Cara/o immaginalista,
gli scienziati definiscono l’epoca geologica in cui viviamo Antropocene,
perché è l’era in cui sono gli esseri umani, con i loro comportamenti,
a modificare la terra e gli equilibri naturali.
È urgente cambiare la nostra alimentazione.
L’industria degli allevamenti e della pesca intensiva causa almeno un terzo
delle emissioni di gas serra, responsabili dell’aumento delle temperature
e dunque del cambiamento climatico (studio su Nature dell’8 marzo 2021).
Stiamo vivendo giorni infuocati, le temperature superano i 40 gradi
in quasi tutte le città italiane, gli incendi bruciano boschi e uccidono animali e persone
in tutto il Pianeta, dalla Siberia alla Turchia, dalla California alla Sardegna.
Per contenere il riscaldamento globale,
non è più sufficiente l’energia pulita e la riduzione dei combustibili fossili
nelle industrie e nei trasporti, ma è indispensabile attuare la rivoluzione del cibo.
(Commissione intergovernativa sul cambiamento climatico dell’Onu, 2019).
Ora, adesso, subito. Il momento è ora.
Le quantità di gas serra che derivano dagli allevamenti di bestiame sono più o meno pari alle emissioni di tutti i camion, le auto, gli aerei e le navi del mondo (stime Fao).
Se la popolazione dei paesi industrializzati riuscisse a raddoppiare entro il 2050
il consumo di vegetali e dimezzasse quello di zuccheri, farine raffinate e carni rosse e trasformate, si rallenterebbe il riscaldamento globale e si eviterebbero almeno 11 milioni di morti premature ogni anno, dovute ad abitudini alimentari malsane (Commissione EAT – The Lancet).
L’allevamento di mucche, pecore e capre è il principale responsabile delle emissioni
di metano, gas prodotto dalla digestione dei ruminanti,
che contribuisce all’effetto serra.
Gli allevamenti intensivi contribuiscono anche alla formazione di polveri sottili,
le piccolissime particelle che penetrano
nei polmoni e nel sangue.
Si devastano immense aree forestali per gli allevamenti intensivi e la produzione
di soia come mangime per gli animali o di palme da olio come ingrediente
di cibi processati e industriali. Vengono emesse grandi quantità
di carbonio nell’atmosfera quando si abbattono gli alberi delle foreste
e così si devastano gli habitat naturali e si eliminano polmoni verdi della terra.
Per non parlare delle condizioni aberranti in cui vivono gli animali negli allevamenti, costretti in celle grandi quanto il loro corpo, impossibilitati a muoversi e sottoposti a mangimi arricchiti di ormoni e antibiotici.
Mangiare è fare anima!”
Fare anima significa riconquistare l’aspetto sacro del cibo e del mangiare. “Io credo che imparare a mangiare sia il modo migliore di apprendere un’ecologia profonda che è la capacità di guardare la natura con gli occhi della natura
anziché dalla prospettiva della logica antropocentrica.”
“Mangiare ha a che fare con la vita, ma mangiare ha anche a che fare con la morte.
Nella nostra epoca fai fatica ad accorgertene, dopotutto è l’epoca in cui “si vende cibo già cotto nelle piazze”. È difficile trovare il tempo per andare personalmente al mercato, pulire e tagliare le verdure con le tue mani e poi continuare a dissolverne le forme, i colori, la consistenza, masticandole, e masticarle bene fino a renderle succo
in bocca e poi seguire con l’occhio interiore il loro decorso nel corpo, osservando
gli organi che le dissolvono trasformandole in qualcosa che non è più visibile: energia, idee, sentimenti, respiro… Ecco, tutto questo è “fare anima”. Con questa espressione intendiamo, infatti, ricondurre un’immagine apparentemente concreta e sostanziale alla sua reale natura, che è anima, invisibile.”
“Mangiare significa riassorbire le immagini, dissolverle nell’invisibilità,
riportare gli oggetti alla loro essenza animica”.
Selene Calloni Williams. “Il cibo del risveglio”. Ed. Mediterranee
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