LAVORO. LEGACOOP: SBLOCCO LICENZIAMENTI NON DOVREBBE PORTARE CRITICITÀ.
Il report sottolinea, inoltre, che il primo trimestre 2021 evidenzia segni di recupero dell’occupazione, facendo registrare un’inversione di tendenza rispetto ai mesi precedenti, con un incremento nei lavoratori dipendenti a termine che può essere letto come un segnale di attesa, da parte delle imprese, e di una ripresa della domanda. In dettaglio, In dettaglio, in aprile 2021 i lavoratori dipendenti aumentano di 139mila unità rispetto a gennaio, come saldo di un incremento di 183mila unità di dipendenti con contratto a tempo determinato ed un decremento di 44mila permanenti. “Dopo la fase di pronto intervento nell’emergenza, ora inizia quella di gestione della ripresa”, afferma Mauro Lusetti, presidente di Legacoop, “la prima richiedeva coraggio e tempestività, quest’ultima richiede buon senso e strumenti di precisione. Il mercato del lavoro è la prima prova: numeri sul tavolo, freddezza e niente preconcetti. A noi pare che così come gli impatti della crisi sono stati fortemente asimmetrici, così questa fase vada affrontata differenziando le misure per settore: accelerando dove la situazione lo consente, rallentando nei comparti più colpiti, dove le conseguenze sociali della crisi rischiano di sommarsi a inevitabili ristrutturazioni. Ora, però, abbiamo una sfida aggiuntiva, un’occasione storica: affrontare l’inevitabile sblocco dei licenziamenti non solamente con i tradizionali strumenti del confronto sociale, ma pure investendo finalmente in formazione e politiche attive del lavoro. Limitiamo gli impatti, ma scommettiamo insieme sulla modernizzazione del paese”.
La prospettiva che si delinea è, insomma, quella di “un’attività economica che si avvia verso la normalità”, prosegue la nota. Per quanto riguarda l’industria, in aprile la produzione industriale è tornata a superare i livelli pre-crisi, gli indicatori di fiducia e congiunturali segnalano la prosecuzione di un ciclo di ripresa. Una tendenza simile, pur in assenza di indicatori congiunturali specifici, è da attendersi anche per molti comparti dei servizi (finanza e assicurazioni, immobiliare, grande distribuzione, trasporti). Nelle costruzioni, già da mesi la produzione ha recuperato i livelli pre-crisi (+ 10% a marzo) e tutti gli indicatori sono orientati positivamente; il superbonus 110% e gli investimenti previsti nel PNRR sostengono le prospettive del settore su una tendenza espansiva di un’intensità quale non si osservava da oltre un decennio. Per i servizi e le attività più colpite dalle restrizioni, l’estate dovrebbe consentire un ritorno verso la “normalità”. Rimane il quesito sui danni permanenti: quanti lavoratori che hanno perso l’occupazione potranno ritrovarla? quante imprese non riusciranno a risollevarsi? Interrogativi accanto ai quali si profila il rischio di ulteriori licenziamenti, nonostante la ripresa, per le attività più duramente colpite dalla crisi, in particolare l’HoReCa, l’intrattenimento e i servizi alle imprese. Per questi settori pesano indicatori sfavorevoli come l’elevata presenza di imprese di piccolissime dimensioni (oltre il 70% dei licenziamenti avviene proprio in quella tipologia) e di lavoro dipendente, e cadute di valore aggiunto nel 2020 che oscillano tra il 20 e il 40% rispetto al 2019.
Agenzia DiRE www.dire.it