Calcio. Andreoni: servono più dati covid possibili su tifosi Inghilterra-Ucraina. Green pass? No senza seconda dose.
“Quarantena 5 giorni? ne mancano 4, attenzione a proposte risibili”
Roma, – “Non bisogna commettere l’errore di proporre cose che sono sbagliate in partenza, cioè una quarantena di cinque giorni quando ne mancano quattro alla partita che si gioca sabato a Roma tra Inghilterra e Ucraina. Facciamo attenzione a quello che si dice, perché altrimenti si fanno proposte poi risibili poiché irrealizzabili”. Così alla Dire Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive (Simit).
Andreoni aggiunge che “se questo è un bene supremo al quale non si può rinunciare, cioè che comunque ci sono degli impegni tali per cui tutto ciò si deve fare obbligatoriamente, allora bisogna farlo nella maniera più garantista possibile. Gli stadi sono grandi, anche in Italia sono stati aperti in momenti di pandemia ancora attiva con regole molto ferree che prevedevano il distanziamento delle persone. Ora si devono predisporre maggiori controlli e far entrare gli spettatori da posti diversi, anche perché lo stadio consente di distribuire le persone in maniera molto amplificata”.
Secondo il direttore scientifico della Simit, è comunque necessario cercare di avere più dati possibili su chi assisterà all’incontro, da chi ha il Green Pass fino alla richiesta del tampone prima dell’ingresso all’Olimpico o all’esecuzione del tampone antigenico diretto rapido a coloro che non presentano il Green Pass o un tampone effettuato. Andreoni spiega infatti che “se questo è un boccone amaro che dobbiamo ingoiare e se questa partita si deve ormai disputare, e lo dico senza ironia, dobbiamo investire al massimo per non assistere alle scene che abbiamo visto in televisione in questi giorni, con stadi stracolmi di gente che comprensibilmente urla, si abbraccia e si bacia. Tutto questo deve essere ridotto al massimo, altrimenti chiudiamo una falla e apriamo una voragine. Cerchiamo dunque di fare il Massimo dentro casa nostra per poi invece permettere che accadano le cose più sbagliate sotto l’aspetto epidemiologico”, conclude Andreoni.
Vaccino: ‘no’ green pass a chi ha fatto solo prima dose
“Confusione su eterologa e green pass. delta dominerà in Italia”
Personalmente non darei il Green Pass a chi fatto solo la prima dose del vaccino anti covid perchè, oggi, è poco protetto dalla variante Delta che è quella che ci sta preoccupando maggiormente e sulla quale abbiamo anche molti dati che iniziano ad emergere e che dimostrano come con la prima dose, soprattutto di AstraZeneca, siamo coperti non più del 30% e che I vaccini proteggano effettivamente poco”. Lo afferma alla Dire Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma.
Andreoni sottolinea inoltre che “le precedenti vaccinazioni sulle precedenti varianti che circolavano hanno dimostrato che una singola dose di vaccino era poco efficace. Abbiamo infatti riscontrato molti casi di malattia in persone che avevano fatto una sola vaccinazione. Credo sia un errore dare un Green Pass, che è un certificato di immunità, a persone che in un’alta percentuale di casi non hanno un’immunità altamente efficace”.
Il direttore scientifico della Simit ricorda poi che “ci sono 2 milioni e 600.000 italiani ultra sessantenni non vaccinati. Se permettiamo al virus di circolare un po’ troppo perchè diamo più libertà con il Green Pass, non vorrei che qualcuno di questi non vaccinati si infettasse. A quel punto sappiamo che sono persone fragili che potrebbero avere una malattia seria”.
Le vacanze intanto sono alle porte e il Green Pass sta presentando un altro problema. Dopo aver fatto la seconda dose con un vaccino diverso dal primo, alcuni cittadini hanno infatti ricevuto un certificato che non indica l’avvenuto completamento del ciclo vaccinale ma tiene conto solo dell’ultima dose ricevuta. Andreoni afferma che “personalmente in questo momento ho una grande confusione, perchè le regole vengono cambiate abbastanza di continuo. Non posso dunque rispondere su come ci si debba comportare perchè quello che dico in questo momento potrebbe essere smentito dopo pochi minuti. Devo però dire che la vaccinazione eterologa funziona e non c’è motivo di pensare che non debba funzionare. Certamente ha comunque in assoluto meno dati rispetto alla vaccinazione classica”.
Verso chi volesse continuare la vaccinazione così come l’aveva iniziata “non obbligherei ad un cambiamento- spiega- perchè I casi gravi si sono presentati quasi tutti alla prima
vaccinazione, mentre la seconda espone a bassi rischi. Chi però vuole sottoporsi alla vaccinazione eterologa, ovviamente la può fare. Ai fini del riconoscimento del Green Pass, questi dovrebbe essere un passaporto rilasciato dalla nazione che ha vaccinato e che poi dovrebbe essere valido a livello di tutta la Comunità europea. Dunque, iniziare a fare distinzioni tra chi ha fatto l’eterologa e chi no, dare il Green Pass a chi ha fatto una sola dose di vaccino e non ha fatto il richiamo crea ulteriore confusione e in questo momento certamente non ne abbiamo bisogno”.
A creare maggiore confusione c’è poi la variante Delta. Secondo Andreoni “c’è il pericolo che si generino ulteriori varianti, mentre la Delta diventerà la variante dominante in Italia perchè ha già spodestato le altre in Inghilterra e nel nostro paese sta salendo di giorno in giorno in percentuali di presenza rispetto alle altre. E’ solo un conto alla rovescia. Far circolare il virus vuol dire dare la possibilità a nuove variant di emergere. Noi siamo ad un buon punto: va bene la vaccinazione, i vaccini ci stanno permettendo di vincere questa partita ma dobbiamo continuare a mantenere alta l’attenzione”.
Andreoni evidenzia infine un altro pericolo. “In tutta questa confusione le persone non si vaccinano più perchè non hanno un’idea chiara di cosa debbano fare. Questo, tra tutti i mali, sicuramente il peggiore, sia per il singolo individuo che per la comunità. Mi appello ai ragazzi- dichiara- perchè nel mio ospedale ho visto morire anche pazienti di età inferiore ai 30 anni senza grandi comorbosità. Il giovane porta la malattia dentro casa e se è presente una persona fragile che non si è ancora vaccinata questo sarà certamente un problema” conclude.
Agenzia DIRE www.dire.it