FROSINONE: Chiesto il processo per l’automobilista che ha travolto e ucciso RENATO SILI a Monte San Giovanni Campano un anno fa.
Si avvicina l’ora della giustizia per i familiari del 79enne di S. Giovanni Campano travolto a due passi da casa mentre attraversava la strada: l’udienza preliminare l’11 di febbraio
Non ha proprio visto il pedone che attraversava la strada davanti a sé e non ha neppure abbozzato un tentativo di frenata, eppure ne avrebbe avuto tutto il tempo e lo spazio, almeno 66 metri. Non basterà per riportare indietro il loro caro, ma avranno quanto meno la consolazione che gli sarà resa un po’ di giustizia i familiari di Renato Sili, il settantanovenne di Monte San Giovanni Campano, nel Frusinate, travolto da una vettura e deceduto tragicamente il 24 febbraio 2021, a due passi da casa. A conclusione delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero della Procura di Frosinone, dott. Vittorio Misiti, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’automobilista che lo ha investito, P. S., 47 anni, pure lui di Monte San Giovanni Campano, per il reato di omicidio stradale, e il Gip del Tribunale, dott. Antonello Bracaglia Morante, riscontrando la richiesta, ha fissato per l’11 febbraio 2022, alle 9.45, nel nuovo palazzo di giustizia di via Calvosa, l’udienza preliminare da cui la famiglia della vittima e Studio3A, che assiste una parte di essa, si aspettano le prime risposte.
“Ricuccio”, com’era chiamato affettuosamente l’anziano, che avrebbe compiuto ottant’anni il 2 aprile 2021 e che godeva ancora di buona salute, il 24 febbraio 2021, alle 18.20, per rincasare stava attraversando la Strada Provinciale 64, che collega la frazione di Porrino al comune di Monte San Giovanni Campano, all’altezza del civico 10, e procedeva con un’andatura inevitabilmente lenta dato che camminava con l’ausilio di due stampelle canadesi: non rileva che l’attraversamento non sia avvenuto sulle strisce pedonali, per il semplice fatto che in quel tratto di strada non ve ne sono. E’ allora che il pedone è stato investito dalla Range Rover condotta dal quarantasettenne, che stava transitando lungo la Sp 64 in direzione Porrino.
Non bastasse, Sili, dopo essere stato caricato sul cofano del fuoristrada, è stato sbalzato nella corsia opposta dove sopraggiungeva una Toyota Yaris guidata da una oggi sessantaseienne, anche lei dei posto, che nulla ha potuto per evitarlo, travolgendolo a sua volta. Una sequenza di urti terribile per il settantanovenne, rovinato esanime sull’asfalto. Immediato l’allarme al 118, ma i sanitari accorsi in ambulanza non hanno potuto che constatarne il decesso, avvenuto nell’immediatezza a causa dei gravissimi politraumi riportati, come confermato anche dall’autopsia affidata al medico legale dott.ssa Vincenza Liviero dal dott. Misiti, che ha aperto un fascicolo a carico del conducente della Range Rover, non assumendo invece provvedimenti nei riguardi dell’altra automobilista, evidentemente del tutto incolpevole: alle operazioni peritali autoptiche ha partecipato anche, come consulente tecnico per la parte offesa, il dott. Augusto Canali, medico legale messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini cui alcuni dei congiunti della vittima si sono rivolti per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, attraverso il responsabile della sede di Roma, Angelo Novelli.
Il Sostituto Procuratore successivamente ha conferito un ulteriore e fondamentale accertamento tecnico, una perizia cinematica per stabilire la dinamica, le cause e tutte le responsabilità del tragico sinistro, affidandola all’ing. Fabrizio Ceramponi. Acquisite quindi anche le conclusioni del Ctu, il Pubblico Ministero ha chiesto il processo per l’indagato perché, per citare l’atto, “con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale e delle più generali regole di diligenza, per colpa, cagionava la morte di Renato Sili”.
All’automobilista, che aveva dichiarato di non aver proprio visto l’anziano e di non aver quindi frenato se non dopo l’impatto, si imputa di non essersi “avveduto in tempo utile della presenza sulla carreggiata del pedone” e di aver finito per “impattare con lo stesso mentre, procedendo con l’ausilio di stampelle canadesi, stava effettuando l’attraversamento della strada per raggiungere la propria abitazione”. La condotta dell’imputato, “causativa dell’evento mortale”, secondo il Pubblico Ministero, così come avevano rilevato fin da subito gli esperti di Studio3A, ha violato svariati articoli del Codice della Strada: il conducente del Suv ha avuto la fatale colpa – conclude il Sostituto Procuratore – “di non conservare il controllo del proprio veicolo e, in particolare, di non compierne l’arresto tempestivo entro i limiti del suo campo di visibilità e dinanzi ad un ostacolo prevedibile e anzi visibile già da una distanza di circa 66 metri, qual era il pedone Renato Sili”. Il quale, sottolinea infine il magistrato, “avrebbe potuto attraversare in qualsiasi punto al strada data l’assenza sulla stessa di attraversamenti pedonali”. Un punto fermo essenziale nell’inchiesta che si confida ora possa sbloccare anche l’aspetto risarcitorio.