La situazione drammatica delle donne afghane, dopo vent’anni, un fallimento gigantesco dell’Occidente! La situazione delle mamme italiane che rischiano di non poter decidere liberamente in merito al pharmakon da somministrare a se stesse e ai propri figli! Si tratta di due situazioni che non sono paragonabili, se non ad un livello simbolico.
Eppure, e ti basta entrare ai Musei Vaticani per capirlo, il simbolo è tutto! Viviamo in un mundus symbolicus, non comprendere questo significa fallire ancora, ancora e ancora e ancora nella lotta per la libertà.
Nel mondo dei simboli, Antigone, che lotta contro la legge ingiusta e viene condannata a morte, è l’archetipo della ribelle. Sono stata Antigone molte volte! Oggi so che, imparando dagli errori, è possibile cambiare la narrazione e il finale della storia. Il finale non cambia rifiutando una portata del pranzo e chiedendone un’altra, anche se si convince il sistema a cambiare una portata, infatti, poi ne imporrà un’altra e poi un’altra ancora. Bisogna togliere al potere i sostegni fin dalle basi, e questi sono i suoi simboli, le sue narrazioni, che sono i nostri simboli, le nostre narrazioni. Fino a che non si comprenderà che il mondo è negli occhi di chi lo guarda, si combatterà sempre una lotta perdente.
Io non voglio essere credibile, non voglio che “si creda” in me, preferisco accendere spunti di riflessione. Nessuno può liberare nessuno, eccetto se stesso. Il mondo della sedicente spiritualità, e non solo quello, è pieno di personaggi in cerca di “credibilità”, che dicono alla gente quello che la gente vuole sentirsi dire per avere consenso. Bisogna cambiare la simbolica politica che ci portiamo dentro, questa è la vera rivoluzione! È una rivoluzione interiore e profonda, ma ne vale la pena, anzi, a dire il vero, è il fine stesso della vita: la libertà da ogni credenza mentale!
Se abbiamo un nemico questo è il luogo comune. La banalità è il dramma più grande di questa epoca e ultimamente è peggiorato,
oggi persino i filosofi sono banali.
Eppure, Hannah Arendt ce lo aveva insegnato che il male è la banalità.
Come puoi vedere dalla foto, ti scrivo dalla cima della montagna Haleakala (che significa casa del sole) che si trova sull’isola di Maui. Nella mitologia hawaiana, Maui è un semidio legato al mito della nascita delle Hawaii. Il suo mito racconta che la nonna di Maui si lamentasse per via del fatto che il suo Kapa (l’abito Hawaiano tradizionale) non si asciugava al sole perché il giorno era troppo corto. Allora Maui scalò la montagna Haleakala e legò il sole con una corda fatta con i suoi peli pubici. Il sole lo pregò di liberarlo e lui acconsentì a patto che allungasse la durata dei giorni.
Da allora i giorni sono più lunghi d’estate e più corti d’inverno.
Mi sembra un mito bellissimo sul quale riflettere in tema di libertà.
Riguardo ad Antigone, invece, devo dire che la amo molto perché rappresenta la mia natura. Credo che sia giunto per Antigone il momento di scalare la montagna e di fermare il sole, di entrare nei Musei Vaticani e di togliere al potere il sostegno fin dalle sue radici simboliche.
La libertà non è un pranzo di gala
La situazione drammatica delle donne afghane, dopo vent’anni, un fallimento gigantesco dell’Occidente! La situazione delle mamme italiane che rischiano di non poter decidere liberamente in merito al pharmakon da somministrare a se stesse e ai propri figli! Si tratta di due situazioni che non sono paragonabili, se non ad un livello simbolico.
Eppure, e ti basta entrare ai Musei Vaticani per capirlo, il simbolo è tutto! Viviamo in un mundus symbolicus, non comprendere questo significa fallire ancora, ancora e ancora e ancora nella lotta per la libertà.
Nel mondo dei simboli, Antigone, che lotta contro la legge ingiusta e viene condannata a morte, è l’archetipo della ribelle. Sono stata Antigone molte volte! Oggi so che, imparando dagli errori, è possibile cambiare la narrazione e il finale della storia. Il finale non cambia rifiutando una portata del pranzo e chiedendone un’altra, anche se si convince il sistema a cambiare una portata, infatti, poi ne imporrà un’altra e poi un’altra ancora. Bisogna togliere al potere i sostegni fin dalle basi, e questi sono i suoi simboli, le sue narrazioni, che sono i nostri simboli, le nostre narrazioni. Fino a che non si comprenderà che il mondo è negli occhi di chi lo guarda, si combatterà sempre una lotta perdente.
