GENOVA – “Carlo è vivo e lotta insieme a noi. Le nostre idee non moriranno mai”. Genova, piazza Alimonda, 20 luglio 2021. Sono da poco passate le 17.27 e il tempo per un attimo si è fermato lì dove vent’anni fa crollava a terra Carlo Giuliani, 23 anni, colpito a morte dal proiettile partito dall’arma di servizio del carabiniere Mario Placanica a bordo di un defender. Tocca a Giuliano Giuliani, papà di Carlo, ricostruire dal palco quei tragici momenti. I cellulari si alzano a centinaia per immortalarlo, vent’anni fa i social non c’erano, le dirette erano solo in tv, non su Facebook, Instragram e Tiktok. Giuliano, indossa una maglietta che recita “beato chi crede nella giustizia perché verrà giustiziato” e ricorda: “Carlo ha visto la pistola puntata e caricata, raccoglie l’estintore da terra per cercare di disarmare. Compie, secondo me, un gesto di difesa, ma non fa a tempo perché dalla pistola partono due colpi e il primo proiettile s’infila nella faccia di Carlo, sotto l’occhio”.
Il racconto lascia poi spazio per un attimo allo sfogo contro la giustizia e i magistrati Silvio Franz ed Elena Daloisio definiti “squallidi. Non è possibile che gente del genere amministri la giustizia perché amministrare la giustizia è una cosa troppo importante per un Paese che vuole essere democratico. Bisogna pretendere giustizia e questa gente deve essere messa a fare dell’altro perché questa è la riforma della magistratura”.
Poi il silenzio, l’applauso e il grido della piazza. Prima musica e politica. Finché non è scoccata l’ora fatidica, il ricordo di Carlo è stato una festa, la festa di piazza di Alimonda, di chi vent’anni fa era a Genova a manifestare pacificamente contro “gli otto grandi” blindati a Palazzo Ducale, e di chi di Giuliani, Diaz e Bolzaneto ha sentito parlare solo in tv, sui social e in tante altre piazze. Come tutti i 20 luglio da quel 2001 che ha segnato un punto di non ritorno, piazza Alimonda diventa l’ombelico di Genova. Ma quest’anno, per salutare Carlo 20 anni dopo, c’è tanta, tanta gente di più, arrivata come allora da tutti gli angoli del Paese e da tanti luoghi sparsi per il mondo. Bandiere, striscioni e magliette si sprecano e confondono, tra birre, abbracci e discussioni.
Ci sono i giovani del collettivo studentesco che ricordano come un altro mondo sia “still possible”, ci sono gli attivisti no Tav a tenere alte le bandiere della loro battaglia, ci sono i genovesi antifascisti per non dimenticare le radici politiche della Superba. E c’è un lunghissimo striscione a ricordare le tante “vittime dello Stato”, da Carlo Giuliani a Federico Aldrovandi, da Stefano Cucchi a Giuseppe Pinelli, da Giorgiana Masi a Serena Mollicone. Poi arriva Cisco sul palco, al suo fianco sale Manu Chao: loro si abbracciano, la piazza si scatena. “E se io muoio da partigiano, tu mi devi seppellir”.
Il fiore del partigiano oggi sono i tanti girasoli piantati da chi passa davanti al cippo, proprio lì dove vent’anni fa Carlo crollava a terra e veniva calpestato due volte da un defender dei Carabinieri. Dopo il silenzio e la lacrime. Poi la festa riprende e continuerà fino a sera.
HAIDI GIULIANI: “VOGLIAMO POLIZIA A SERVIZIO DEI CITTADINI”
“Vogliamo una Polizia al servizio e al fianco dei cittadini. I cittadini non sono i nemici, c’è molto da cambiare”. Così Haidi Giuliani, oggi pomeriggio in piazza Alimonda a Genova, per il ventennale dell’uccisione del figlio Carlo durante le manifestazioni no global contro il G8 nel capoluogo ligure.
