Foligno, 5 ott.- “La Regione Umbria avrà a disposizione circa mezzo milione di euro per avviare lo screening gratuito dell’epatite C. Una cifra che speriamo in futuro possa essere implementata, perché non sarà chiaramente sufficiente a soddisfare l’obiettivo di arrivare a questa micro eliminazione di HCV”. Lo ha dichiarato il Dottor Mariano Quartini, Direttore S.C. Epatologia, Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva A.O. “S. Maria” di Terni, intervenuto in occasione del corso di formazione ECM sulla gestione dei tossicodipendenti con epatite C, organizzato dal provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie. Il corso, dal titolo ‘EPATITE C E DIPENDENZE: L’IMPORTANZA DI UN PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO SEMPLIFICATO – Esperienze a confronto nella Regione Umbria’, rientra nell’ambito di ‘Hand – Hepatitis in Addiction Network Delivery’, il progetto di networking a livello nazionale patrocinato da quattro società scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD) che dal 2019 coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i Centri di cura per l’HCV afferenti a diverse città italiane.
Quartini ha aggiunto che “il famoso Decreto Milleproroghe, che ha finanziato questa iniziativa, ha individuato i soggetti sui quali intervenire, ossia soggetti di popolazione particolare, ad esempio gli afferenti ai Ser.D. e i tossicodipendenti ed alcune fasce di età” ed ha spiegato che “è necessario avviare una collaborazione tra la Regione e noi specialisti ma anche con i medici che si trovano di fronte questa situazione, compresi i medici di medicina generale, per individuare un progetto di ricaduta pratica di questo intervento e, successivamente, individuare come allocare le risorse”. Mariano Quartini ha sottolineato che “chiaramente, mentre per le popolazioni speciali è quasi semplice perché ci rivolgiamo alle strutture di riferimento, sappiamo quante persone sono e possiamo discutere sui costi delle procedure diagnostiche e poi della terapia, diverso è il caso della popolazione della fascia di età dei 20 anni su cui dovremo intervenire ed il rapporto con i medici di medicina generale”.
Al corso ha preso parte anche il Dottor Marco Cuccuini, Dirigente Medico, Responsabile Ser.D. Usl Umbria 2, che si è soffermato sulle iniziative da mettere in campo, in particolare sui “test rapidi che- ha informato- rappresentano una risorsa estremamente importante che si aggiunge alle attività presenti nei servizi e che consente di evidenziare tutta quella popolazione che fino ad ora ha sempre rifiutato il test perchè, a causa della tipologia dell’infezione stessa, si considerava non suscettibile all’infezione o di non averla”. Cuccuini ha inoltre spiegato che “questo è vero soprattutto nei giovani utenti che accedono al servizio, poiché rispondono molto bene all’utilizzo dei test rapidi. Ecco perché ritengo che la prima cosa da fare sia proprio quella di incentivare lo screening dei servizi per le tossicodipendenze, nelle carceri e nel territorio, favorendo gli screening anche negli eventi particolari”.
Parlando dei pazienti il Dottor Cuccuini ha informato che “quelli che afferiscono alla nostra struttura, che è un servizio che comprende più tipologie di dipendenze, lo screening fino ad ora è stato fatto soprattutto nelle persone con tossicodipendenza da sostanze illegali, quindi la tossicodipendenza classica. Attualmente, l’obiettivo è quello di estenderlo ad altre popolazioni di tossicodipendenti che vi afferiscono”. Cuccuini ha precisato che “abbiamo circa 600 tossicodipendenti che afferiscono come tossicodipendenze illegali e di queste è stato testato il 60%, di cui il 72% è risultato positivo all’epatite C. Si tratta di una popolazione estremamente suscettibile all’infezione. Da noi afferiscono altre persone con differenti tipologie di dipendenze e anche a loro bisognerebbe estendere il test rapido, strumento molto importante anche per i loro familiari”. Sul fronte dell’epatite C, il Dottor Cuccuini ha inoltre raccontato di aver avuto e trattato “68 persone, nel 95% delle quali abbiamo avuto una guarigione ed un’assenza di effetti collaterali significativi. Un fatto estremamente importante, perché ha garantito a più persone di poter accedere alla terapia, mentre in passato, con i vecchi protocolli, l’interferone risultava estremamente complicato proprio a causa dei suoi effetti collaterali”.
Parlando di farmaci impiegati nella cura e nel trattamento dell’epatite C, il Dottor Quartini ha affermato che “l’Umbria, come la gran parte d’Italia, è nella condizione di poter rispondere alle esigenze di cura e di trattamento di tutti i soggetti con epatite C, grazie alla possibilità di avere farmaci potenti, molto efficaci e molto meno costosi rispetto all’inizio di questa disponibilità. Oggi qualsiasi paziente, giovane o anziano, con malattia lieve o avanzata, si trova nella condizione di essere curato”. Quartini ha infine reso noto che “l’obiettivo della cura è rivolto sia al singolo soggetto, che ha l’obiettivo di non avere più il virus e di bloccare alcuni meccanismi di avanzamento della malattia stessa, sia di interesse generale, per cui trattare sempre più persone può far raggiungere l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il 2030 di arrivare ad una significativa e drastica riduzione delle infezione da anti-HCV”, ha concluso.