Io non voglio essere credibile, non voglio che “si creda” in me, preferisco accendere spunti di riflessione. Nessuno può liberare nessuno, eccetto se stesso. Il mondo della sedicente spiritualità, e non solo quello, è pieno di personaggi in cerca di “credibilità”, che dicono alla gente quello che la gente vuole sentirsi dire per avere consenso. Bisogna cambiare la simbolica politica che ci portiamo dentro, questa è la vera rivoluzione! È una rivoluzione interiore e profonda, ma ne vale la pena, anzi, a dire il vero, è il fine stesso della vita: la libertà da ogni credenza mentale!
Se abbiamo un nemico questo è il luogo comune. La banalità è il dramma più grande di questa epoca e ultimamente è peggiorato, oggi persino i filosofi sono banali.
Eppure, Hannah Arendt ce lo aveva insegnato che il male è la banalità.
Come puoi vedere dalla foto, ti scrivo dalla cima della montagna Haleakala (che significa casa del sole) che si trova sull’isola di Maui. Nella mitologia hawaiana, Maui è un semidio legato al mito della nascita delle Hawaii. Il suo mito racconta che la nonna di Maui si lamentasse per via del fatto che il suo Kapa (l’abito Hawaiano tradizionale) non si asciugava al sole perché il giorno era troppo corto. Allora Maui scalò la montagna Haleakala e legò il sole con una corda fatta con i suoi peli pubici. Il sole lo pregò di liberarlo e lui acconsentì a patto che allungasse la durata dei giorni. Da allora i giorni sono più lunghi d’estate e più corti d’inverno.
Mi sembra un mito bellissimo sul quale riflettere in tema di libertà.
Riguardo ad Antigone, invece, devo dire che la amo molto perché rappresenta la mia natura. Credo che sia giunto per Antigone il momento di scalare la montagna e di fermare il sole, di entrare nei Musei Vaticani e di togliere al potere il sostegno fin dalle sue radici simboliche.
Antigone decide di contravvenire alla legge ingiusta del re che non vuole che Polinice, suo fratello, venga sepolto. In accordo con la loro religione, i greci credevano che chi non veniva sepolto non potesse avere pace dopo la morte, non potesse discendere nell’Ade, ma fosse costretto a vagare come uno spirito in pena, Antigone decide di contravvenire alla legge del re e di seppellire suo fratello, per evitare che il cadavere venga divorato dagli animali. Per questo viene condannata a morte.
Dopo molte vite spese a rappresentare Antigone, oggi so che il mio vero nemico non è il re, Creonte, ma la mia stessa credenza che mi dice che se il corpo non viene sepolto l’anima debba per sempre vagare in pena.
In questa vita, infatti, ho viaggiato molto e ho conosciuto i nagpa del Tibet e persino una rogyapa, una squartatrice. Chi sono costoro? Sono i sacerdoti del cosiddetto Sky Burial, il Funerale Celeste che ancora oggi viene celebrato in alcune parti del mondo come in Tibet, presso i seguaci del buddhismo tantrico o in India, presso i parsi seguaci dello zorastrismo. In Tibet ,il nagpa è lo sciamano psicopompo che accompagna l’anima del morente attraverso lo Yoga del Bardo e il rogyapa è colui che fa a pezzi il cadavere. I resti umani vengono poi esposti sulla cima di una montagna o sui rami in un albero affinché gli avvoltoi possano prenderli, cibarsene e portarli in cielo affinché il morente possa trovare pace. A volte vengono anche gettati nei fiumi perché siano mangiati dai pesci.
Un nagpa, uno sciamano tibetano, direbbe di Antigone che è morta invano.
Le credenze sono alla base della formazione di un popolo. Il punto non è aderire a una o all’altra credenza, il punto è essere consapevoli che una credenza non è mai la verità.
In questa vita io sono ancora una volta Antigone, perché non posso essere altro, questa è la mia natura, però non intendo in nessun modo rendere Ismene sbagliata (Ismene è la sorella di Antigone che, nel mito, fa la scelta opposta a quella di Antigone, e cioè si conforma alle leggi del re e della Polis). In questa vita io sono sempre Antigone, ma questa volta non permetterò che mi uccidano. Ho preso coscienza del mio nemico, esso era dentro di me e in nessun altro luogo, l’ho guardato negli occhi e, senza neppure che avessi bisogno di alzare la spada, si è dissolto; era fatto di niente, era solo un’ombra.
Lasciare le proprie credenze è la cosa più difficile per l’individuo umano, è molto più facile combattere fino alla morte contro un presunto nemico esterno, piuttosto che dissolvere il nemico interno. Ma fino a che il nemico interno non sarà sconfitto, la storia si ripeterà sempre.
Toglieremo le mascherine e poi un’altra pandemia, un altro miracoloso rimedio, un’altra grande protesta, da trecento anni a questa parte è così. Il ventennio è ciò che marchia i popoli a sangue, è un tempo simbolico. Io non mi aspetto nulla dall’umanità, ma, come bene disse Brodskij, il singolo individuo può sempre farcela.
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