, confermare i nostri impegni con la Nato”.
Per il premier il vincolo del 2% di spese militari al 2024 è stato preso “come indicazione, non come obiettivo perché molti governi europei lo hanno disatteso. Anche la Germania è intorno all’1,6%, l’Italia è all’1,4% e la Spagna è sotto l’Italia. È un obiettivo verso cui bisogna tendere con continuità e realismo, non c’è nessuna sorpresa nel portare questo obiettivo al 2028″.
“PER PUTIN PASSI AVANTI, MA PRESTO PER INCONTRARE ZELENSKY”
“Io ho detto a Putin ‘la chiamo perché voglio parlare di pace’. Lui ha sostanzialmente acconsentito. ‘Certo, parliamo di pace’, ha detto. Al che io ho aggiunto che la cosa più importante è dimostrare che il desiderio di pace esiste e si sostanzia in un cessate il fuoco, anche breve. Putin ha risposto che le condizioni non sono ancora mature, ma è seguita l’apertura del corridoio di Mariupol”. Così il premier Mario Draghi ricostruisce la telefonata con Vladimir Putin di ieri.
Nel corso del colloquio che si è tenuto per circa un’ora, il presidente russo ha elencato poi le condizioni di un accordo. “Ho espresso la mia convinzione che per risolvere certi nodi cruciali fosse necessario un incontro con il presidente Zelensky”, dice Draghi continuando la ricostruzione. “La risposta è stata che i tempi non sono ancora maturi, occorre che i negoziatori vadano avanti con le trattative”, aggiunge il premier italiano. Uno dei punti che Putin ha trattato, continua Draghi, “è stato che a suo avviso ci sono dei piccoli passi avanti nei negoziati e in effetti le posizioni delle due parti si sono un po’ avvicinate. Io sono cauto, perché c’è comunque scetticismo”.
“Credo di aver notato un cambiamento nel tono” di voce di Putin rispetto a prima della guerra, afferma con prudenza Draghi, “ma non potrei dire se è vero: in una telefonata di 40 minuti è difficile capire il carattere. Allo stesso tempo sono molto cauto nell’interpretare questi segni”.
“SIA RUSSIA CHE UCRAINA VOGLIONO ITALIA COME GARANTE”
“La cosa positiva è che l’Italia è stata richiesta come garante sia dall’Ucraina, che dalla Russia, ieri”, precisa Draghi. Quanto al “contenuto esatto di queste garanzie – dice il premier – è ancora presto per definirlo. Dipenderà dai negoziati tra Russia e Ucraina. Saranno garanzie che le clausole negoziate siano attuate“. Quindi si tratta di garantire “la pace, il tipo di neutralità dell’Ucraina, lo status delle regioni del Donbass e del Lugansk”.
“CINA PUÒ ESSERE PROTAGONISTA NEL PROCESSO DI PACE”
Intanto, si mantengono saldi i legami tra Russia e Cina. Draghi ribadisce l’importanza, già espressa a più riprese dall’Occidente, che Pechino si impegni maggiormente per la pace: “Ho aspettative positive per quanto riguarda il ruolo della Cina, potrebbe diventare un protagonista di prima grandezza nell’avvicinare le due parti nel processo di pace”. Domani, nel vertice con Xi Jinping, l’Unione europea chiederà alla Cina “di svolgere un ruolo attivo nel processo di pace”, spiega il premier.
“TURCHIA SVOLGE RUOLO IMPORTANTISSIMO, RAPPORTI MOLTO MIGLIORATI”
“La Turchia sta svolgendo un ruolo importantissimo per avviare il processo di negoziato verso un risultato di pace”, nota il presidente del Consiglio. “Lo può fare grazie alla sua posizione geostrategica e ai rapporti che ha con tutte le parti in conflitto. Tutti i Paesi sono pronti a collaborare con la Turchia in questa direzione – assicura Draghi – Abbiamo concordato che Francia, Italia e Turchia si vedano per rafforzare un progetto comune. Abbiamo in cantiere un incontro nelle prossime settimane. Certamente i rapporti con la Turchia sono molto migliorati anche per le varie azioni che sono state fatte. Ma bisogna fare ancora molto”. L’anno scorso, il premier aveva definito il presidente turco “un dittatore”, provocando la reazione di Ankara.
