Tenere un cane legato alla catena, senza possibilità di muoversi liberamente, è ancora permesso in alcune regioni d’Italia. Tuttavia questa pratica rappresenta una vera e propria forma di maltrattamento.
Così in Piemonte, le associazioni Save the dogs, Animal law Italia, Green impact e Fondazione cave canem, hanno consegnato cinquemila firme al presidente Alberto Cirio per chiedere di modificare una normativa in vigore dal 1993.
Autorevoli pareri scientifici hanno definito questa pratica come incompatibile con i bisogni primari del cane, con gravi conseguenze sul loro benessere: gli animali infatti rischiano danni cerebrali e vivono uno stress enorme.
Ma il problema non è solo italiano, anche negli altri Paesi europei la situazione legislativa non è rosea e soltanto la Svezia e l’Austria prevedono il divieto totale di detenere i cani alla catena.
Legiferare sulla natura e sugli animali porta a danni enormi: non siamo padroni, ma parte del tutto. È nostro compito proteggere gli animali, perché chi offende la vita selvaggia, minaccia la nostra possibilità di immaginare.
La natura è la nostra arma più potente nella lotta per la libertà e in nessun modo dobbiamo permettere che ci venga tolta.
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Salviamo insieme il mondo di domani.
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