Frosinone – Ottaviani, scuole: “Il Governo permetta ai Sindaci di intervenire”.
A riprova di tale impostazione, già in passato le autorità sovraordinate sono state costrette a intervenire per evitare caos interpretativi e per riportare il tutto all’interno del sesto comma dello stesso articolo 50 del Tuel, laddove si rammenta che ‘in caso di emergenza che interessi il territorio di più comuni, ogni Sindaco adotta le misure necessarie fino a quando non intervengano i soggetti competenti ai sensi del precedente comma’, nel combinato disposto proprio con la previsione secondo la quale ‘negli altri casi (come nelle pandemie), l’adozione dei provvedimenti d’urgenza, ivi compresa la costituzione di centri e organismi di referenza o assistenza, spetta allo Stato o alle Regioni’… (quinto comma). Difatti, ormai dal marzo 2020 ad oggi, ininterrottamente, con la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, il Governo ha rimarcato la propria competenza assumendo su di sé poteri straordinari e non derogabili, anche sotto combinatoria di sanzioni penali.
A questo proposito, è intervenuta puntualmente, nelle ultime ore, l’ordinanza del Presidente della Regione Lazio che ha disposto il differimento della riapertura delle scuole al 10 di gennaio, evitando, almeno per ora, la rincorsa al risiko dei singoli Comuni, a tutela delle famiglie, dei docenti e degli alunni. In realtà, le indicazioni sulla curva dei contagi non lasciano ben sperare per ciò che potrà succedere dal 10 di gennaio in poi e, quindi, l’augurio è che per quella data il Governo emani uno specifico provvedimento, come già avvenuto in passato, che permetta ai Sindaci di intervenire su tutto il territorio del proprio Comune, di concerto con i servizi epidemiologici delle unità sanitarie locali, in grado di attestare la effettiva situazione sanitaria con la tempestività del caso. Diversamente, dal 10 gennaio in poi, si rischierebbe di alimentare soltanto l’ulteriore incertezza operativa, che oscilla tra l’interruzione del pubblico servizio dell’istruzione, da una parte, e l’omissione di provvedimenti adeguati e proporzionati alle criticità sanitarie, dall’altra”.