FROSINONE, LEGAMBIENTE: REALIZZARE UN PARCO FOTOVOLTAICO NELL’AREA DELL’AEROPORTO MILITARE E COSTRUIRE UNA RETE DI COMUNITA’ ENERGETICHE PER UNA PROFONDA RICONVERSIONE ECOLOGICA DEL TERRITORIO.
Premessa
“Non c’è più tempo!” Ormai non sono solo più Greta Thumberg e i ragazzi dei Fridays for Future a gridare al mondo l’urgenza di fermare la crisi climatica. Che gli scenari prefigurati dalla scienza e testimoniati dalla impressionante sequela di eventi climatici estremi di questa estate sia drammatica e tale da richiedere una profonda trasformazione economica e sociale improntata alla ecosostenibilità, è ormai riconosciuto dalle voci più autorevoli che si levano da tutto il mondo, a partire dal Segretario Generale dell’ONU fino al premier Mario Draghi.
Il grido d’allarme fatica però a tradursi in azioni concrete, mentre la politica e l’industria sembrano dediti a dipingere di verde qualunque iniziativa pur di attingere ai fondi del PNRR, anziché virare con decisione verso una conversione ecologica radicale e credibile. In particolare, suscita sconcerto la passività con la quale la classe politica che governa i territori sta alla finestra in attesa di soluzioni miracolose calate dall’alto, a cui magari finisce con l’opporsi sulla base di un conservatorismo localistico e miope superato dalla storia e dall’urgenza del momento storico che viviamo.
Legambiente, a tutti i livelli associativi, ritiene invece che sia necessario avanzare proposte concrete “dal basso” per realizzare entro i tempi richiesti dall’Europa e imposti dall’acuirsi dell’emergenza climatica la trasformazione indispensabile per restituire la speranza di un pianeta vivibile alle giovani generazioni.
La nostra proposta
È con questi presupposti che il Circolo “Il Cigno di Frosinone” e Legambiente Lazio intendono lanciare un’idea progettuale ambiziosa ma concretamente realizzabile per il capoluogo ciociaro che va nella direzione di rafforzare il pilastro portante della transizione ecologica, vale a dire il passaggio dalle fonti fossili alle energie rinnovabili, la cui repentina accelerazione è indispensabile se si vogliono centrare gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’UE e necessari alla mitigazione climatica. Al centro della nostra idea si colloca la riconversione della vasta area (circa 100 ettari) attualmente occupata dall’aeroporto militare “G. Moscardini”, che a seguito della prossima dismissione, conseguente al trasferimento della scuola di volo elicotteri già decisa dai vertici dell’Aeronautica, è nelle condizioni di poter trovare una nuova destinazione.
La nostra proposta, indirizzata alla politica locale e alle parti sociali ed economiche del territorio oltre che ai cittadini, è quella di realizzare nell’area in questione (o anche solo su una parte di essa) un grande parco fotovoltaico (FV) potenzialmente in grado di coprire il fabbisogno elettrico futuro di una parte significativa della città di Frosinone attraverso la produzione di energia pulita e rinnovabile. L’impianto potrà essere composto da diversi moduli: il principale sarà dedicato alla produzione mediante l’installazione di pannelli FV ad inseguimento solare (occupando prioritariamente le superfici già impermeabilizzate dell’area), da collegare a sistemi di accumulo dell’energia prodotta in grado di assicurare la necessaria sicurezza e flessibilità della rete senza dover ricorrere a centrali basate su combustibili fossili. Altri spazi potranno essere destinati ad applicazioni di ricerca e sviluppo nel settore in tumultuosa crescita delle energie rinnovabili, mediante l’attivazione di collaborazioni con enti di ricerca, l’Università di Cassino e aziende del territorio. In particolare, si potrà dare nuova linfa al settore agricolo, che costituisce ancora oggi una delle attività economiche di elezione per la Ciociaria, realizzando su parte dei suoli non consumati una sperimentazione della tecnologia agrifotovoltaica, che rappresenta una delle applicazioni più promettenti del FV, in grado di salvaguardare la produzione agricola riducendo i fabbisogni irrigui e di integrare al tempo stesso il reddito delle aziende agricole attraverso la cessione dell’energia prodotta.
