ROMA – “La variante omicron si concentra 70 volte di più nei bronchi e 10 volte meno nei polmoni rispetto alla variante delta. E un conto è avere una bronchite (infezione che si concentra nelle alte vie respiratorie), un altro è avere una polmonite”. Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del San Martino, chiarisce così i quadri clinici che dà la variante omicron, ricordando che “i primi casi visti erano meno impegnativi”.
Una variante, tuttavia, “molto più contagiosa della precedente. Come il morbillo, pone un problema di mobilità, perché potrebbero esserci contemporaneamente milioni di persone che, se non coperte dal vaccino, potrebbero stare male a causa di una forma di influenza forte o di bronchite, sebbene non arrivano ad avere la polmonite. Ogni contagiato potrebbe quindi contagiare fino a 14 persone– fa sapere Bassetti- e questo preoccupa più che l’impatto sulla letalità di questa infezione”.
Ciò che conta, rassicura Bassetti, è che “due dosi di vaccino sono in grado di evitare le forme più impegnative, ma soprattutto che tre dosi di vaccino ripristinano la funzionalità completa del vaccino. Chi ha quindi il triplo vaccino può contagiarsi ma sviluppa sintomi molto blandi. Un paese con oltre il 25% della popolazione con la terza dose non deve essere terrorizzato da questa variante“, aggiunge lo specialista.
L’invito è quello di “far parlare chi fa il medico sul campo, ovvero i medici sudafricani, inglesi o danesi che da un mese vedono questa variante senza vedere un aumento significativo di ospedalizzazioni. Non parliamo di lockdown, né chiudiamo l’Europa- conclude- dobbiamo continuare a vaccinare e a far fare alcune attività solo a chi è guarito e/o vaccinato“.
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