L’ex senatrice si rivolge all’ex capo della Polizia, Franco Gabrielli: “Signor Franco Gabrielli, due anni fa ci ha chiesto di voltare pagina, ha detto ‘basta parlare di G8’. Però ha continuato a promuovere i condannati per i pestaggi alla Diaz. Come la chiamiamo questa se non ipocrisia? E noi come possiamo fidarci di un capo della Polizia ipocrita? Dimostri di voler voltare pagina e di voler riformare la Polizia che è di Stato, a servizio dei cittadini e non è un’arma”.
CORTEO ‘VIOLA’ LA ZONA ROSSA DI 20 ANNI FA
Il corteo partito da piazza Alimonda dopo la commemorazione di Carlo Giuliani è arrivato in piazza De Ferrari e ha violato simbolicamente quella che venti anni fa era la zona rossa. I manifestanti sono entrati a Palazzo Ducale, blindato in quei giorni del luglio 2001 per ospitare gli incontri ufficiali degli otto grandi della Terra. Tra cori contro il sistema, contro la Polizia e contro i fascisti, il corteo si è poi fermato nella vicina piazza Matteotti.
FICO: “20 ANNI FA LO STATO FALLÌ, SONO FERITE CHE BRUCIANO ANCORA”
“Vent’anni fa, per le strade di Genova, lo Stato fallì. Le violenze perpetrate nei confronti di manifestanti che nulla avevano a che fare con i Black Bloc, la mattanza notturna nel complesso della Diaz, l’orrore di Bolzaneto: sono ferite che bruciano ancora. Non è possibile dimenticare, come non è possibile costruire su quei fatti una memoria condivisa. Troppa ferocia, troppo dolore”. Lo scrive su facebook il presidente della Camera, Roberto Fico, osservando che “a distanza di 20 anni ci sono però elementi su cui riflettere. Cosa rimane di quei giorni, cosa rimane dietro quella coltre di fumo. Dopo Genova non sono naufragate le istituzioni democratiche, e non è naufragato quel movimento. Una serie di processi in sede penale sono andati avanti. Ci hanno consentito di ricostruire i fallimenti nelle catene di comando, le responsabilità di quelle torture che per l’ordinamento italiano ancora torture non erano, visto che la legge sarebbe stata approvata anni dopo. Quelle sentenze e ricostruzioni giudiziarie sono a tratti terribili, durissime. Ma rileggerle, per quanto doloroso, ci consente di andare avanti”.
Per Fico “ci fa rendere conto che le democrazie hanno i loro anticorpi, che quando un potere dello Stato fa verità sui comportamenti delle autorità pubbliche questo rafforza la democrazia, e agisce come tessuto riconnettivo. E poi c’è quel vasto movimento che chiedeva un radicale cambiamento delle politiche a livello globale. Non è morto dopo Genova, anzi. Si sarebbe ritrovato con entusiasmo a Firenze un anno dopo, poi avrebbe assorbito le proteste contro la guerra in Iraq del 2003, e ancora, negli anni a venire, le lotte per i beni comuni dalla Val di Susa ai referendum per l’acqua pubblica sono la coda lunga di quel movimento. Così come molte tematiche e riforme, anche di ampiezza globale, che in questi mesi stiamo affrontando nascono anche da lì, da quell’energia e da quei laboratori di idee che erano i social forum”.
Il presidente della Camera conclude: “Nulla si perde, e dunque non è vero che di quelle giornate non sia rimasto nulla. A livello personale non ho mai perso l’entusiasmo di stare dalla parte che ritenevo giusta, né ho perso la fiducia nelle istituzioni democratiche che oggi mi onoro di rappresentare. E da rappresentante dello Stato, a 20 anni esatti da quel 20 luglio, voglio dedicare un pensiero e un abbraccio a Haidi e Giuliano Giuliani. Non dimentichiamo”.
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