Altri moduli potranno vedere la realizzazione di pensiline fotovoltaiche collegate a colonnine di ricarica per veicoli elettrici (utilizzabili in futuro anche nella modalità “vehicle to grid” (V2G) che ci si attende possa giocare un ruolo importante nella stabilizzazione della rete elettrica), e/o l’installazione di piccoli impianti a scopo dimostrativo e di ricerca basati su nuove tipologie di pannelli FV ad alta efficienza, su sistemi di accumulo innovativi o su altre fonti di energia rinnovabile (solare termodinamico, geotermia, mini-eolico, ecc.).
Ma non è tutto: il ruolo chiave giocato dalle fonti rinnovabili nel modello energetico in via di costruzione dovrà essere oggetto di divulgazione e di educazione scolastica sul campo: il nuovo parco potrà diventare meta di visite guidate di scolaresche, incorporando al suo interno spazi dotati di moderni ausili didattici per una comprensione del valore delle energie del futuro basata sull’osservazione diretta.
Lo strumento normativo che consentirà ai frusinati di beneficiare dell’energia rinnovabile prodotta in loco è quello delle comunità energetiche, nella formulazione del decreto legislativo, oggi all’esame del governo, di recepimento della Direttiva UE cd. RED II, che all’art. 31 prevede la possibilità per persone fisiche, PMI, enti territoriali e del terzo settore di organizzarsi allo scopo di condividere l’energia autoprodotta da destinare dell’autoconsumo e, in subordine, alla vendita a terzi o alla rete elettrica nazionale. Si tratta di un’opportunità formidabile per l’intera città, che con la regia degli enti territoriali, Comune di Frosinone in primis, potrà realizzare un modello avanzato di democrazia energetica che coniughi salvaguardia ambientale, innovazione, sviluppo economico e solidarietà con i meno abbienti affetti da povertà energetica. Su quest’ultimo aspetto c’è un precedente significativo in una recente esperienza di comunità energetica nata in un quartiere di Napoli, dove è stato possibile fornire un sostegno concreto a famiglie bisognose mediante incentivi economici e interventi di sensibilizzazione ed educazione sull’importanza di un uso razionale dell’energia. In sintesi, attraverso le comunità energetiche verrà data a tutte le famiglie di Frosinone la possibilità di approvvigionarsi di energia elettrica rinnovabile prodotta sul territorio, con vantaggi sia ambientali che economici.
Per una realtà come Frosinone, in cima alle classifiche delle città più inquinate d’Italia, la disponibilità di energia pulita a basso costo distribuita sotto l’egida dell’amministrazione pubblica può altresì costituire un’occasione unica per abbattere le emissioni di polveri sottili causate dai vecchi sistemi di riscaldamento a biomasse e da un parco auto circolante ad elevato impatto sulla qualità dell’aria. I gestori delle comunità energetiche possono infatti decidere da un lato di agevolare opportunamente la sostituzione di stufe o camini a biomassa legnosa con pompe di calore ad alto rendimento e dall’altro incentivare il passaggio alla mobilità elettrica mediante l’installazione di stazioni di ricarica gratuita per veicoli elettrici da collocarsi all’interno del perimetro di ciascuna comunità (idealmente, nel centro urbano e in prossimità delle scuole e delle realtà produttive locali) così da recare benefici concreti ai propri membri.