“EUROPA CONTINUERÀ A PAGARE GAS RUSSO IN EURO O DOLLARI”
Tra le misure introdotte da Putin per rispondere alle sanzioni, c’è anche la richiesta di pagare il gas russo in rubli, per dare respiro alla moneta nazionale in sofferenza. Ma il premier italiano spiega che le cose probabilmente non andranno come vuole il presidente russo:”I contratti esistenti rimangono in vigore, le aziende europee continueranno a pagare in euro o in dollari. La spiegazione del presidente Putin è stata lunga, quel che ho capito è che la conversione dal pagamento da euro o dollari a rubli è un fatto interno alla Federazione russa. Le analisi sono in corso per capire se le aziende possono continuare a pagare come previsto in dollari o rubli e se ci sono impatti sulle sanzioni Nato. La mia sensazione – sottolinea Draghi – è che non sia assolutamente semplice cambiare la valuta di pagamento senza violare i contratti”.
“SERVE UN TETTO AL PREZZO DEL GAS”
“Per ridurre i finanziamenti alla Russia occorre abbassare il prezzo del gas, visto che non possiamo rinunciare subito al gas. Ne stiamo discutendo”, dice il premier Mario Draghi alla stampa estera. “La Russia non può vendere il gas a nessun altro cliente se non all’Europa – spiega – perciò c’è lo spazio per fissare un tetto al prezzo del gas. E se invece la risposta fosse niente gas come dice qualcuno? Dobbiamo arrivare a una soluzione in cui si superano i timori di una risposta russa“.
“PAESI DEL SUD EUROPA SIANO HUB DI GAS E IDROGENO”
La dipendenza dal gas di Mosca sta ormai stretta all’Occidente. Per questo, osserva Draghi, “i Paesi del sud Europa stanno realizzando che possono essere un hub del gas oggi, ma soprattutto un hub di idrogeno domani. Si possono destinare risorse dalla sponda sud verso l’Europa del nord. Quindi, gli investimenti e le infrastrutture da fare sono molto importanti, ma sono investimenti che prendono anni e non ci si può contare per una crisi del gas oggi“, sottolinea.
Il presidente del Consiglio ricorda che “il piano per la sostituzione del gas russo c’è e sta andando bene, ad esempio con il gas liquido”, e “per la diversificazione contiamo di muoverci molto rapidamente, ma tanto più sostituiamo il gas russo con quello di altri fornitori tanto più sarà difficile compensare”, quindi si potrà sostituire “subito un 30-40% ma sarà piu difficile andando avanti“.
“UE VALUTA GASDOTTO EASTMED MA ATTENZIONE A FONTI”
Per quel che riguarda il gasdotto EastMed-Poseidon (con punto di approdo a Otranto), dichiara Draghi, “la Commissione europea sta continuano lo studio di fattibilità” e “sono studi necessari, perché si tratta di significativi investimenti”, una valutazione della “sostenibilità economica e anche energetica, per capire quali sarebbero le fonti agganciate, quanto sono grandi”. I giacimenti di gas interessati dalla pipeline EastMed con l’estensione Grecia-Italia Poseidon sono quelle nell’offshore di Israele e Cipro.
“ACCELERIAMO SULLE RINNOVABILI”
Di fronte alla crisi ucraina e ai suoi riflessi sul settore dell’energia, spiega Draghi, “il Governo si è mosso subito su vari piani, prima di tutto per la diversificazione in due sensi, per quanto riguarda fornitori diversi dalla Russia e verso le rinnovabili“, e “in questo senso bisognera aumentare significativamente la velocità in questo settore”. Quindi, “il Governo ha già provveduto a misure per accelerare quello che è il maggior ostacolo all’installazione delle rinnovabili, le autorizzazioni“.
“PRONTI A NUOVE MISURE PER AIUTARE LE FAMIGLIE SULLE BOLLETTE”
Nel quadro delle misure sul settore energia alla luce della crisi ucraina, il Governo è intervenuto anche con un “aiuto a famiglie e imprese colpite dai prezzi gas“, per le famiglie “per la protezione del loro potere acquisto”. Quindi, aggiunge Draghi, “il Governo si è mosso e decideremo altri interventi quando necessario“. Sull’inflazione e l’aumento delle materie prime “avremo un incontro con i sindacati la settimana prossima“, annuncia il premier.
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“PER DIFESA COMUNE UE SUBITO COORDINAMENTO SU SPESA”
Tra i progetti che l’attacco russo all’Ucraina ha accelerato, c’è quello di una difesa comune degli Stati dell’Unione europea. Rispondendo alle domande della stampa estera, Draghi spiega: “Gli eventi attuali richiamano l’importanza di una unione politica e la costruzione di una difesa europea è il passo più importante in questa direzione, perché comporta l’accettazione di una politica estera comune. Questo significa che tutti noi saremo alleati per sempre in futuro“.
“Se siamo seri su questo punto della difesa europea bisogna fare un coordinamento e capire chi spende, quanto spende e per cosa. Bisogna partire da lì – aggiunge Draghi -, ma se non siamo seri è meglio non parlarne più perché è un obiettivo talmente importante per l’Europa che non va preso alla leggera“.