ROMA – “Il ruolo dell’Inps durante la fase emergenziale è stato fondamentale per l’attuazione dei provvedimenti emanati dal Legislatore per attenuare gli effetti economici e sociali della pandemia. Gli interventi messi in atto dall’Istituto per emergenza Covid hanno raggiunto oltre 15 milioni di beneficiari pari a circa 20 milioni di individui, per una spesa complessiva pari a 44,5 miliardi di euro“. Così il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nella relazione annuale illustrata alla Camera.
Questi i numeri forniti da Tridico a proposito delle persone che tramite l’Istituto hanno ricevuto misure per emergenza Covid:
– 4 milioni e 300mila lavoratori autonomi, professionisti, stagionali, agricoli, lavoratori del turismo e dello spettacolo;
– 6 milioni e 700mila lavoratori dipendenti beneficiari delle integrazioni salariali, che hanno ricevuto in totale oltre 32,7 milioni di pagamenti di indennità, per una spesa complessiva di 23,8 miliardi di euro;
– 210mila disoccupati che hanno fruito del prolungamento del trattamento di disoccupazione (NASpI);
– 515mila nuclei familiari ai quali è stata assicurata l’estensione dei congedi dal lavoro per favorire la conciliazione dell’attività lavorativa con le esigenze familiari e di cura;
– 850mila nuclei familiari che hanno fruito del bonus baby-sitting;
– 722mila famiglie con gravi difficoltà economiche alle quali è stato erogato il Reddito emergenziale (REm);
– 216mila bonus per lavoratori domestici;
– 1 milione e 800mila nuclei familiari (circa 3,7 milioni di individui) che hanno beneficiato del Reddito di cittadinanza o della Pensione di cittadinanza.
“IL REDDITO DI CITTADINANZA È UN POTENTE STRUMENTO: HA RIDOTTO IL RISCHIO DI TENSIONI SOCIALI”
Il Reddito e la pensione di cittadinanza nel corso della pandemia hanno costituito “un potente strumento di sostegno del reddito nei confronti delle fasce più bisognose della popolazione e, al contempo, ha contribuito a ridurre il rischio di tensioni sociali” ha spiegato Tridico nella relazione annuale illustrata alla Camera.
“IL SALARIO MINIMO COPRIRÀ FINO A QUATTRO MILIONI DI LAVORATORI”
Per combattere la diseguaglianza nella distribuzione delle retribuzioni, che “va ampliandosi in modo preoccupante”, serve “l’introduzione di un salario minimo” ha sottolineato il presidente dell’Inps. “Il salario minimo in una misura compresa tra gli 8 e i 9 euro orari (a seconda di quali componenti vi vengano ricompresi) possa essere immaginato non solo come misura di contrasto alla povertà ma anche e soprattutto come fattore di crescita per altri indicatori di mercato. I lavoratori sotto questa soglia sarebbero compresi tra il 14% e il 26% del totale, ovvero tra i 2 e i 4 milioni circa. E al pari di altre misure può avere impatti anche su variabili che vanno al di là del mercato del lavoro, come la salute e il benessere degli appartenenti alla famiglia del lavoratore, con un effetto positivo sulla stessa spesa sociale. Effetti postivi si riscontrerebbero anche sulla finanza pubblica, con un aumento del gettito di circa 3 miliardi nell’ipotesi di un salario minimo di 9 euro lordi. Specularmente- continua Tridico- il maggior costo per le aziende, a parità di altre condizioni, potrebbe indurre le stesse a fare investimenti capital intensive, con un positivo effetto-traino di maggiore produttività. Al tempo stesso, si potrebbe utilizzare il maggior gettito per defiscalizzare altre aliquote della contribuzione a carico delle aziende, come la Naspi”.
“GRAZIE AL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI SONO STATI SALVATI 330 MILA POSTI”
“I posti di lavoro preservati con il blocco dei licenziamenti nel periodo marzo 2020-febbraio 2021, rispetto alla fisiologia del mercato del lavoro come documentata dai dati statistici disponibili, possono essere valutati in circa 330.000 e per oltre due terzi riconducibili alle piccole imprese (fino a 15 dipendenti)” aggiunge il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.
“OCCUPAZIONE A -2,8%, I DIPENDENTI HANNO PERSO IN MEDIA MILLE EURO”
“Da qualunque prospettiva si analizzi, il 2020 è caratterizzato da una brusca caduta del fabbisogno di lavoro: ad una riduzione dell’occupazione del 2,8% si affianca un calo delle unità di lavoro del 7,1% e delle ore lavorate del 7,7%“. Così il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nella relazione annuale illustrata alla Camera. Inoltre, “se consideriamo le retribuzioni individuali, a seguito della riduzione media delle settimane lavorate la retribuzione media annua dei dipendenti è scesa da 24.140 euro nel 2019 a 23.091 euro nel 2020, un calo del -4,3% corrispondente a una perdita di poco più di 1.000 euro. Ciò accresce la polarizzazione all’interno del lavoro dipendente, qualora si consideri che le retribuzioni medie annue dei dipendenti occupati per tutto l’anno sono cresciute da 32.668 a 36.448 euro (+11,6%)”.
“LA MISURA DI ‘QUOTA 100’ NON HA STIMOLATO L’ASSUNZIONI DI GIOVANI”
“La misura sperimentale e triennale di Quota 100 ha permesso il pensionamento anticipato di 180.000 uomini e 73.000 donne nel primo biennio 2019-20, mentre Opzione Donna ha portato circa 35.000 pensionamenti nello stesso periodo. Dall’analisi del take-up di Quota 100 emerge che la misura è stata utilizzata prevalentemente da uomini, con redditi medio-alti e con una incidenza percentuale maggiore nel settore pubblico” ha chiarito Tridico. “Se ci si limita invece ai dipendenti del settore privato, oltre al genere e al reddito, assume un ruolo chiave anche la salute negli ultimi anni di carriera. Rispetto agli impatti occupazionali attraverso la sostituzione dei pensionati in Quota 100 con lavoratori giovani, un’analisi condotta su dati di impresa non mostra evidenza chiara di uno stimolo a maggiori assunzioni derivante dall’anticipo pensionistico“.
“QUOTA 41 È UNA MISURA COSTOSA, ARRIVEREBBE FINO A 9 MILIARDI A FINE DECENNIO”
“Consentire il pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età è la proposta più costosa” tra quelle analizzate dall’Inps. Questa misura costa “4,3 miliardi di euro nel 2022 e arrivando a 9,2 miliardi a fine decennio, pari allo 0,4% del prodotto interno lordo” ha spiegato il presidente dell’Inps.
Agenzia DiRE www.dire.it