Quirinale, sfioriscono subito le rose: torna il conclave e si riparla del Mattarella bis.
di Alfonso Raimo
Pd-Leu e M5s bocciano i nomi di Salvini. Meglio puntare subito a “una soluzione condivisa su un nome super partes”.
ROMA – Le rose non sono il fiore di questa elezione al Colle. Quella proposta da Matteo Salvini non ha trovato fortuna nel centrosinistra. “Prendiamo atto della terna formulata dal centrodestra che appare un passo in avanti, utile al dialogo. Pur rispettando le legittime scelte del centrodestra, non riteniamo che su quei nomi possa svilupparsi quella larga condivisione in questo momento necessario“, e’ il commento di Pd-Leu e M5s al termine del vertice di Montecitorio. Meglio puntare subito a “una soluzione condivisa su un nome super partes”.
Pd e Leu credono ancora che la soluzione condivisa sia Mario Draghi. Il M5s no. In ogni caso il metodo del confronto con il centrodestra, suggerisce Enrico Letta, deve essere quello pre-Covid delle riunioni “chiusi in una stanza a pane e acqua fino a quando non decidiamo”. È il conclave, in auge ai tempi del centrosinistra di Prodi. Non ha avuto miglior fortuna neppure la rosa che i Cinque stelle hanno portato al tavolo di centrosinistra. “Non possiamo assecondare lo schema di Salvini”, è stato il ragionamento con cui Pd e Leu hanno stoppato la soluzione proposta. Prima di varcare la soglia della riunione, il presidente M5s aveva spiegato ai cronisti che Draghi va tenuto a Palazzo Chigi. Dagli alleati è stato letto con qualche disappunto come un modo per anticipare – e chiudere – una discussione prima ancora che avesse inizio. Così quando Pd e Leu hanno rinviato al mittente la rosa dei nomi M5s, fonti parlamentari dem vi hanno letto il tentativo di chiudere ogni canale di collegamento tra M5s e Lega. Vie di comunicazione che rischiano di portare inesorabilmente oltre Draghi.
Il sospetto di una parte del Pd è che Salvini sfogli la rosa tenendo nascosti i nomi veri su cui puntare, in primis Casellati, ma anche Tajani e Casini. L’ulteriore sospetto dei dem è che il M5s possa convergere. Così, recidere le rose alla base diventa un modo per tenere viva la candidatura del premier. Impresa che oggi appare più difficile, anche a una parte della truppa democratica in Parlamento. Nel Pd qualcuno inizia a pensare al Mattarella bis come uno schema da proporre anche al centrodestra. E non è un caso che sul nome del Presidente della Repubblica convergano 39 schede, nella seconda giornata di votazioni ‘in bianco’. Il congelamento della legislatura salverebbe capre e cavoli da una parte e dall’altra della barricata tra le coalizioni. E consentirebbe di ‘proteggere Draghi’, ma lasciandolo a Palazzo Chigi.
Agenzia DiRE www.dire.it