SANITÀ. SIMEONE (FI): CARENZA MEDICI, REGIONE LAZIO CHIEDA RIFORMA NUMERO CHIUSO MEDICINA.

(DIRE) Roma, 6 feb. – “L’evoluzione pandemica in questi due anni ha messo, con prepotenza, in evidenza l’ennesimo vulnus esistente nel nostro sistema sanitario e formativo. La mancanza di medici, la possibilità di assicurare un ricambio generazionale, soprattutto nella specialità di medicina e chirurgia, sta già oggi rischiando di incrinare ulteriormente la possibilità di offrire ai cittadini un’assistenza capillare, qualificata e di eccellenza. Per rispondere a questa esigenza ho presentato, come Forza Italia, un ordine del giorno, approvato dal consiglio regionale, con cui si impegnano il presidente Zingaretti e la giunta a farsi promotori, nei confronti del Governo, di proposte finalizzate ad una riforma sistemica in grado di garantire un ampliamento del vincolo dei posti a ‘numero chiuso’ disponibili per gli studenti che intendano frequentare la facoltà di medicina e chirurgia”. Lo dichiara in una nota il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale del Lazio Giuseppe Simeone. “La facoltà di Medicina, infatti, è compresa tra le cosiddette facoltà ad accesso programmato- continua- Il numero programmato a livello nazionale è stato introdotto per la prima volta con legge nel 1999, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che richiedeva la valutazione delle modalità di accesso al mondo universitario. La ratio della legge era quella di limitare i laureati in medicina, per evitare che un numero eccessivo di medici potesse creare un danno ingente, portando ad un considerevole aumento della disoccupazione. Ratio che oggi appare oltremodo anacronistica. La carenza di medici è una problematica che riguarda indistintamente le strutture di tutta Italia, la cui gravità ha iniziato ad acuirsi dal 2019, anno in cui sono usciti dal servizio sanitario nazionale oltre 5.000 medici per pensionamenti. Le associazioni di categoria stimano che tale ‘emorragia professionale’ non si arginerà almeno fino al 2025, per via delle grandi ondate di pensionamenti dei medici entrati nel settore sanitario pubblico negli anni Ottanta”.

“Il fatto che la Regione- aggiunge Simeone– non abbia competenze dirette in merito non può essere un alibi per sottrarsi alla responsabilità di agire, presso le sedi competenti, affinchè tale problema venga affrontato e risolto nel più breve tempo possibile. Sul nostro territorio sono quotidiani i casi di medici che vanno in pensione e che non si riescono a sostituire. Così come nei nostri ospedali è strutturale la carenza di posti in pianta organica e di personale da attivare in caso di sostituzioni, come quelle che si sono rese necessarie negli ultimi mesi anche a causa del divampare di focolai Covid e relative quarantene nelle strutture sanitarie. Certo è che si tratterebbe di un primo passo a cui dovrà seguire una attenta riforma del sistema di accesso alle borse di specializzazione, alla formazione post lauream e all’implementazione dei posti per i tirocini nelle strutture sanitarie al fine di non creare imbuti e dare ai medici del futuro un percorso completo di professionalizzazione. Non deve essere l’emergenza a garantire la sanità pubblica, ma una corretta e giusta pianificazione”. “Questo è l’unico modo per assicurare ad ogni paziente la miglior cura possibile da parte di personale estremamente qualificato e competente, evitando il burnout da eccessivo carico di lavoro dei medici già in servizio e di affrontare emergenze, analoghe al Covid-19, ricorrendo a misure straordinarie di assunzione che portano a dotarsi di personale sanitario non adeguatamente preparato”, conclude Giuseppe Simeone.

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