Magi (Omceo Roma): “Troppa pressione su ospedali e medici di base. Estendere obbligo vaccinale”.

di Chiara Organtini

Il presidente dell’Ordine dei medici di Roma: “I sanitari sono stremati da due anni di pandemia”.

ROMA – “A livello sanitario vedremo gli effetti a breve, più o meno quindici giorni, della riapertura delle scuole. Effetti che possono essere ridotti in modo importante se studenti e personale scolastico, in particolare, si vaccinano al più presto. Con la copertura vaccinale la scuola lavora in sicurezza“. È Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, a spiegare alla Dire cosa attendersi dalla ripresa delle lezioni dopo la pausa natalizia, nel pieno della crescita dei nuovi casi di Covid-19.

Nel Lazio le vaccinazioni sui bambini 5-11 anni e 12-19 anni stanno andando molto bene, ma vi sono bassi numeri assoluti in Italia – mette in guardia Magi – Questo a causa dei dubbi e dei timori dei genitori, ai quali va spiegato ancora una volta quanto sia importante questa immunizzazione, non solo per i bambini e i ragazzi, ma anche per tutti coloro che non si possono vaccinare, persone fragili che finiscono in terapia intensiva”. Per questa ragione, aggiunge il presidente dell’Omceo Roma, “ben venga l’obbligo vaccinale per gli over 50, perché è la fascia che più rischia di finire, come alcuni soggetti fragili, in intensiva. E credo che l’obbligo vada portato al più presto dai 40 anni, del resto l’obiettivo corretto è rendere obbligatorio il vaccino per tutti”.

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Un’immunizzazione che aiuterebbe i servizi sanitari, sotto pressione già ora e che saranno ancora più saturi nelle prossime ore, come spiega Magi: “Già adesso stanno arrivando tante persone tutte insieme in ospedale e questo crea problemi, ci sono le file delle ambulanze e stiamo riducendo la cura degli altri malati; situazioni che abbiamo già vissuto nelle precedenti ondate ma che ora amplificano il loro impatto perché i sanitari sono stremati da due anni di pandemia – sottolinea – e per i quali va organizzato il giusto turnover, perché molti andranno in pensione ma pochi subentreranno. I medici infatti scappano dal Servizio sanitario nazionale per diverse ragioni, tra queste il fatto di ricevere un quarto della remunerazione che i colleghi ricevono negli altri Paesi europei, dove peraltro il numero di medici ed infermieri è persino maggiore”.

Medici che, anche al di fuori degli ospedali, lavorano con molta pressione, spiega ancora Magi: “I medici di base non ce la fanno più, anche perché devono gestire alcuni passaggi burocratici, ma soprattutto perché i malati sono tanti e sono messi in estrema difficoltà dalle richieste di esenzione delle persone che non vogliono vaccinarsi, che minacciano persino i colleghi e si recano all’hub vaccinale con i propri avvocati”.

Un quadro con molte ombre a cui si aggiungono anche le mancanze della medicina territoriale, secondo Magi: “I casi che vediamo in forte aumento in Lombardia sono frutto di questa sanità territoriale che non è stata potenziata, per quanto la delibera per la riforma sanitaria sia stata fatta da poco tempo. Nel Lazio a livello territoriale la medicina sta funzionando, le cure domiciliari sono portate avanti, ma in Lombardia i cittadini non hanno ambulatori dove andare e per una problematica che potrebbe essere gestita a livello ambulatoriale – denuncia infine il presidente dell’Omceo Roma – deve recarsi in ospedale e magari ne esce con il Covid”.

Agenzia DiRE  www.dire.it

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