Gli impegni del G7 per la ripartenza: vaccini, aiuti economici, tasse e clima.
Si sono conclusi domenica pomeriggio i lavori del summit G7 sotto presidenza britannica a Carbis Bay, in Cornovaglia. Un appuntamento chiave per mettere alla prova la credibilità di un foro internazionale che negli ultimi anni ha faticato a produrre decisioni concrete e che l’anno scorso, sotto la guida statunitense dell’allora presidente Donald Trump, non aveva avuto luogo a causa della pandemia da Covid-19.
Il summit in Cornovaglia è stato il primo importante appuntamento internazionale in epoca post-Brexit per il Regno Unito guidato dal conservatore Boris Johnson, il primo vertice multilaterale per il presidente americano Joe Biden – atteso ora a Bruxelles per il summit Nato in programma domani e per il summit Ue-Usa di martedì -, l’ultimo della cancelliera tedesca Angela Merkel, a pochi mesi dalla fine del suo mandato, e il primo del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. L’ambizione dei leader era di definire un’agenda comune dei Paesi occidentali più industrializzati per la ricostruzione economica post-pandemica alla luce di un ritrovato protagonismo statunitense, testimoniato dalla decisione simbolica del titolo del summit, “Build back better”, lo stesso nome scelto nei mesi scorsi da Biden per il suo piano di rilancio economico negli Stati Uniti.
L’agenda del G7 per un’azione globale si è concentrata su quattro priorità: vaccini e ricerca scientifica; ripresa economica e sistema fiscale internazionale; investimenti infrastrutturali sostenibili, in particolare nei Paesi in via di sviluppo; contrasto ai cambiamenti climatici. Innanzitutto, sull’emergenza sanitaria globale i leader del G7 hanno riconosciuto che per mettere fine alla pandemia da Covid-19 sarà necessario vaccinare nel 2022 almeno il 60 per cento della popolazione mondiale e hanno assunto l’impegno a distribuire un miliardo di dosi di vaccini ai Paesi più poveri nel corso del prossimo anno, per quasi la metà da veicolare attraverso Covax, il pilastro operativo di Act-A (Access to Covid-19 Tools), iniziativa sviluppata sotto l’egida dell’Organizzazione mondiale della sanità con l’obiettivo di assicurare la produzione, la distribuzione e l’accesso ai vaccini per il Covid-19 in ogni Paese del mondo, a partire dai più fragili.
Allo stesso tempo i leader del G7 hanno espresso sostegno per gli impegni assunti in occasione del Global Health Summit di maggio a Roma e della ministeriale Salute del G7 rispetto a una risposta di lungo termine della comunità internazionale contro le minacce alla salute globale. Pur senza assumere nuovi impegni concreti, sono stati indicati gli obiettivi generali di aumentare e coordinare la capacità produttiva di vaccini in tutti i continenti, di migliorare i sistemi di allerta precoce rispetto a future pandemie, di sostenere la ricerca scientifica per abbreviare il ciclo per lo sviluppo di vaccini sicuri ed efficaci, riducendo la tempistica media per test e sperimentazioni da 300 a 100 giorni.
Sul fronte economico, il summit in Cornovaglia ha confermato il sostegno alla decisione assunta il 5 giugno dai ministri delle Finanze G7 su un’ipotesi di tassazione minima globale pari almeno al 15% sulle grandi società. Spetterà ora alla riunione dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali del G20, in programma il 9 e 10 luglio a Venezia sotto presidenza italiana, tentare di raggiungere un accordo conclusivo su scala globale. Il terzo pilastro dell’agenda G7 era quello dedicato al rilancio economico attraverso nuovi investimenti di lungo termine in piani infrastrutturali ispirati alla qualità e alla sostenibilità. In particolare, le istituzioni finanziarie per lo sviluppo dei Paesi G7 (tra cui la britannica Cdc, la francese Proparco, la tedesca Deg e l’italiana Cdp), in collaborazione con Banca Mondiale, Bei, Bers e la Banca africana per lo sviluppo, hanno annunciato un piano coordinato di investimenti pari a 75 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per sostenere la ripresa e la crescita economica sostenibile in Africa.
Infine, anche in vista della Conferenza delle parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Cop26) di inizio novembre a Glasgow, organizzata dal Regno Unito in co-partenariato con l’Italia, i leader del G7 hanno ribadito il loro comune impegno a sostegno della transizione ecologica e della riduzione delle emissioni di gas serra, da dimezzare entro il 2030, limitando l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi, e perseguendo il traguardo dell’impatto climatico zero entro il 2050.