Nodo pensioni, oggi l’incontro tra Draghi e i sindacati.
Alle 18 il premier vede i leader di Cgil, Cisl e Uil. Le posizioni sono al momento lontane e i sindacati minacciano mobilitazioni.
ROMA – La riforma delle pensioni è il nuovo fronte da affrontare per il Governo. Come se non bastassero le divisioni interne, con i partiti della maggioranza ibrida che sostiene l’esecutivo Draghi che hanno idee ben diverse sul tema, all’orizzonte si staglia un possibile scontro con i sindacati. Scenario che il premier Mario Draghi vorrebbe evitare, e in quest’ottica va letta la convocazione di Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi prevista per oggi alle ore 18. Ma le posizioni delle parti, al momento, sembrano molto lontane.
L’IDEA DEL GOVERNO
Il presidente del Consiglio è stato netto: Quota 100 non sarà rinnovata. La norma, introdotta dal Governo Conte I, costa molto e non ha stimolato il ricambio generazionale che era tra i suoi obiettivi. La proposta di Draghi e del ministro dell’Economia Daniele Franco è di varare misure per tornare gradualmente al sistema pre-Quota 100, la legge Fornero tanto osteggiata dalla Lega: magari, una Quota 102 nel 2022 e una Quota 104 nel 2023. Ma l’idea non piace ai sindacati.
LA PROPOSTA DEI SINDACATI
“La nostra proposta unitaria è conosciuta dal Governo da mesi – ha ricordato il leader della Cisl Luigi Sbarra a ‘Repubblica’ -. Noi dobbiamo lasciare alle persone la scelta volontaria di andare in pensione dopo i 62 anni o con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, sapendo che non tutti i lavori sono uguali e che quindi non possono esserlo neanche le regole pensionistiche, quindi c’è la necessità di introdurre elementi di forte flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Inoltre bisogna riconoscere alle donne un anno di contributi in più per ogni figlio, sarebbe un segnale forte a sostegno della genitorialità, e garantire ai giovani, ai quali oggi viene applicato un sistema contributivo puro, e che hanno carriere discontinue una pensione di garanzia”.
LE MINACCE DI SCIOPERO
Ciò che è certo è che i sindacati non ci stanno a restare a guardare. Sbarra ha sottolineato che con il Governo “siamo condannati a lavorare insieme. Serve un metodo di confronto centrato sul dialogo e sulla responsabilità”. Ma ha avvisato: “In caso contrario non resteremo certo con le mani in mano. Se troveremo un muro davanti a noi, o se le nostre rivendicazioni e proposte saranno ostacolate o non prese in considerazione, le mobilitazioni saranno inevitabili nelle prossime settimane e nei prossimi mesi”. Una posizione che fa il paio con quella del segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che ieri, prima della convocazione dei sindacati da parte di Draghi, aveva lamentato la mancanza di coinvolgimento nel dibattito: “Con il premier non abbiamo parlato, e se non succederà saremo costretti a farlo in modo diverso“, le sue parole ad Agorà. Stasera si capirà qualcosa in più sulla volontà delle parti di venirsi – o non venirsi – incontro.
Agenzia DiRE www.dire.it