Ma le ricadute potenziali di un progetto così ambizioso non finiscono qui: la disponibilità di una linea elettrica ad alta tensione – necessaria per l’allaccio del nuovo impianto fotovoltaico alla rete nazionale – potrebbe anche richiamare ulteriori investimenti nel settore delle rinnovabili e, perché no, stimolare indirettamente la realizzazione delle bonifiche nelle zone più compromesse nella Valle del Sacco, fra cui l’ecomostro della ex discarica di Via Le Lame. Le leggi in vigore prevedono infatti incentivi ad hoc per l’installazione di impianti FV su terreni bonificati e su discariche chiuse. Pur sottolineando che non si dovranno permettere pericolose scorciatoie che bypassino l’effettivo completamento delle bonifiche, riteniamo che questa ulteriore opportunità non debba essere tralasciata.
Il percorso da attuarsi per la realizzazione di una tale iniziativa dovrà prevedere la firma di un accordo con il Ministero della Difesa per la messa a disposizione dell’area di sedime militare agli enti locali. Questi ultimi potranno consorziarsi ed indire un bando di gara per la realizzazione dell’impianto e delle opere accessorie e compensative, accedendo a pieno titolo ai fondi del PNRR e riservandosi la regia dell’intera operazione, il cui momento centrale sarà l’apertura di una grande consultazione pubblica per la costituzione, in modo articolato e con l’opportuna gradualità, di più comunità energetiche, in funzione della soglia massima di potenza che sarà stabilita dal legislatore nella forma definitiva del decreto in questi giorni in esame. Ad esse saranno invitate ad aderire le imprese del territorio, per un rilancio del tessuto industriale del comprensorio frusinate nella direzione della transizione ecologica e per interventi concreti diretti alla riduzione dei consumi energetici. Ciò potrà condurre alla creazione di una filiera locale nei settori economici collegati alle rinnovabili e all’efficientamento energetico, con un forte impulso che si aggiungerà a quello collegato all’ecobonus.
I nostri NO
Un tale progetto, per le sue caratteristiche e per la valenza innovativa che lo sottende, si pone oggettivamente in aperta contrapposizione con il ventilato aeroporto di Roma-Frosinone, oggetto in questi mesi di una intensa azione di lobbying da parte dei promotori dell’APARF. Pur non ricadendo all’interno del perimetro dell’attuale aeroporto militare (la nuova pista di decollo e atterraggio sarebbe confinante con l’area occupata dal Moscardini), è infatti evidente l’incompatibilità di una tale proposta con quella da noi delineata, non foss’altro perché con l’installazione dei moduli FV a terra e dei tralicci dell’alta tensione verrebbe meno la fascia di rispetto ai lati della pista di atterraggio. Abbiamo già dichiarato la nostra ferma opposizione a questo progetto, ispirato a un modello di sviluppo ormai superato che ha prodotto solo guasti ed esternalità negative, in ragione del suo impatto ambientale su un territorio già martoriato da un inquinamento pluridecennale. L’idea progettuale che lanciamo ora guarda invece al futuro, a quella riconversione ecologica senza la quale condanneremo la navicella Terra su cui viaggiamo all’inabitabilità.
Conclusioni
Siamo pronti a confrontarci con tutti sulla fattibilità concreta della nostra proposta, che auspichiamo divenga terreno di confronto fra i candidati a sindaco nelle elezioni comunali del 2022. Si tratta per ora, come è evidente, solo di un’idea di massima che andrà sviluppata e perfezionata con il concorso di tutti i soggetti che vorranno contribuire ad un progetto che potrà fungere da apripista per iniziative simili da attuarsi in altre realtà di provincia. L’ambizione, o se si preferisce il sogno, è quello di realizzare un’iniziativa visionaria ma al tempo stesso basata su solidi presupposti, che guardi lontano e segni un radicale cambio di passo rispetto alle politiche fallimentari del passato. Per quanto ci riguarda, siamo pronti a scommettere su di essa e a costruire alleanze trasversali a tutto campo per la sua riuscita.
Stefano Ceccarelli Roberto Scacchi
Presidente Presidente
Circolo Legambiente “Il Cigno” di Frosinone APS Legambiente Lazio