La FISH condanna l’ennesima storia di discriminazione che arriva da una struttura turistica.
Il caso è stato denunciato dalla donna con un lungo post su Facebook, che è stato ripreso poi dalla stampa locale pugliese che si è occupata della vicenda. «Si tratta di una storia particolarmente inquietante e che purtroppo non è isolata, stando anche alle numerose segnalazioni che la FISH riceve».
Dichiara Vincenzo Falabella: «che denota, per giunta, oltre che una mancanza di sensibilità, una carenza della cultura di impresa di questo paese». Infatti, continua: «in sostanza, la mamma ha riferito che la struttura ricettiva le avrebbe comunicato che, poiché la bambina aveva la sindrome, avrebbero avuto di bisogno di più tempo per organizzarsi con il personale e poi che non avrebbero avuto le competenze a riguardo». E poi aggiunge, il presidente della FISH: «questa vicenda è particolarmente inquietante e dimostra che la strada per l’inclusione delle persone con disabilità e delle loro famiglie resta ancora lontana, per questo la lotta all’isolamento, anche dei bambini, sarà uno dei temi che porteremo all’attenzione delle forze politiche durante il prossimo congresso della Federazione».
E tuttavia, intanto, la risposta pubblica della struttura ricettiva si è rivelata una toppa peggiore del buco, perché da un lato è stato confermato da parte della direzione di «aver commesso degli errori e che le spiegazioni non servono a recuperare»; dall’altro, invece, non c’è stato nessun riferimento al comportamento discriminatorio messo in atto. Perché di questo si tratta: dell’ennesima storia di discriminazione nei confronti di una persona con disabilità, per di più una minorenne, che arriva in questo caso da una struttura turistica.