SALUTE. MOTORE SANITÀ: WEBINAR SU IPERCOLESTEROLEMIA E RISCHIO CARDIOVASCOLARE
Sulla necessità di una maggiore informatizzazione ha parlato anche Roberto Pontremoli, Professore Ordinario Dipartimento Medicina Interna e Specialita` Mediche Universita` di Genova, Direttore Clinica Medicina Interna 2 IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Genova. “Vedo ancora tanta inerzia terapeutica, sia nelle figure professionali, anche degli specialisti – per motivi vari – sia della medicina generale”, sottolinea Pontremoli. “Che cosa può vincere allora questa inerzia terapeutica? La divulgazione e gli aspetti educazionale di cui, secondo me, c’è ancora bisogno a tutti i livelli. È necessaria anche una maggiore informatizzazione che può portare a una semplificazione. I farmaci ci sono e sempre più li utilizziamo, però a mio avviso c’è anche bisogno di molta informazione. Il caso dei nutraceutici è esemplificativo: molto spesso la nutraceutica costituisce quasi un ostacolo all’implementazione di terapie ipocolesterolemizzanti adeguate. Senza negare che a ognuno va dato il proprio spazio, quando la prevenzione cardiovascolare si sposta in contesti più avanzati è quasi ridicolo che il paziente voglia un farmaco a pagamento e non assuma una terapia di approvata efficacia che è rimborsata”. C’è poi un altro aspetto, sottolineato dal dottor Gaetano De Ferrari, Direttore SC di Cardiologia – AOU Citta` della Salute e della Scienza, Presidio Molinette: “Credo in una catena di figure professionali che siano tutte concordi. L’educazione, anche quella del paziente, è essenziale. Sia i medici di base sia gli specialisti devono concorrere per la stessa indicazione. Per quanto riguarda la medicina di base, credo sia interessante il paragone fra l’Italia e l’Inghilterra. 15 anni fa circa, i medici di base in Italia venivano multati se usavano una statina ad alta intensità – fuori budget – e questa faceva bene al paziente. Contestualmente i medici di base in Inghilterra venivano premiati se raggiungevano il target terapeutico, quindi esattamente l’approccio opposto. Sarebbe bello se si pensasse di iniziare a gratificare sulla base del raggiungimento degli obiettivi, non sul mero risparmio economico. Credo che i tempi siano maturi per cambiare un po’ la filosofia: pay for results”.